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Csm indaga sul procuratore di Treviso Dalla Costa per "incompatibilità ambientale" per Veneto Banca. E per la vecchia Procura di Vicenza con la Banca Popolare di Vicenza?

Di Pietro Cotròn Mercoledi 17 Agosto 2016 alle 10:29 | 0 commenti

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Leggendo un articolo di Federico de Wolanski, che, su La Tribuna di Treviso col titolo "Il Csm apre un fascicolo su Dalla Costa", riferisce che la prima commissione del Consiglio superiore della magistratura ha aperto un fascicolo sul procuratore di Treviso Michele Dalla Costa per una possibile "incompatibilità ambientale" del procuratore della Repubblica di Treviso nello scandalo Veneto Banca nell'ambito dell'inchiesta condotta come noto dalla Procura di Roma. Questioni analoghe, c'è da dire, sono state poste anche a Vicenza dove dubbi sono emersi in passato sull'operato della Procura di Vicenza, per lo meno prima che ad assumerne la guida fosse l'attuale procuratore capo Antonino Cappelleri, dubbi poi rafforzati dai vari incarichi conferiti a un ex procuratore capo, Antonio Fojadelli, e a familiari di Pm ora non più in servizio nella galassia di Gianni Zonin (Banca Popolare di Vicenza, sue controllate e aziende della sua, ex?, casa vinicola).

Tornando a Treviso l'ipotesi, emersa da un recente esposto e rivelata da L'Espresso, scrive Federico de Wolanski, ruota attorno al ruolo di Dalla Costa e della moglie, Ippolita Ghedini, sorella del senatore padovano Niccolò, professionista che avrebbe ricevuto dall'istituto bancario alcuni incarichi di consulenza legale

In particolare, il Csm vuole accertare se la condotta della Procura trevigiana guidata da Dalla Costa siano stata improntata ad un atteggiamento di equilibrio ed obiettività".
Per quanto l'inchiesta sia condotta dalla procura di Roma, infatti, "Un recente esposto solleva però il caso delle molte denunce presentate alla Procura di Treviso prima dello scoppio dello scandalo insinuando il dubbio: la procura di Treviso ha fatto tutto ciò che doveva o non ha agito quanto poteva? Il ruolo della moglie ha influito sull'operato del procuratore Michele Dalla Costa mettendolo di fatto in quella condizione di "incompatibilità ambientale" su cui ora sta indagando la prima commissione della magistratura?".

In questo senso va "il dubbio sollevato alcuni giorni fa dall'ex consigliere regionale Diego Bottacin: «Su Veneto Banca i fatti accertati dalle ispezioni della Banca d'Italia sono del 2013. È lecito chiedersi perché e per cosa la magistratura ha aspettato tre anni?».

Bottacin fa riferimento al fatto che la relazione degli ispettori della Banca d'Italia era stata immediatamente inviata anche a Treviso, dove è confluita in un fascicolo d'indagine che per due anni è però rimasto misteriosamente fermo. Da ricordare poi che un altro ex pezzo da novanta del tribunale di Treviso, l'ex presidente Giovanni Schiavon da Vincenzo Consoli avrebbe ricevuto una bicicletta mountain-bike da 5.500 euro nell'estate 2009 e un orologio in oro bianco nel 2011. La ragione? «Più volte sono stato richiesto dalla banca di fare conferenze ai suoi dirigenti in materia fallimentare, e non ho mai chiesto una lira di compenso», ha spiegato Schiavon".


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