Domenica sera, 3 settembre, alla Festa di Fornaci Rosse (che prosegue anche oggi, 5 settembre, con un giorno in più) allo spazio Kobane Roberta Paolini, giornalista de la Repubblica, ha moderato il dibattito su "La finanza dopo il crack delle Popolari" con Massimo Mucchetti, deputato PD e presidente della commissione Industria al Senato, Enrico Cappelletti, capogruppo dei senatori del Movimento 5 Stelle, ed Enrico Zanetti, già sottosegretario del governo di centrosinistra e segretario del partito di Scelta Civica. Eccone una sintesi a flah della cronaca, senza valutazioni che lasciamo ai lettori.
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"Ho presentato un'interrogazione al Ministero dell'Economia e delle Finanze sulla situazione del riciclaggio di denaro in Veneto, Emilia Romagna e Lombardia dal momento in cui il numero delle segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio segnalate alla Banca d'Italia è in costante crescita soprattutto nel Nord Italia" afferma il deputato veneto Federico D'Incà . "Non si può prescindere da queste operazioni dato che costituiscono un buon 'termometro' dell'entità reale del riciclaggio che è indice a sua volta della presenza radicata della criminalità finanziaria, cioè diquella organizzata" continua l'esponente del M5S.
L'Ufficio studi della CGIA di Mestre ne ha individuate un centinaio, un elenco, quello delle tasse pagate dagli italiani, composto da addizionali, accise, imposte, sovraimposte, tributi, ritenute, ecc.. A un sistema tributario molto frammentato, che continua a tartassare cittadini e imprese, si accompagna un gettito estremamente concentrato in poche voci: le prime 10 imposte, infatti, valgono 421,1 miliardi di euro e garantiscono l'85,3 per cento del gettito tributario complessivo che nel 2015 (ultimo dato disponibile) si è attestato a 493,5 miliardi di euro.
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Nel proporvi l'articolo a firma di Manola Piras su Formiche.net, uno dei più seguiti media online di "Analisi, commenti e scenari", con l'intervista a Francesco Boccia, deputato dem e presidente della commissione Bilancio della Camera, facciamo una considerazione in premessa. Se la sua posizione a supporto della diversa e ben migliore "qualità " della Banca Popolare di Bari, messa sotto inchiesta in questi giorni, in confronto con lo sfacelo della BPVi, lui dice, non si dimostrerà basata su considerazioni tecniche e documentate da economista con un curriculum di rispetto quale quello vantato dal consorte di Nunzia Di Gerolamo, la discesa in campo del parlamentare pugliese potrebbe essere "imprudente" come quella di molti dei politici veneti, da Luca Zaia ad Achille Variati in difesa delle banche venete.
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Luigi Einaudi, Guido Carli, Paolo Baffi si rivoltano nella tomba vedendo cosa accade in Banca d'Italia e come si comportano gli ultimi loro successori sulla poltrona di Palazzo Koch. Che le inchieste del nostro Istituto Centrale su banche importanti, tra le quali quelle venete, si siano bloccate per gli "ostacoli alla vigilanza" frapposti da alcuni amministratori e dirigenti è veramente incredibile. In altri tempi, in presenza di comportamenti non collaborativi di amministratori e dirigenti bancari in occasione di ispezioni, la Banca d'Italia non ci avrebbe pensato un minuto a "licenziare" i colpevoli. E ciò esercitando i suoi poteri statutari ma anche la propria assoluta autorevolezza e competenza.
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Dopo la rivelazione dell'esposto presentato, tramile il suo legale Michele Gentiloni Silveri, cugino del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, dal banchiere Pietro D'Aguì, fondatore e amministratore delegato fino al 2013 di Banca Intermobiliare (Bim), ancora oggi controllata da Veneto Banca in LCA dopo molti tentativi di cessione bloccati per vari motivi nel passato, Giorgio Meletti prosegue oggi su Il Fatto Quotidiano nel suo "racconto" delle indagini in corso, "finalmente!" diremmo e non da soli, da parte della Procura di Roma su Banca d'Italia, guidata dal governatore Ignazio Visco e dal capo della vigilanza Carmelo Barbagallo, storici sponsor di Banca Popolare di Vicenza e Gianni Zonin e mai troppo amici di Veneto Banca di Vincenzo Consoli, lo si legge sempre più spesso e non solo qui da noi, con gli effetti che conosciamo.
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"Il primo semestre del 2017 si chiude con tutti gli indicatori in crescita, a conferma dell'efficienza commerciale e del rafforzamento dei principali indicatori di copertura dei prestiti". A riferirlo è il Direttore Generale di Banca San Giorgio Quinto Valle Agno, Leopoldo Pilati, che esprime "ampia soddisfazione per i dati ottenuti. Il risultato economico al 30 giugno è pari a 1,37 milioni di euro, al netto delle imposte: un dato ampiamente superiore alle previsioni di fine 2016". Il montante totale intermediato da Banca San Giorgio Quinto Valle Agno - raccolta complessiva e impieghi - a metà anno sfiora i 2,65 miliardi di euro (+ 0,87% rispetto al dato 2016), con impieghi per cassa pari a 1.035 milioni di euro e raccolta totale pari a 1.536 milioni di euro (+ 2,09%).
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