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E... 5, Bankitalia non vuole a tutti ... Bene, e in egual misura: incroci, assonanze e dissonanze tra Bene Banca, BPVi e Veneto Banca

Di Silvano Trucco, ex dg Bene Banca Sabato 26 Agosto 2017 alle 15:22 | 0 commenti

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Dopo «"Tu non obbedisci e io ti commissario, ma anche... no": la storia che ha opposto Bankitalia a Bene Banca. L'ex dg Silvano Trucco la ricostruisce a puntate e la incrocia con quella di BPVi e Veneto Banca», abbiamo proposto «Un caso esemplare per l'ex dg di Bene Banca Silvano Trucco: Bankitalia la commissaria "preventivamente". La seconda puntata con BPVi e Veneto Banca in filigrana», quindi, la terza parte («Un caso esemplare del "sistema" bancario, gli strani intrecci tra Bene Banca e BPVi: storia di un deposito milionario») e, infine, la quarta («I pesi e le misure di Bankitalia: a Vicenza tollerato per anni il valore "gonfiato" delle azioni, per Bene Banca (s)gonfiato un bilancio») della ricostruzione dei fatti secondo l'ex dg della piccola BCC cuneese, commissariata nonostante stesse... bene e che bissa coincidenze o contrasti nei rapporti con Bankitalia delle storie di BPVi e Veneto banca.

Della ricostruzione oggi proponiamo la quinta di 8 puntate mentre, lo ripetiamo, continuiamo a essere pronti a riferire di eventuali repliche o di diverse versioni che ci pervenissero dal "sistema". Grazie.

Il direttore

 

Bankitalia non vuole a tutti... Bene!

La vicenda di Bene Banca è balzata agli onori della cronaca, a 10 mesi dalla fine del commissariamento (dal 3/5/2013 al 31/5/2014, il più veloce della storia), quando la questione amministrazione straordinaria era pressoché digerita e dimenticata. La bomba mediatica è stata scatenata dalla denuncia alla Magistratura del comportamento in sospetto conflitto di interesse del Commissario, Giambattista Duso, al contempo anche AD di Marzotto Sim Spa (di cui Banca Popolare di Vicenza era ed è socia, ndr), il quale il 9.5.2013, a soli 6 giorni dall'insediamento, ha aperto una rapporto di conto corrente interbancario alla lontana BPVi, ove ha dirottato una cospicua parte della liquidità della Banca in a.s., invece di impiegarla sul Territorio a vantaggio di imprese e famiglie locali, soci e non ...

Nei mesi a seguire l'entità e la redditività di tale cospicuo investimento vengono alla luce, assommando a circa 48 milioni di Euro tra depositi ed obbligazioni, remunerati a tassi non proprio dei migliori. In ogni caso un valore pari a circa il 70% del Patrimonio di Vigilanza della Bcc benese, superiore alla soglia di contenimento (25% del PdV, Patrimonio di Vigilanza) dei cosiddetti "grandi rischi", un indice ancora nel limite massimo consentito in caso di esposizione con banche (100% del PdV) ma tuttavia passibile di segnalazione alla vigilanza di Banca d'Italia cui per legge compete la supervisione dell'operato di Commissario e Comitato di Sorveglianza.
Ebbene in materia nessuno ha avuto da ridire, tanto sul possibile conflitto di interesse, che dall'indagine scaturita non risulta essere stato dichiarato, quanto sul rispetto del principio cardine della vigilanza, ossia la "sana e prudente gestione", che a ben vedere, tanto "prudente" non era visto che impegnare il 70% del Patrimonio di una banca (perlopiù quando a gestirla sono direttamente gli emissari di Banca d'Italia la cui mission è proprio assicurare la "sana e prudente gestione" degli intermediari) con un interlocutore quale la Banca Popolare di Vicenza, i cui rating si stavano rapidamente deteriorando, poteva apparire quanto meno un pochino azzardato... No?
Ma questo è quanto può balzare agli occhi di un normale operatore del settore; indubbiamente Banca d'Italia conosceva benissimo lo stato di salute della Popolare di Zonin, quel "partner di elevato standing" con cui, per diktat della Vigilanza, dovevano convolare a nozze Banca Etruria e Veneto Banca, e sul quale, però, nulla ebbe da obiettare.
Torniamo quindi al caso esemplare di Bene Banca.
Sui presupposti del commissariamento sanciti dall'Ordinamento e sui dati tecnici e reddituali della bcc benese già abbiamo scritto.
Un approfondimento appare però doveroso circa il modus operandi di Banca d'Italia nei casi della specie, ponendo in relazione quanto reso pubblico dalla stessa vigilanza con il particolare protocollo procedurale adottato specificatamente per questa piccola bcc del cuneese.
Un caso particolare quello di Bene Banca, oggetto di ben 7 diverse interrogazioni parlamentari proposte alla Camera dei Deputati a firma di diversi esponenti del Movimento 5 Stelle, la maggioranza delle quali tuttora in attesa di risposta dal Governo, dal MEF e/o dalla Banca d'Italia.
"Bankitalia non vuole a tutti ... bene": così l'On.Daniele Pesco, membro della Commissione Finanze della Camera, titolò le proprie slides proiettate a febbraio 2016 durante il convegno "Quello che le banche non dicono" organizzato dal Comitato SvegliamociBene (ecco il relativo link)

