Su Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca ma non solo comincia a vacillare l'infallibilità di Banca d'Italia: la sua risposta da... Trequattrini a Malagutti che replica a modino
Domenica 4 Dicembre 2016 alle 13:25 | 0 commenti
				
		C'è un fronte, quello delle cosiddette autorità di Vigilanza, in primis Banca d'Italia e Consob, che sta cambiando e che potrebbe indebolire la granitica entità che sembra vivere sempre senza colpe, senza alcun controllore che possa in qualche modo giudicare se c'è correttezza nell'operato (o deviazione....) delle nostre banche. Se è certo che mancanze, e che mancanze!, ci sono state da parte della Banca Popolare di Vicenza e, forse meno anche se da tempo è più "colpita" da una almeno apparentemente maggiore attenzione proprio di quelle autorità , di Veneto Banca, arrivano le prime sentenze che chiamano alle loro corresponsabilità , anche "solide", proprio Bankitalia e Consob come abbiamo scritto sotto il titolo "Prime sentenze contro Bankitalia e Consob per mancato controllo: per i soci BPVi e Veneto Banca si prospettano "patrimoni" ben più consistenti da cui attingere i ristori".
Una cosa, come sempre, è l'istituzione, altre cosa sono, talvolta, gli  uomini che la costituiscono. Sono uomini e quindi con il dono, come  tutti, dell'errare (errare è umano!) e non dell'infallibilità. Ma quel  talvolta ora sempre diventare uno "spesso", tanto più nelle  dichiarazioni di molti di quegli "uomini", da sempre, non c'è mai  ammissione di colpa. È incredibile, e allo stesso tempo non credibile!!
Leggiamo,  a tal proposito, cosa risponde Banca d'Italia tramite il suo  responsabile della comunicazione Gian Luca Trequattrini (nomen, omen?)  su l'Espresso n. 48 del 13 novembre ad alcune osservazioni del collega  Vittorio Malagutti sul comportamento dell'Istituto centrale nei  confronti della Popolare di Bari e di quella ormai ex di Vicenza   apparse sul n. 44 del settimanale e che noi avevamo riportato col titolo "Risparmio tradito a Bari come a Vicenza: carte segrete che accusano Bankitalia e strani incroci con la BPVi per il gruppo dei Fusillo". 
Leggiamo la risposta di Trequatrini e la contro replica di Malagutti e cominciamo a rifletterci come pare stia facendo anche l'Adusbef in alcune sue decisioni.
Lettera di Banca d'Italia e firma di Gian Luca Trequattrini
L'articolo di  Vittorio Malagutti "Banche, il giallo di Bari. Le carte segrete che  accusano Bankitalia" (l'Espresso n. 44) riporta correttamente l'esito  "parzialmente sfavorevole" dell'ispezione che mandammo nel 2013 presso  la Banca Popolare di Bari. Le carte erano "segrete" per ubbidienza alla  volontà del Parlamento, che assoggetta tutte le nostre ispezioni al  segreto d'ufficio. Dopo quell'ispezione seguimmo da presso la Banca, per  essere sicuri che le debolezze rilevate venissero eliminate, il che  avvenne. Nel novembre di quello stesso anno la Banca d'Italia approvò  l'integrazione della banca abruzzese Tercas nel gruppo Popolare di Bari,  autorizzando anche l'intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei  Depositi a sostegno dell'operazione. Un "salvataggio" nell'interesse dei  depositanti di Tercas e del rilancio del gruppo abruzzese; ma anche  nell'interesse della Popolare. In che senso le carte sull'ispezione del  2013 "accusano" la Banca d'Italia? Perché sapevamo di difficoltà della  Popolare di Bari ma non le abbiamo comunicate ai soci? Anzitutto quel  giudizio ispettivo, non seguito da proposte sanzionatorie come accade  per i giudizi più pesanti, era nella media. I problemi non erano  insormontabili e infatti sono stati sormontati. La legge ci vieta di  informare l'assemblea dei soci dell'esito di una ispezione e ci impone  di limitare l'informazione al Consiglio di Amministrazione e al Collegio  Sindacale. È ancora la legge ad affidare all'assemblea dei soci il  compito di fissare il prezzo delle azioni di un'azienda non quotata. La  Banca d'Italia continua comunque a seguire con attenzione la situazione  del gruppo pugliese.
Gian Luca Trequattrini Banca d'Italia
Risponde Vittorio Malagutti
Banca d'Italia commenta un'affermazione che l'Espresso non ha fatto. Cioè che le carte dell'ispezione del 2013 alla Popolare di Bari fossero segrete per volontà della Vigilanza. Nella lettera si legge poi che "i problemi (della Popolare di Bari, ndr) non erano insormontabili e infatti sono stati sormontati". Quindi, secondo Banca d'Italia, il bilancio 2015 della Popolare di Bari chiuso con 475 milioni di perdite lorde, con le azioni svalutate del 20 per cento e di fatto diventate invendibili, sarebbero segnali che le difficoltà dell'istituto pugliese sono ormai superate. Temo che i 70 mila azionisti di Popolare di Bari non siano dello stesso avviso. Infine, nella primavera del 2014, Banca d'Italia autorizzò l'Opa di Popolare Vicenza su Banca Etruria. L'acquisizione non venne poi completata solo per la strenua opposizione (di campanile) dei toscani. Ebbene, meno di un anno dopo, Vicenza chiuse un bilancio con 750 milioni di perdite, per poi scampare al crack solo grazie all'intervento del Fondo Atlante. Banca Etruria invece è stata salvata per decreto dal governo, a spese (in buona parte) di azionisti e obbligazionisti. Nell'interesse di chi, nel 2014, Banca d'Italia autorizzò quell'operazione? O la Vigilanza riteneva che i problemi di Popolare Vicenza e Banca Etruria fossero "sormontabili"? I fatti hanno dimostrato il contrario.
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