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Ludopatia, Il Fatto: il nuovo business di cooperative e associazioni di pseudo volontariato

Di Redazione VicenzaPiù Mercoledi 18 Ottobre 2017 alle 10:25 | non commentabile

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Per combattere la ludopatia, cioè la dipendenza dal gioco d'azzardo, lo Stato ha stanziato 100 milioni di euro. Cinquanta con la legge di Stabilità 2016, altri 50 con quella 2017, soldi che le Regioni stanno spendendo. Sono tanti? Sono pochi? Nessuno lo sa perché nonostante nei talk show e sui giornali l'argomento tenga banco da anni, indicato come una delle peggiori piaghe del Paese, non esiste un'indagine nazionale attendibile che indichi quante sono le persone coinvolte. Quanti sono gli uomini, donne e ragazzi che nei bar non sanno schiodarsi dalle macchinette mangiasoldi, quelli ricurvi sulle Vlt (Videolottery).

E poi quelli che buttano tempo e denaro con i casinò online o i tornei di poker sul computer di casa, quelli che scommettono su calcio e cavalli, quelli che svernano nei Bingo o acquistano in modo compulsivo Gratta e Vinci e Superenalotto.

Si va a stima e le cifre che circolano non sono concordi: ballano in continuazione rimbalzando da un convegno all'altro. C'è chi sostiene che i ludopatici siano poche migliaia, i circa 13 mila curati nei Serd, i Servizi per le dipendenze patologiche che hanno preso il posto dei vecchi Sert, Servizi per le tossicodipendenze. Chi la pensa così ritiene che il fenomeno sia largamente sopravvalutato, una bolla gonfiata dalla lobby anti-gioco. Al contrario, c'è chi stima che la ludopatia sia un flagello di massa. Maurizio Fiasco, per esempio, uno dei primi studiosi del fenomeno in Italia, non fornisce una cifra precisa, ma sostiene che "i ludopati siano almeno mezzo milione e forse anche più del doppio". Senza contare i familiari che della ludopatia subiscono le conseguenze: l'impoverimento, il flagello dell'usura, la paura del futuro. In base a queste stime, Fiasco ritiene che i soldi finora impegnati siano assolutamente insufficienti.

Nonostante siano passati 2 anni dal primo stanziamento statale e siano corsi fiumi di parole e retorica, al momento solo 9 Regioni hanno approvato piani di intervento specifici per un totale di 41,3 milioni, come emerge da una ricerca dettagliata sui finanziamenti per la ludopatia commissionata da Sagi-Sindacato delle aziende dei giochi ed effettuata dall'agenzia di stampa specializzata Agipro. Si è mosso il Lazio che ha approvato un regolamento del valore di 14,4 milioni (fondi statali, più regionali), poi Abruzzo (2,2), Veneto (5,3), Lombardia (2), Calabria (1,5), Puglia (4,4), Friuli Venezia Giulia (1,6), Toscana (3,1), Piemonte (6,8). Mancano all'appello 11 Regioni, comprese alcune grandi come la Campania, l'Emilia e la Sicilia.

Anche questi piani regionali si basano su supposizioni e non su dati certi ricavabili da un'indagine epidemiologica vera sui ludopatici. Con un finanziamento di 1,2 milioni di euro e su incarico dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ora ci sta provando l'Istituto superiore di sanità-Iss ad avviare questa indagine per dare contorni meno fumosi al fenomeno. Proprio in questi giorni l'Iss sta inviando ad alcune scuole questionari per gli studenti tra i 13 e i 17 anni specificando che attende le risposte entro la fine di marzo. Un'altra indagine parallela è dedicata ai maggiorenni, ma bene che vada i primi risultati completi saranno disponibili a maggio-giugno del 2018.

 I fondi anti ludopatia e il giro d’affari dei giochiNel frattempo i soldi corrono e si moltiplicano le cooperative, le associazioni e le organizzazioni che si accreditano con le strutture pubbliche per ottenere la convenzione per combattere la ludopatia. Sta sbocciando un nuovo e promettente filone che si sovrappone e in qualche caso cannibalizza quello ormai in declino che fiorì anni fa per il recupero di alcolisti e tossicodipendenti che pure non sono spariti. C'è chi dice sia un altro business. Perfino tra gli esponenti delle associazioni contro il gioco d'azzardo c'è chi comincia a temere che si stia preparando l'ennesimo assalto alla diligenza dei fondi pubblici. Marco Dotti del movimento No Slot avverte che in agguato ci sono i "professionisti dell'antiludopatia". Spiega: "C'è un apparato specializzato, le solite coop e associazioni che campano sulle cosiddette emergenze, le stragi del sabato sera, l'ecstasy, ora le ludopatie. Senza dati certi c'è il rischio che i soldi si perdano per strada, magari in eleganti brochure da esibire nei convegni o in volantini da distribuire agli studenti. Azioni anche meritevoli, ma che non risolvono la condizione terribile dei ludopati veri".

I campanelli d'allarme non mancano. C'è chi arriva perfino a dubitare del valore di esperimenti accreditati come esempi, tipo l'associazione Giovanni XXIII di Reggio Emilia di cui sottovoce nell'ambiente si comincia a dire che nessuno conosce ancora i risultati. In Lombardia la gestione dei soldi per la lotta alle ludopatie è finita in mano a Viviana Beccalossi, ex parlamentare del Popolo della libertà che dopo essere passata a Fratelli d'Italia ora è assessore all'Urbanistica e quindi non avrebbe niente a che spartire con le ludopatie. Beccalossi è la coordinatrice di un'Unità organizzativa che dal 7 marzo ha cominciato a distribuire i primi 2 milioni di euro dei 16 e mezzo che spettano alla Regione in base ai fondi nazionali (2016-2017). Tre giorni dopo la stessa Regione ha pubblicato un bando "per il contrasto al gioco d'azzardo patologico" diretto a parrocchie, coop, sindacati, fondazioni con lo scopo di individuare dove si trovano le macchinette mangiasoldi. La Lombardia quindi paga per un'indagine per cui basterebbe una telefonata alla sede dei Monopoli, piazza Mastai, Roma, dove quei dati ci sono già e sono pubblici. Quanto pagherà? C'è un precedente a proposito: 4 anni fa un'inchiesta del genere fu condotta a Pavia, spesa 44 mila euro.






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