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Cambiare i vertici di Bankitalia: un atto di giustizia ma anche un positivo segnale all'economia

Di Ubaldo Alifuoco Giovedi 3 Agosto 2017 alle 14:31 | 0 commenti

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Sembra impossibile ma una banca storica come la Banca Popolare di Vicenza non esiste più. Una delle più solide popolari, protagonista del boom economico del dopoguerra, e soprattutto del miracolo universalmente attribuito al "modello veneto", si è volatilizzata come neve al sole. E' possibile che ciò sia imputabile ad un solo personaggio? Fermiamoci un attimo a pensare quale è stato l'atteggiamento dei membri dei consigli di amministrazione della BPVi, dei revisori dei conti e dei dirigenti di vertice, e chiediamoci se esso sia stato all'altezza della fase storica che l'economia italiana e vicentina hanno attraversato.

Sul fatto che la gestione di Gianni Zonin sia all'origine della storica caduta della Popolare di Vicenza ormai non ci sono dubbi. Però le ispezioni della Banca d'Italia, le verifiche documentali della Consob, le testimonianze di collaboratori e clienti hanno descritto un quadro nel quale l'onnipotenza del presidente emergeva da un contorno di amministratori e dirigenti incapaci di svolgere una vera azione di controllo con un lavoro di gruppo che è fondamentale in tutte le organizzazioni complesse.
Leggendo le cronache di questi ultimi anni, tutti noi ci siamo chiesti se fosse una prassi normale che nei Cda della Popolare sbarcassero ex prefetti, ex magistrati, ex ufficiali della Guardia di Finanza, ex ragionieri generali dello Stato, ex ispettori della Banca d'Italia che avevano svolto ispezioni proprio in quella banca. Possibile che i ben retribuiti componenti del Cda non se ne siano accorti e non si siano fatti la stessa domanda?
Ad un certo punto il vertice della Banca Popolare ha iniziato ad investire in fondi internazionali (poi falliti), a finanziare soggetti lontani da Vicenza e dal Veneto con fama imprenditoriale almeno dubbia. Come mai nessuno tra i consiglieri e i revisori ben pagati si è domandato cosa ci facesse la Popolare di Vicenza in aree del Sud e come elargisse i crediti?
Abbiamo visto l'azienda personale del Cav. Zonin espandersi in varie aree del nostro bel Paese, acquisendo poderi e vigne, e facendosi precdere o subito dopo seguire da nuovi sportelli del Gruppo Banca Popolare, pagati profumatamente. Possibile che nessuno si sia chiesto se la strategia di accompagnamento dell'espansione aziendale fosse quella più corretta e opportuna per l'economia vicentina, da cui la banca ha tratto la massa maggiore di risorse poi investite (bruciate?) così maldestramente.
Nel corso degli ultimi dieci anni abbiamo osservato con apprensione il continuo calo delle quotazioni azionarie delle banche italiane. Perché nessuno tra gli amministratori si è chiesto come mai solo il titolo della Popolare di Vicenza cresceva costantemente pur sapendo che la stessa economia del Vicentino registrava battute d'arresto preoccupanti?
Infine, moltissimi clienti venivano sollecitati a comprare azioni anche con finanziamenti ad hoc da parte della Banca. Quelli delle cosiddette "baciate" sono grandi numeri, ed è difficile pensare che la procedura fosse nota a tutti fuori dalla Banca e ignota all'interno del Cda.
Le bocche da fuoco della critica sono tutte puntate sull'ex presidente Zonin. Forse sarebbe bene allargare il numero di coloro da sistemare davanti al plotone d'esecuzione della critica.
E tra questi è doveroso metterci il vertice dell'Istituto Centrale. Infatti, cambiare il governatore di Bankitalia Ignazio Visco sarebbe un atto di giustizia ed anche un potente segnale positivo per il sistema economico.
È sperabile che la magistratura consenta di arrivare a processo in tempo utile, dopo un paio di anni di lavoro e dopo la non lodevole figura fatta negli anni precedenti come documentato (sia pure con qualche sbavatura personalistica, ndr) dall'ex Gip del Tribunale di Vicenza Cecilia Carreri nel suo recente libro. Ma, in attesa che ciò avvenga, sarà bene che la più alta magistratura dello Stato rifletta su quanto è accaduto e non sottovaluti il ruolo della Banca d'Italia. In altri tempi, una così totale inadeguatezza, per non dire altro, degli organi amministrativi di una banca avrebbe comportato l'intervento deciso dell'Istituto Centrale. La Banca d'Italia non si sarebbe limitata a fare ispezioni, a scrivere rapporti. Avrebbe coinvolto le Procure, intimato cambi al vertice, salvaguardato i risparmiatori e anche gli azionisti, considerando che quelli di una banca popolare non sono soggetti con vocazione speculativa ma risparmiatori che hanno avuto fiducia di una banca nata e cresciuta per sostenere un territorio. Territorio che oggi è stato brutalmente tradito da chi doveva operare e da chi doveva controllare.

Pubblicato per gentile consessione di PerVicenza.it


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