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Alle Fornaci Rosse di Vicenza di scena il flash back dei flop di BPVi e Veneto Banca: parlano Mucchetti, Zanetti e Cappelletti

Di Pietro Cotròn Martedi 5 Settembre 2017 alle 00:38 | 0 commenti

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Domenica sera, 3 settembre, alla Festa di Fornaci Rosse (che prosegue anche oggi, 5 settembre, con un giorno in più) allo spazio Kobane Roberta Paolini, giornalista de la Repubblica, ha moderato il dibattito su "La finanza dopo il crack delle Popolari" con Massimo Mucchetti, deputato PD e presidente della commissione Industria al Senato, Enrico Cappelletti, capogruppo dei senatori del Movimento 5 Stelle, ed Enrico Zanetti, già sottosegretario del governo di centrosinistra e segretario del partito di Scelta Civica. Eccone una sintesi a flah della cronaca, senza valutazioni che lasciamo ai lettori.

Mucchetti: "oltre a un grave deficit di controllo principalmente di Banca d'Italia e Consob c'è stata grave sottovalutazione della società vicentina e veneta che non ha vigilato su quanto accadeva nelle due banche, la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. L'intera classe dirigente del Veneto ha grosse responsabilità per quanto accaduto. Ci sono stati anche errori del governo, che pensava di poter risolvere tutto con la trasformazione in Spa delle grandi popolari. La ricapitalizzazione precauzionale andava perseguita prima e coinvolgendo nel finanziamento l'intero sistema banche. Ho votato a quel punto a giugno per il decreto salvabanche, non votarlo significava far cadere il governo con tutte le gravi conseguenze immaginabili per il nostro Paese. Nutro scetticismo sulla commissione d'inchiesta per esperienza e conoscenza di come vanno queste cose in Italia e avendo per 38 anni esperienza dei fatti  finanziari".
Zanetti: "io ho votato no al decreto salvabanche del governo e mi sono pure dimesso dall'incarico per divergenze col ministro dell'economia... È stato fatto un regalo inaudito a Banca Intesa Sanpaolo..."
Cappelletti, infine, ha messo nel mirino "l'intero sistema politico finanziario partendo da Monte Paschi di Siena e il coinvolgimento dei gruppi di potere di Siena controllati dalla Fondazione e facenti capo al PD. Non ho certo votato il decreto..."-.


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