Bankitalia non vuole a tutti... Bene 

 

Per cercare di comprendere il particolare trattamento riservato alla Bene Banca di certo non possiamo attingere dalle recenti giustificazioni (di circostanza?) date dal Governatore Ignazio Visco sull'operato della vigilanza in ordine ai vari crac bancari oggi conclamati, di cui già abbiamo scritto in precedenti puntate...
Tuttavia, in ordine alla normativa in via speciale individuata per risolvere le situazioni di crisi delle banche, ed in particolare relativamente alla metodologia utilizzata da Palazzo Koch, rilievo decisivo assume lo studio effettuato sulla materia dalla Dr.ssa Anna Maria Carriero, dirigente di Banca d'Italia e Vice Capo Servizio Costituzione e Gestione delle Crisi; tale studio è pubblicato nel testo "Ricerche Giuridiche - Vol.n.2 - 12/2013" del dicembre 2013, quindi in epoca assolutamente coeva con l'intervento a gamba tesa a Bene Vagienna.
In questo studio molto approfondito, assumono rilievo le seguenti affermazioni:
"Le possibili forme nelle quali si esplicano gli interventi della Vigilanza sono caratterizzate da una proporzione diretta tra intensità dell'intervento e gravità delle anomalie; ne consegue che quando la situazione della banca evidenzia primi segnali di problematicità sono attivabili, ai sensi dell'art. 53, co. 3, t.u.b., una serie di misure che incidono in maniera graduale sulla situazione societaria. Tra esse si distinguono misure:
- preventive: esse possono consistere nell'invio di lettere di intervento (a seguito di accertamenti ispettivi o dopo un'azione off-site molto intensa) con cui la Banca d'Italia richiede, ad esempio, la convocazione degli organi collegiali, stabilendo l'ordine del giorno e propone l'assunzione di determinate decisioni;
- correttive: si tratta di misure specifiche, anche di carattere individuale, imposte attraverso provvedimenti amministrativi diretti a singole banche emanati in un'ottica prudenziale; tali misure possono consistere nell'imposizione di restrizioni operative (es. divieto di effettuare determinate operazioni) o della struttura territoriale (es. divieto di apertura di nuovi sportelli) o limitazioni nella distribuzione degli utili o di altri elementi del patrimonio (lett.d));
- straordinarie: consistono nel divieto di intraprendere nuove operazioni o nell'ordine di chiusura di succursali nelle ipotesi di violazione di disposizioni legislative, amministrative o statutarie o di irregolarità nella gestione che non assumono carattere di gravità (art. 78 t.u.b.).

Nella scelta del ventaglio delle misure da adottare la Vigilanza si ispira a una logica di necessaria gradualità, consentendo, di norma, all'impresa di intraprendere in autonomia iniziative correttive e intervenendo solo successivamente con atti autoritativi; viceversa, quando la situazione presenta già un deterioramento dei profili tecnici, si avvia il procedimento per la sottoposizione della banca a misure straordinarie o a vere e proprie procedure di crisi."

