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Appalti, convegno a Vicenza su contratti ed esternalizzazione: "aspetti critici e riflessioni per la legalità"

Di Note ufficiali Martedi 30 Ottobre 2018 alle 22:16 | 0 commenti

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“Sempre più spesso si registra l’avvio di contratti di appalto non genuini, che vengono talvolta proposti alle aziende in modo ingannevole, che in realtà nascondono una mera fornitura di manodopera. Questo può generare aspetti molto critici sia in materia di lavoro, sia di legalità. Per questo, d’intesa con gli enti principalmente coinvolti nella vigilanza, ovverosia Ispettorato Territoriale del Lavoro e Inps, abbiamo stilato un vero e proprio prospetto di sintesi, grazie al quale le aziende potranno facilmente individuare se ricorrere ad un contratto d’appalto o incrementare temporaneamente il proprio organico, tramite un regolare contratto di somministrazione”. 

Così Franco Bastianello - in un comunicato stampa - presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro di Vicenza, ha sintetizzato il motivo del convegno organizzato unitamente all’Ancl, che si è svolto al Viest Hotel, nel corso del quale sono stati affrontati i delicati temi del contratto d’appalto e dell’esternalizzazione della produzione e della manodopera.

 

Dopo l’introduzione da parte dello stesso Bastianello, del Capo Ispettorato territoriale del lavoro di Vicenza, Francesco Bortolan e del direttore della sede Inps di Vicenza, Giovanni Martignoni, si è entrati nel vivo dei lavori con gli interventi di Simone Baghin, Loretta Nico, Nicola Porelli, Gianmauro Zannini e Francesco Geria.

Si è voluto fare subito chiarezza tra contratto di somministrazione e contratto di appalto. Con il primo, è stato detto, un’agenzia autorizzata dal ministero del lavoro fornisce uno o più lavoratori all’azienda che li inserisce nel proprio ciclo produttivo, anche assieme ai propri dipendenti; con il contratto di appalto, invece, un imprenditore affida ad un soggetto terzo, esecutore o appaltatore, una fase del proprio ciclo produttivo che lo esegue in modo autonomo, con autonomia di organizzazione e di mezzi e assumendosi il rischio di impresa. Tale contratto deve avere precisi requisiti e prevede determinati adempimenti a carico delle parti contraenti a pena di nullità.

“Pur trattandosi di una materia molto delicata - ha concluso Bastianello - le aziende stipulano autonomamente dei contratti di appalto che troppo spesso non hanno i requisiti della genuinità e sono di fatto una vera e propria fornitura di manodopera. Tenuto conto che il decreto dignità limita fortemente il ricorso ai contratti a termine e alla somministrazione, andrà posta ancora maggiore attenzione dato che si potrebbe assistere ad una recrudescenza del ricorso al contratto di appalto illecito. Da questo punto di vista, il datore di lavoro dovrebbe considerare, prima di tutto, che l’offerta di manodopera ad un costo inferiore a quello sostenuto per il proprio personale dipendente, a parità di condizioni, nasconde certamente situazioni che presentano profili di irregolarità. Va ricordato, soprattutto, che nel contratto di appalto il committente è solidalmente responsabile con l’esecutore dell’appalto per le retribuzioni, il TFR, i contributi, i premi assicurativi eventualmente non pagati dall’appaltatore”.

Proprio per agevolare gli imprenditori in questa scelta, è stata diffusa oggi una sintesi del confronto tra le due tipologie di contratto, mettendo in evidenza, tuttavia, che prima di firmare è sempre bene rivolgersi ad un professionista del settore. 

Leggi tutti gli articoli su: appalti, consulenti del lavoro, Franco Bastianello

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