Da 62,5 euro a 10 centesimi per azione: gli errori che hanno azzerato il capitale della BPVi e dei suoi soci
Domenica 11 Dicembre 2016 alle 12:32 | 0 commenti
Il valore delle azioni BPVI ha avuto un andamento per lo meno eccentrico. Naturalmente è necessaria una spiegazione. Il valore di partenza è quello dei tristemente noti 62,5 euro applicato sino al 31 dicembre 2014, con l'ultimo aumento di capitale del 2014. A datare maggio 2015, quando il valore unitario delle azioni era stato ridotto in aprile a 48 euro, e grazie ad una decisione presa a febbraio 2015 vi è stato un nuovo aumento di capitale della Banca Popolare di Vicenza per 250 milioni tramite una conversione "forzata" di un corrispondente prestito obbligazionario. Quindi il valore è precipitato a 6,3 euro per azione (valore di recesso non esercitabile in base alle regolamentazioni di Banca d'Italia su cui ora pende la recente "bocciatura" della Corte dei Conti, ndr) con la valutazione peritale della PwC, un calcolo comunque opinabile perchè basato solo su metodi reddituali (cioè su previsioni di redditi futuri) derivanti dal piano industriale Iorio con un'attualizzazione basata su un confronto con "Aziende simili" che, nella realtà , erano molto eterogenee fra di loro e nei confronti della banca vicentina.
Il 28 marzo 2015, però, è stato approvato il bilancio 2015, da cui appariva un valore teorico, di bilancio, per azione pari a 21,47 euro per azione. Si trattava di un valore teorico ottenuto dividendo il patrimonio netto di 2,534 miliardi di euro per i 118 milioni di azioni circolanti. Un puro valore di libro da correggere tenendo conto , ad esempio, del non reale valore di bilancio della partecipazione in Cattolica di Assicurazione o dell'insufficiente copertura delle sofferenze su crediti, ma comunque un valore contabile certificato dall'ente di revisione e dal CdA.
Quindi, con l'aumento di capitale al 28 aprile 2016, si è passati al valore di 0,1 euro per azione. Perchè? Semplicemente perchè, con un'operazione sbagliata, si è voluti andare su un mercato non ricettivo per cercare un capitale che invece era da ricercare diversamente, con cessioni ed altre operazioni straordinarie. Il mercato, che già non valutava correttamente banche considerate solide come Intesa o Ubi, ha letteralmente rifiutato una banca discussa e bisognosa di una profonda e radicale ristrutturazione come Popolare di Vicenza. L'operazione di aumento di capitale esterno era da evitarsi come il diavolo, cercando invece gli strumenti internamente con ristrutturazioni, cessioni, scorpori ed anche transando con i precedenti membri dei CdA e con altri attori esterni eventuali loro responsabilità . Si è cercata la strada peggiore, nel momento peggiore e nel modo peggiore, e si è ottenuto l'azzeramente del valore delle azioni.
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