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Banche in pressing per la riforma del bail-in, Il Sole: a rischio anche i bond senior

Di Rassegna Stampa Domenica 7 Maggio 2017 alle 21:36 | 0 commenti

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L'introduzione delle regole di risoluzione per la gestione delle crisi bancarie, con la direttiva Brrd sul bail in, ha posto nuovi oneri a carico delle Autorità che vigilano sulla trasparenza, sia nazionali che europee come l'Esma, senza che esse siano state coinvolte nel processo di formazione di tali norme. E senza che siano consultate nemmeno ora che si è aperta, a livello comunitario, una fase di revisione di quella direttiva. C'è da aspettarsi che il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, torni ad alzare il livello di attenzione sulle implicazioni del bail in per il risparmiatore nel suo discorso annuale al mercato finanziario domani a Milano.

La Consob in più occasioni, anche quando si è trattato di recepire la Brrd in Italia, ha puntato l'indice contro i rischi della retroattività della norma, in base alla quale strumenti come i bond subordinati emessi prima del 2016 da un giorno all'altro sono diventati titoli ad altissimo rischio, come i casi delle quattro banche poste in risoluzione, ma anche le vicende di Mps e delle popolari venete, hanno ben presto dimostrato. E certo ora non è il momento di abbassare la soglia di attenzione: Consob sarà chiamata a garantire un'adeguata trasparenza informativa sui rischi legati ai titoli emessi dalle banche, che sempre di più dovranno essere riservati a un pubblico di investitori istituzionali perchè passibili di essere coinvolti in procedure di risoluzione (Mrel eligible). Nuove insidie per i risparmiatori potrebbero celarsi nella revisione della Brrd se, come probabile, la Commissione europea consentirà alle banche, non solo quelle italiane, di beneficiare di un periodo di transizione in base al quale tutti i bond senior emessi sino al 2016 (ma non è escluso che si arrivi al 2017), possano finire nelle procedure di risoluzione e quindi essere trasformati in capitale delle banche. Sino ad oggi, invece, sono soprattutto i subordinati ad presentare questa elevata rischiosità.

La relazione di Vegas (la sua ultima, visto che il mandato scadrà il prossimo dicembre) non potrà mancare di un bilancio dei 7 anni di attività passati attraverso la crisi dei debiti sovrani, gli scandali bancari italiani, il bail in e la Brexit, ma anche le innovazioni normative europee come la direttiva Mifid, Transparency, la direttiva sui prospetti, fino ai Prips (i prodotti di investimento al dettaglio assemblati), il cui regolamento entrerà in vigore nel 2018. Proprio la "fase due" di queste direttive, la loro implementazione, disegna un percorso obbligato per il futuro presidente della Consob, al quale Vegas lascia in eredità le sfide. Tra queste anche il trasferimento all'Ocf dal 2018 della vigilanza sui consulenti abilitati all'offerta fuori sede (i promotori) e i nuovi adempimenti per le società quotate sull'informazione non finanziaria (relativa al bilancio sociale)obbligatoria dal 2018. E, in prospettiva, l'innovazione finanziaria, quell'effetto disrupting che Facebook e Google, ad esempio, stanno portando nel mondo bancario erogando prestiti e gettando i semi per la disintermediazione che rischia, nel giro di qualche anno, di sovvertire il business model degli istituti di credito.
Chi conosce il presidente uscente scommette sul fatto che non potrà non mettere in guardia sui numerosi rischi per l'Italia legati a un'eventuale uscita dall'euro. E dovrà tornare sulle prospettive che si possono aprire con Brexit, sulla riforma delle Authority europee (le Esa) che porterà a un consolidamento di Eba, Esma ed Eiopa. È atteso anche un passaggio sul sistema del voto di lista nelle società quotate: all'Authority non sono sfuggiti i sempre maggiori casi in cui le liste di minoranza, in virtù della partecipazione dei fondi in assemblea, prendono più voti delle liste di maggioranza (ci sono i casi Telecom ed Enel, in cui la lista di maggioranza è passata con uno scarto dello 0,4%). Il percorso per il futuro segue il piano strategico di Consob per il 2016-2018. Da questo punto di vista resta il rammarico per un mercato dei capitali in Italia poco efficiente, non alternativo al sistema bancario. Troppe norme ingessano chi vuole andare in Borsa: nonostante gli obiettivi di semplificazione dei prospetti, questi sono sempre più complicati. E ancora: l'implementazione dell'assetto organizzativo della stessa Consob è ancora sulla carta.


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