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La questione morale di Berlinguer: 28 luglio 1981. Un racconto ironico 25 anni dopo. Zonin si "consulta" con Variati e con Zigliotto e Zuccato trova linea di difesa per flop BPVi: è colpa dei comunisti. Come per Borgo Berga

Di Pietro Cotròn Giovedi 28 Luglio 2016 alle 23:59 | 0 commenti

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C'è stato fatto un racconto, fantasioso, certo, ma vale la pena riferirvelo perchè, spesso, dietro l''ironia si scoprono alcune verità. Ebbeno tra un interrogatorio e l'altro pare che Gianni Zonin sia stato visto chiacchierare animatamente con  Giuseppe Zigliotto e Roberto Zuccato, entrambi nel cda della fu Banca Popolare di Vicenza e ora indagati col loro presidente, in una delle dimore di cui i figli, ora che non ha neanche un monolocale in cui godersi la misera pensione che la sua Isee da fame gli consenterà, gli danno le chiavi quando, per tenersi vivo e per ricordare i tempi in cui voleva spaccare il mondo spaccando i salvadanai dei soci, vuole incontrare gli amichetti del passato. Sono proprio riconoscenti i figli con papà Gianni perchè gliele ha regalate tutte le sue dimore e le sue azioni, cattive e buone che fossero.

«Ragazzi miei - pare abbia detto Zonin il giorno delle donazioni dal notaio, un certo Boschetti dicono i maligni, - visto che Antonino Cappelleri è lento nel pignorarmi i beni per darli a chi ha creduto in me e ha in portafoglio azioni, cattive, della BPVi, io gli dò l'esempio con una buona... azione: mi pignoro i beni da solo e, senza perdere altro tempo, li dono a voi, che qualche azioncina ho letto sui giornali ancora l'avete. Ora facciano gli altri come me e il problema è risolto, giusto?». 

Beh oggi il Cav. Lav. Dott. (così si è firmato quando ci ha citato per un milione di euro di danni e così lo nominiamo noi per non rischiare un altro milione) pare che stesse condividendo proprio con Zigliotto il ricordo delle sue buone azioni... magari un po' meno di quelle che l'ex presidente di Confindustria Vicenza avrebbe girato ad uno dei pochi, che, non facendo parte dei 118.000 soci rimasti senza il becco di un quattrino, si sarebbe  sentito escluso dalle leggiadre sfilate organizzate ora da "Noi che credevamo nella BPVi" e dal quello zuzzurellone di Don Torta.

E allora il predecessore di Luciano Vescovi, sempre secondo il nsotro leggiadro narratore, suggeriva, ci dicono, al suo predecessore a Vicenza, ma ora presidente di Confindustria Veneto, Roberto Zuccato di seguire l'esempio dell'ex presidente («come abbiamo sempre fatto, vero Roby?», pare abbia ammiccato al socio di Ares Line) donando un po' di sedie a marchio Ares, magari quelle così preziose da essere... invendute in magazzino, a chi fa fatica, vista l'età, a raccontare in piedi ai magistrati nel da sempre poco ospitale (e "abusivo"?) tribunale di Borgo Berga l'elenco delle assicurazioni avute dai "piazzisti" di titoli nelle filiali. Lì i vecchi, in tutti i sensi, soci entravano felici per comprare titoli su titoli prima di uscirne, l'ultima, volta, distrutti dalla ferale notizia: le azioni erano così buone che da 62,50 euro passavano a 10 centesimi, che nessuno, però, compra perchè gli investitori onesti, parrebbe, non vogliono speculare e non comprerebbero mai a 10 centesimi quello che varrebbe molto di più.

Questo, prosegue l'ironico narratore, diceva Zonin alle altre due zeta di Zigliotto e Zuccato ma, prima che i tre attuassero la proposta scherzosa di uno di loro (beh faceva caldo, il vino accalorava corpi e animi e accentuava i primi effetti dell'età del capo), a interrompere la loro vestizione da tre moschettieri ma con la benda sugli occhi di Zorro, usando una delle 118.000 bende che hanno messo sugli occhi di quasi altrettanti soci, arrivava una telefonata, ci raccontano, di Achille Variati, uno con più cariche che dita, che chiedeva alle tre zeta «come ci si sente da interrogati, visto che - diceva - qualche mio amico, per carità meno amico di voi, l'hanno già chiamato in procura per Borgo Berga e, lo sapete che mi piace programmare tutto, caso mai mi chiamassero a fare due chiacchiere, ma giusto due, vorrei sapere cosa si prova e cosa bisogna fare...».

Beh il re del vino, senza azioni e senza dimore, pare gli abbia risposto pronto: «caro amico mio, dei tempi... andati, la prima cosa da fare è trovare un altro responsabile, meglio se grosso. Noi lo stiamo dicendo, per esempio, che in BPVi nulla sarebbe successo se non fosse stato per colpa della Bce, di Draghi, della Merkel, tutta gente brutta e cattiva... Tu, pensa bene, a chi potresti attribuire la colpa del rumore, solo rumore per carità, intorno a  Borgo Berga?».

Pare che al consiglio, sotto forma di domanda, sia seguito un momento di silenzio, poi un fruscio di carte, come di giornali, e poi un urlo (si fa per dire) liberatorio dell'interlocutore all'altro capo del telefono: «Ma sai, Giannino mio, che hai sempre ragione? Leggo, me ne ero dimenticato, ma il mio ufficio stampa portatile me lo ha appena ricordato, leggo, dicevo, che proprio 25 ani fa un certo Enrico, neanche ne pronuncio il nome sennò Lotti e Boschi, che sono a Vicenza per il Festival democratico, scappano impauriti, insomma quell'Enrico lì tirò fuori, lui comunista e anti capitalista (mangia bambini, no, Gianni non esagerare!) una cosa che i nostri amici costruttori, sai quelli dell'Expo, che poi non sono molto diversi dagli amici dell'ex Governatore veneto, quelli del Mose, mi dicono che sia la morte degli affari, quelli che fanno girare il mondo anche se i soliti comitati, come quelli che vi insultano per la banca, non l'hanno mai voluto capire... Ecco la colpa che mi vorrebbero affibbiare per quel monumento di Borgo Berga nasce proprio dalla cosa di Enrico..."

A questo punto, e qui finisce il racconto di chi, bugiardo, avrebbe assistito, all'incontro tra le tre Z e alla telefonata col politico acchiappa cariche, Gianni Zonin avrebbe bloccato tutti e, fattosi, serio avrebbe pronunciato questa frase: «brindiamo tutti, perchè il nostro amico politico smart ha trovato il colpevole vero delle accuse che, ingiustamente, fanno a tutti noi che volevamo solo il bene di tutti; beh, vabbè, di quasi tutti, cosa volete che siano 118.000 soci che hanno perso qualcosina sui 60 milioni di italiani? La colpa è di quella maledetta "questione morale", che chi è che l'ha tirata fuori poi? Quel comunista di Enrico Berlinguer... Se lo avessi pensato prima, avrei risparmiato anche i soldi del notaio, perchè, sapete, fidarsi dei figli va bene, ma se poi quel Boschetti lì non ha trascritto che, beh, la roba è loro, ma che comando sempre io...»..


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