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Consoli interrogato per sette ore, Corriere del Veneto: «Ha risposto sereno a tutto»

Di Rassegna Stampa Sabato 22 Ottobre 2016 alle 14:54 | 1 commenti

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di Benedetta Centin, da Il Corriere del Veneto

Un interrogatorio fiume. E non è ancora finita: ci sarà anche un seguito. Per quasi sette lunghe ore l'ex amministratore delegato di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, ieri ha risposto alle tante domande dei pubblici ministeri romani Sabina Calabretta e Stefano Pesci, per approfondire ruoli e meccanismi interni allo storico istituto di credito del territorio, i vari passaggi fino al crac azionario che ha portato a picco quasi 88mila soci. «Ha risposto a tutte le domande in modo molto circostanziato, in un clima molto sereno e collaborativo - fa sapere l'avvocato Massimo Malvestio che con Franco Coppi e Alessandro Moscatelli difende il manager vicentino - : Consoli era molto ansioso si chiarire ed argomentare».

Quello dell'interrogatorio era il momento tanto atteso dalla procura romana (e non solo), il passaggio chiave. L'ex ad che vuota il sacco con i magistrati che ad agosto avevano chiesto ed ottenuto per lui gli arresti domiciliari (e indagato altri 14 tra funzionari e uomini d'affari per i reati di aggiotaggio e ostacolo all'attività di vigilanza) nell'ambito dell'inchiesta sullo scandalo che ha travolto l'istituto di credito di Montebelluna. Era stato proprio Consoli, che a settembre si è visto respingere la revoca dei domiciliari dal tribunale del Riesame di Roma, a chiedere di essere sentito dai pm titolari del «corposo» fascicolo su Veneto Banca. Pm dai quali si è presentato ieri mattina alle 12 con i suoi legali, anticipati da una articolata memoria di ben 75 pagine.

Il manager è rimasto per quasi sette ore in quella stanza della procura, a ricostruire i vari passaggi, a replicare su ogni punto delle contestazioni (non è trapelato nulla in merito al contenuto delle risposte) anche alla presenza di cinque ufficiali della guardia di finanza, di Venezia e Roma. Solo in serata l'ex ad è salito sul primo treno utile per Vicenza, e con lui la moglie Rita che l'ha voluto accompagnare nella capitale (i sequestri chiesti «fino a 45 milioni di euro» hanno interessato pure la consorte: conti correnti, titoli azionari intestati alla coppia, la villa di Vicenza dove il manager è ai domiciliari, le opere d'arte e gli oggetti preziosi che conteneva per un controvalore che finora sfiorerebbe i 10 milioni). Eppure di trasferte a Roma, per comparire in procura, Consoli ne dovrebbe fare almeno una seconda. Già nei prossimi giorni. Il tempo di permettere ai titolari dell'inchiesta di valutare alcuni aspetti argomentati dal manager vicentino, di chiedere e ottenere integrazioni. Solo allora ci dovrebbe essere la «seconda puntata». Del resto gli aspetti da sviscerare non solo pochi. E non solo per il ruolo «per molti anni di dominus dell'istituto di credito» rivestito da Consoli (per l'accusa capace di «pilotare» la banca anche dopo che, a luglio dell'anno scorso, si era dimesso da ogni carica). Ma anche per la politica promossa. Quella che i giudici del Riesame hanno descritto come «una politica aziendale mirante ad accreditare un'immagine di solidità patrimoniale di Veneto Banca di fatto inesistente, mediante la diffusione di dati non corrispondenti al vero tanto con riferimento all'ammontare del patrimonio di vigilanza quanto con riferimento al valore delle azioni sociali». Un «sistema illecito fondato sulla promozione di un'immagine distorta in cui sono rimasti alla fine schiacciati i piccoli risparmiatori».


Commenti

Inviato Domenica 23 Ottobre 2016 alle 12:30

Quando i buoi sono scappati, i soldi spariti in qualche posto, con opere d'arte e capitali intestati ad altri, con l'avvocato Coppi che difende chi aveva le chiavi della cassaforte...NON ne usciremo mai. Un altra Tangentopoli che finisce tra le nebbie del Diritto (quale?) ma i risparmiatori non vedranno mai più una lira:
Speriamo Vi venga il Colera! Amen.
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