Intesa ha retrocesso il 23 ottobre scorso a quel che resta della popolare vicentina (ossia alla procedura di liquidazione) crediti che Bankitalia si guarda bene dal quantificare nella sua nota di ufficializzazione, solo, odierna che pubblichiamo di seguito* e qui linkiamo. Chissà come mai... Intanto in forza del contratto "capestro" e notturno del 26 giugno 2017, parallelo e contemporaneo al dl 99 del 25 giugno, oltre a pagare la Banca Popolare di Vicenza la bellezza di... 50 centesimi di euro la banca di Carlo Messina (nella foto con Ignazio Visco, governatore di Bankitalia) ha beneficiato di una erogazione da parte dello Stato di 4 miliardi 785 milioni di euro a fondo perduto oltre ad altre provvidenze e condizioni contrattuali.
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Dopo anni dall'impossibilità di monetizzare le proprie azioni, da domani al senato si entra nel merito della formulazione reale e tuttora ignota dell'articolo 38 del capo III della Legge di Bilancio (nella nostra foto esclusiva l'ultima riunione al Mef con Villarosa e un saluto di Salvini) scritto per il ristoro delle vittime di Banca Popolare di Vicenza, di Veneto Banca, delle quattro banche risolte e di chi altro vi fosse ricompreso. Questo avviene dopo l'approvazione il 27 dicembre 2017 da parte di tutti i parlamentari della legge 205, dopo la mancata unione totale delle associazioni che avevano contribuito ad idearla e l'avevano spinta non limitandosi a protestare e dopo il conseguente spazio di contestazione lasciato al Coordinamento Banche di don Enrico Torta e a Noi che credevamo nella BPVi.Â
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Uno dei problemi, magari marginali rispetto al quantum del perduto, è il costo, che ad oggi è non recuperabile e, quindi, è diventato una perdita ulteriore, sostenuto dai soci poi azzerati di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca per l'affrancamento che hanno effettuato per evitare il rischio di dover pagare tasse maggiori per eventuali rivalutazioni delle quote da loro possedute, quote che, invece, si sono poi completamente azzerate. Ne parliamo con un socio, Luca Canale, sempre attivo per le tante altre vittime come lui.
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Durante l'era comunale a gestione monocratica di Achille Variati, attorniato da un gruppo di assessori e consiglieri comunali per la gran parte acefali e/o inermi (non ce ne vogliano ma, se avessero avuto cervello e/o carattere, meriterebbero ora un attributo ben peggiore), Vicenza ha subito una serie notevole di danni: per colpe indirette di complice miopia, uno su tutti è stato quello della Banca Popolare di Vicenza, mentre per scelte dirette l'esempio più chiaro è quello della "cessione" della Fiera di Vicenza (nella foto Variati, Marzotto e Cavalieri nel consiglio comunale che brindò alla cessione di fatto della Fiera di Vicenza a Ieg, ndr).
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Nel condividere appieno l'indignazione del direttore di VicenzaPiu.com nei confronti di chi ritiene di farsi bello nel chiedere l'impossibile per il fondo di ristoro delle vittime delle banche laddove il rischio non indifferente è che tutto salti, mi limito a due considerazioni. Innanzitutto, il limitare l'accesso al Fondo di ristoro ai soli azionisti delle banche venete in LCA, la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, e delle quattro banche in risoluzione, Banca dell'Etruria e del Lazio, CariChieti, Banca delle Marche e CaRiFe, è giustificabile solo in quanto le vittime del misselling di tali istituti non avrebbero alcun soggetto capiente nei cui confronti fare valere i propri diritti.
"Se la Banca Popolare di Vicenza negli ultimi venti anni - scrivevamo il 22 aprile 2016 - è stata sempre più frequentemente chiamata come la Banca di Gianni Zonin, lo abbiamo fatto spesso anche noi, giornalisticamente e come denuncia, ma il Prospetto informativo sull'offerta pubblica per l'aumento di capitale iniziato il 21 aprile fa apparire quella denominazione come la più appropriata visto che, lo sottolinea anche VeneziePost, "negli ultimi tre anni il cda della vicentina e il responsabile divisione crediti ha avallato operazioni con parti correlate per capitali ingenti. La maggior parte però hanno un unico destinatario, l'ex dominus della banca. Per il solo Zonin, la sua casa vinicola, le sue tenute in tutto sono 178 milioni di euro di finanziamenti concessi dal 2013 al 2015".Continua a leggere
La notizia dello slittamento della quotazione in borsa di Ieg, la società fieristica riminese in cui è confluita la Fiera di Vicenza e che per il 19% è posseduta da Vicenza Holding spa (suddivisa in tre "parti" uguali tra Comune, Provincia e Camera di Commercio di Vicenza) non ha sorpreso più di tanto gli analisti di settore ma anche chi legge un po' dentro i numeri delle due fiere, oltre a quella di Vicenza ovviamente RiminiFiera, dalla cui fusione, con asset positivi e negativi, è nato il gruppo. Certi dati, a partire dagli indebitamenti con la ex Banca Popolare di Vicenza delle due fiere, li abbiamo esplicitati anche noi in passato ma, per non apparire sempre come "i cattivi", vi proponiamo ora un articolo comparso su Rimini2.0 in cui il dr. Mario Ferri mette a confronto i conti delle fiere di Rimini/Vicenza con quelli di Milano e Bologna...
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