In buona sostanza pare evidente come l'azione della vigilanza sia improntata ad una certa "gradualità", consentendo (di norma però...) alla banca di intraprendere autonomamente percorsi correttivi. Declinando quanto sopra nella realtà bancaria italiana, si riscontra l'applicazione dei principi esposti dalla Vigilanza in molti casi concreti, a dimostrazione di come il ricorso alle misure straordinarie venga adottato solo in ultima istanza, dopo aver esperito e messo in pratica le misure preventive, così come definite e descritte dalla Dr.ssa A.M.Carriero.
A ben vedere però niente di tutto ciò è avvenuto nel caso Bene Banca, caratterizzata da asserite criticità sul comparto crediti (rientranti come si vedrà abbondantemente sotto la media nazionale), in buona parte ereditate dalla precedente gestione e comunque gravate da un contesto economico colpito da una fase recessiva senza precedenti, ove la "gradualità" propria del protocollo di vigilanza non si è riscontrata, tanto meno il ricorso a misure preventive, rilevando di contro l'adozione di provvedimenti di rigore assolutamente non proporzionali alle gravità delle asserite anomalie.

Ma quale "crisi" stava all'epoca vivendo la bcc di Bene Vagienna?

La Banca d'Italia nella proposta di commissariamento e nel procedimento sanzionatorio invoca le solite critiche quali carenze nell'organizzazione e nei controlli interni e carenze nel processo del credito.
La Vigilanza ha perlopiù stigmatizzato le criticità nel comparto credito, criticando lo scadimento della qualità dei finanziamenti, nello specifico contestando un flusso di ingresso in sofferenza "pressoché raddoppiato"

A tal fine non si può non segnalare come, a fronte di una verifica ispettiva oltremodo severa, le osservazioni della vigilanza parlano di una crescita dei crediti deteriorati in questi termini: nel 2010 "partite anomale pari all'8,6% dell'erogato, di cui oltre la metà sofferenze", mentre nel 2013 "partite deteriorate per il 12,7%, ci cui oltre il 7% sofferenze".

Da segnalare è indubbiamente la fattispecie che, delle 62 posizioni oggetto di rilievo dell'Organo di Vigilanza (ossia i suggerimenti in ordine a variazioni di classificazione della classe di rischio o a richieste di maggiori accantonamenti) ben 51 siano state approvate dalla precedente compagine amministrativa, mentre delle restanti undici deliberate dal nuovo CdA di Bene Banca nel proprio triennio di mandato solo 3 posizioni sono state valutate come "sofferenze" dagli ispettori.
Si noti che stiamo parlando di ben 3 posizioni a fronte di circa 15.000 anagrafiche affidate, in un contesto di 70.000 clienti !
Ma vi è di più.
Anche l'affermazione che il flusso di nuove sofferenze fosse pressoché raddoppiato è non corretta: infatti tale indice era nel 2010 (all'esito della precedente visita ispettiva) del 2,08%, mentre al termine dell'ispezione del 2013 era del 2,28%!
Quindi un 10% di incremento ... e la matematica non è un'opinione !
In ogni caso le predette criticità vanno raffrontate con le evoluzioni dei medesimi aggregati del resto del sistema bancario, e valutate in relazione al contesto economico di riferimento, gravato da una crisi economica senza precedenti.
Il Capo Dipartimento della Vigilanza, dott. Carmelo Barbagallo, in data 25/10/2013 ha infatti dichiarato al Convegno del Credito Cooperativo che "tra le priorità del movimento vi è il marcato deterioramento della qualità dei prestiti. Il tasso annuo di ingresso in sofferenza dei crediti - in costante aumento dall'inizio della crisi - ha superato il picco toccato nel 2009 raggiungendo nel giugno 2013 il 2,9%."
Sempre il dott Barbagallo, al medesimo appuntamento sopra descritto, ha dichiarato come nel movimento le partite deteriorate abbiano assunto il valore di 15,8% al primo semestre 2013, dato comunque ancora in crescita rispetto al 13,4 % di dicembre 2012 !
Ergo i dati emersi dagli accertamenti in Bene Banca, e nello specifico il tanto criticato scadimento del portafoglio crediti risulta pienamente in linea con l'andamento dei medesimi aggregati a livello di intero movimento cooperativo nazionale, esprimendo tuttavia indici abbondantemente sotto la media (sofferenze lorde sugli impieghi erano il 7%, contro una media di sistema in pari periodo del 9,4%, mentre il totale partite deteriorate assommava al 12,7% dei prestiti, contro una media di sistema del 15,8%).

