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Con i bond garantiti test di mercato per la ricapitalizzazione Bpvi, CorVeneto: ma subordinati crollano

Di Rassegna Stampa Sabato 18 Febbraio 2017 alle 10:33 | 1 commenti

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Ex popolari, con le obbligazioni per la liquidità garantite dallo Stato Banca Popolare di Vicenza compie il primo test di mercato. Mentre su un altro fronte decisivo si attende l'esito dell'offensiva finale sui soci per i rimborsi. La prima notizia è arrivata ieri e riguarda il mandato che Bpvi ha affidato a Imi e Morgan Stanley per collocare sul mercato, da dopodomani, una parte dei 3 miliardi di obbligazioni triennali garantite dallo Stato e per ora rimaste in pancia alla banca, usate come collaterale per avere liquidità da controparti istituzionali. Ora scatta invece il passo dell'emissione sul mercato, possibile per norma solo ad investitori istituzionali, nonostante che il rating uguale a quello dello Stato, in forza della garanzia di rimborso pubblica, ne faccia un Btp più attraente (tasso 0,5%), che potrebbe tentare anche qualche risparmiatore.

L'obiettivo, secondo l'agenzia Reuters, è di vendere la metà del titolo, cercando una prima mossa da un miliardo di euro e trattenendo il resto sempre per scambiarlo in chiave di avere liquidità da altre banche. Sullo stesso fronte Veneto Banca si ferma per ora all'uso dei propri 3,5 miliardi di bond come collaterale, riservandosi di ricorrere alle emissioni.

L'importanza del test di mercato va oltre lo stretto collocamento, per altro da tempo bloccato per le ex popolari. Lo ha spiegato giusto ieri il sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta sul Corriere del Veneto. E cioé: se i bond garantiti troveranno mercato (cosa che farà anche il prezzo d'emissione) si potrà ancora sperare, in vista dell'aumento di capitale di almeno 4 miliardi, 2 dei quali si stima dello Stato, che il rilancio delle due ex popolari intorno alla loro fusione potrà trovare un interesse anche solo parziale dal mercato, proprio in forza della presenza dello Stato, si vedrà se in maggioranza.

L'interesse aumenta se lo s'incrocia con l'andamento dei bond subordinati delle due banche, che non arrestano la loro caduta verso nuovi minimi storici, di fronte ad una loro conversione in azioni, che sconta l'intervento dello Stato nell'aumento di capitale, ammesso dallo stesso Ad di Vicenza, Fabrizio Viola. Così i due bond decennali emessi a fine 2015 da Bpvi e Veneto Banca sono scesi ieri al 27-28% del prezzo d'emissione, con rendimenti effettivi netti a scadenza tra il 33 e il 36%.

Come in una sequenza in cui tutto si tiene, la questione s'incrocia poi con l'esito dell'offerta di transazione con i soci sulle azioni azzerate, entrata nell'ultimo mese. Con un'offensiva di comunicazione che ha portato l'altra sera contemporaneamente l'Ad di Veneto Banca, Cristiano Carrus, ad affrontare a «Mi manda Rai Tre» il caso di una risparmiatrice 90 enne pugliese che ha perso con le azioni 300 mila euro. Il manager ha comunque rivendicato il rilievo dell'offerta di transazione. Stessa linea sostenuta da Viola a «Piazza Pulita» su La Sette. Dove, alla domanda se confermasse l'80% indicato a gennaio come tetto per dichiarare il successo dell'operazione, Viola ha fatto sparire il numero. «Confermo che la banca, se non risolve il problema del rischio legale, si troverebbe in difficoltà», si è limitato a dire il manager. Risposta che pare aprire alla disponibilità a chiudere la partita anche a soglie meno severe.

Se confermate le indiscrezioni per cui Vicenza procederebbe al ritmo di 1.100 accordi di transazione al giorno, la proiezione porterebbe ad un'adesione di 60 mila soci sui 94 mila interessati. Pur se farà testo il numero di azioni, la percentuale sarebbe rilevante, anche se distante dall'80%. A favore di un'accettazione potrebbe pesare anche il fatto che il dato delle adesioni, e quindi dei soldi veri da impegnare sui rimborsi, rispetto ai 300 milioni stanziati, come il conseguente dato degli accantonamenti a rischi legali, sono rilevanti per la chiusura dei bilanci 2016, a cui si legano poi anche le valutazioni sulla dotazione di capitale per il piano di fusione. Se appare sensato attendere la chiusura dell'offerta il 15 marzo, appare difficile immaginare una proroga a giugno. In più un'adesione significativa sarebbe comunque un termine di riferimento importante anche per le eventuali cause in tribunale.
di Federico Nicoletti, da Il Corriere del Veneto


Commenti

Inviato Sabato 18 Febbraio 2017 alle 21:21

E come poteva essere diversamente?
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