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Colletta per il terremoto in tutte le parrocchie vicentine, la Diocesi fa un primo resoconto: "oltre 376 mila euro alla Caritas"

Di Redazione VicenzaPiù Venerdi 30 Settembre 2016 alle 13:05 | 0 commenti

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La Diocesi di Vicenza rende noto che è grande la solidarietà espressa dalle comunità cristiane della diocesi in favore delle popolazioni vittime del terremoto in Centro Italia. A poco più di un mese dal sisma, la Diocesi traccia infatti un primo resoconto (qui la polemica di qualche giorno fa di un ex volontario ndr) quanto raccolto con la colletta che si è tenuta in tutte le parrocchie lo scorso 4 settembre, anticipando di due settimane - per volontà del Vescovo Beniamino - quella nazionale del 18 settembre: ad oggi sono stati raccolti infatti 376.358,32 euro, frutto in parte anche di donazioni di privati cittadini alla Caritas.

Una somma che la Diocesi, attraverso Caritas Vicentina, impiegherà in rete con le altre chiese del Triveneto. Le Caritas diocesane del Nordest (Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli) infatti si sono mobilitate fin da subito e quanto raccolto, sulla scorta di un’esperienza ormai ultradecennale, sarà utilizzato seguendo le indicazioni delle Caritas e delle chiese interessate dal sisma, in collaborazione con Caritas Italiana.

Nove le diocesi segnate dal terremoto: Rieti, Ascoli Piceno, Spoleto-Norcia, Macerata, Fermo, Camerino, San Benedetto del Tronto, L’Aquila e Teramo. Su tutto il territorio coinvolto la rete Caritas continua a dare risposte a bisogni immediati con attenzione specifica alle fasce più deboli. L’obiettivo ultimo resta quello di accompagnare i tempi lunghi della ricostruzione materiale e spirituale, della ritessitura di relazioni e comunità, del riassorbimento dei traumi sociali e psicologici, del rilancio delle economie locali.

È lo “stile Caritas”: restare accanto alle persone colpite dal sisma non con un pacchetto già confezionato di interventi, ma in costante ascolto dei bisogni, nella consapevolezza di un contesto in continuo mutamento. Si sta anche valutando come attivare specifici “gemellaggi” e come avviare progetti di ricostruzione e riabilitazione socio-economica. Il terremoto non ha prodotto solo lutti, distruzione e disperazione, ma ha stravolto un equilibrio che le comunità locali, non senza fatica, avevano trovato grazie ad attività legate all’agricoltura, all’allevamento e altre realtà imprenditoriali che, unite a un turismo legato alla vicinanza con Roma e alla salubrità delle contrade, rendeva possibile una vita dignitosa, pur in un contesto generale di crisi economica e sociale. La sfida ora è proprio questa: ritrovare equilibri, ricostruire relazioni, riannodare rapporti comunitari.

“Il criterio di suddivisione delle risorse, che in occasione di altre calamità come il terremoto in Abruzzo e quello in Emilia Romagna ha dimostrato di dare i frutti migliori – spiega don Enrico Pajarin, direttore di Caritas Vicentina - è quello che prevede di destinare metà delle risorse ad interventi di emergenza e ricostruzione o consolidamento degli edifici, come ad esempio i centri di comunità, le strutture di aggregazione, gli oratori e le scuole; un quarto dei fondi sarà destinato invece a sostegni economici di diversa natura in favore delle famiglie e delle imprese colpite dal terremoto, ad esempio attraverso il  microcredito; il restante quarto sarà destinato a supportare le situazioni più fragili, come quelle vissute da persone con disabilità, da anziani e da persone straniere prive di riferimenti sul territorio, tutti soggetti che in questi frangenti risultano ulteriormente affaticati”.

Con questa modalità in Abruzzo, ad esempio, la Delegazione Caritas Nordest ha contribuito a costruire una scuola, sei appartamenti per anziani, quattro centri di comunità, a restaurare una canonica e a realizzare un progetto di microcredito. In Emilia, invece, in 14 mesi si sono potuti aprire quattro centri di comunità, ricostruire un teatro parrocchiale, ristrutturare un asilo e coprire per nove mesi  il costo del noleggio di alcuni moduli abitativi per famiglie in attesa di alloggio.

Per favorire questa prossimità fatta anche di presenza fisica e umana (furono ad esempio decine i volontari Caritas presenti all’Aquila nei mesi successivi al terremoto), la Delegazione Caritas Nordest ha già avviato contatti con le Caritas locali (in particolare le delegazioni Caritas di Umbria, Lazio e Marche) così da avere nel più breve tempo possibile indicazioni operative che permettano di strutturare progetti mirati ed efficaci per le singole comunità e in grado di costruire anche legami significativi, duraturi nel tempo. L’impegno sarà a dare la massima attenzione alle comunità affinché, in questa prova durissima, non si disgreghino.

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