Queste considerazioni specifiche riferite al contesto nazionale delle banche di credito cooperativo sono state puntualmente esplicitate nel ricorso contro il commissariamento intentato dagli amministratori deposti, i quali non hanno potuto tacere come tali criticità, oltre ad essere comuni all'intero sistema bancario, fossero in larga misura ascrivibili al particolare momento congiunturale di crisi economica generalizzata.
Ma la Giustizia Amministrativa ha bollato tali puntuali osservazioni come assolutamente "irrilevanti", respingendo i ricorsi intentati al Tar del Lazio nel 2014 ed al Consiglio di Stato nel 2015.
Peccato che neanche 2 anni più tardi, il ministro Pier Carlo Padoan alle Commissioni Finanze riunite di Camera e Senato, a gennaio 2017 per giustificare la necessità di ampliare il debito pubblico di 20 miliardi al fine di assicurare la copertura finanziaria al Decreto "Salva Risparmio" per ovviare alle crisi (molto più gravi di quella di Bene Banca) di MPS e delle popolari venete, abbia testualmente citato come la crisi che sta attanagliando il sistema bancario sia stata cagionata in primis "ovviamente dalla crisi economica" che ha ‘colpito pesantemente il settore' in quanto, aggredendo molte aziende, "ha impattato le banche perche molti debitori non sono stati in grado di restituire i prestiti, questo spiega l'alto numero dei crediti in sofferenza accumulatisi in questi anni nei bilanci delle banche italiane".
Ma come? I Tribunali amministrativi aditi hanno bollato come "irrilevanti" le difese dei consiglieri deposti di Bene Banca, incentrate anche sul difficile contesto economico in cui hanno dovuto operare, e il Ministro Padoan ascrive la causa delle difficoltà del sistema bancario "ovviamente alla crisi economica"? .
Ma non è ancora finita ...
Sempre Padoan nella stessa audizione di gennaio 2017 ha esplicitato dati medi di sistema ben peggiori di quelli specifici della Bcc benese, parlando di tasso di ingresso in sofferenza a giugno 2016 del 3,9%, indice comunque in calo rispetto "ai massimi del 2013 quando si attestava al 4,8%"!.
Eppure Bene Banca è stata oggetto di commissariamento quando nel 2013 aveva un tasso di ingresso in sofferenza pari a meno della metà del dato medio di sistema, indice "ovviamente" esplicitato dal nostro Ministro dell'Economia per giustificare la necessità degli interventi dello Stato e l'aumento del debito pubblico per 20 miliardi (che per inciso impatta procapite per ogni italiano oltre 333 euro di maggior debito) in ragione del Decreto "Salvarisparmio" !.
E così commissariamento di Bene Banca, definito dai Tribunali Amministrativi come "preventivo", diventava peraltro il caso di procedura più veloce della storia bancaria italiana in quanto è durato meno di 13 mesi.
Eppure in un periodo così breve sono state superate tutte le criticità denunciate come "insuperabili" dalla Banca d'Italia per giustificare il commissariamento della piccola bcc benese, con gli esponenti della procedura che si autoincensavano a fine lavori per avere "risanato la banca" a tempo di record.

Bene Banca ristrutturataMa una ristrutturazione di qualsiasi azienda finalizzata al suo risanamento richiede di certo molto più tempo; e ne è la riprova un'altra notizia diramata da Bankitalia sempre a gennaio 2017, ossia la (s)vendita delle 3 good banks (Nuova Banca Etruria, Nuova Banca Marche e Nuova Carichieti) alla UBI BANCA al prezzo simbolico di un solo euro, ma con il riconoscimento alla Popolare acquirente di un "avviamento negativo" di circa 1 miliardo di euro in termini di maggiori crediti di imposta (600 milioni) e di nuove risorse a titolo di aumento di capitale (400 milioni) da versarsi prima del passaggio di proprietà.
Eppure le tre good banks, proprio 13 mesi prima, erano state ripulite dei crediti deteriorati ed affidate alle amorevoli cure di Banca d'Italia, ma in questo periodo, seppur ricapitalizzate per 1,6 miliardi, hanno bruciato ulteriori risorse. Ebbè, proprio un bel risanamento!
Quanti pesi e quante misure ...
Ma dovendo giustificare al popolo un maggior debito pubblico per salvare le banche e difendere l'operato delle autorità di vigilanza, viene tirata in ballo la crisi economica, si proprio quella crisi che per Bene Banca era stata definita dalla Giustizia Amministrativa come irrilevante, confermando così il commissariamento di una piccola realtà con i conti assolutamente in regola, ma definendolo preventivo, ossia disposto prima che i problemi eventualmente sorgessero...

Già ma dimenticavo, Bankitalia non vuole a tutti ... bene! E in egual misura...

To be continued

Silvano Trucco
(ex D.G. Bene Banca)


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