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Donazioni per il terremoto e bilancio della Caritas vicentina, un ex volontario: “non sono trasparenti”. La risposta da via Torretti: “accuse immotivate e pretestuose”

Di Edoardo Andrein Mercoledi 28 Settembre 2016 alle 22:40 | 0 commenti

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Un nostro lettore, Giorgio Piccolo, ex volontario presso la Caritas vicentina, ci ha inviato una dettagliata e accorata denuncia, che pubblichiamo a seguire, riguardante i bilanci della associazione cattolica, facendo notare che “trovo per lo meno scorretto, dal punto di vista morale, se non giuridicamente, che la Caritas vicentina non si preoccupi minimamente della questione "Trasparenza verso i donatori". Il riferimento parte dalla raccolta fondi per il recente terremoto del centro Italia avvenuto la scorsa estate. Una dura accusa contro la Caritas vicentina dalla quale, dopo 19 anni alla guida, ha recentemente lasciato il “timone” don Giovanni Sandonà.

In tempi di continue polemiche anche sullo Ior, la Banca Vaticana, e altri scandali economici che hanno riguardato la Chiesa, sulla questione portata all'attenzione da Piccolo è intervenuta con una risposta ufficiale la Caritas vicentina:

"I bilanci di Caritas e Diakonia - fanno sapere dalla sede di via Torretti - sono disponibili presso la nostra sede e che per ogni singola attività abbiamo sempre rendicontato periodicamente e puntualmente presso l'opinione pubblica e i media quanto raccolto e i relativi impieghi, sia che si tratti di emergenze come i terremoto che - ad esempio - di aiuti alle famiglie in difficoltà economica o ad altri tipi di disagio. Le accuse ci appaiono quindi immotivate e pretestuose. Se poi il sig. Piccolo vuole affidare la sua generosità ad altre realtà, libero di fare quanto ritiene più opportuno".

Ecco invece il testo della lettera dell'ex volontario:

“Da parte mia, tutta la solidarietà ai terremotati, alle persone in difficoltà, ai migranti, ecc. Occorre però che si sappia distinguere tra chi raccoglie denaro, giacché ogni volta che succedono terremoti, alluvioni, ecc., ci sono decine e decine di entità varie (IlSole 24ore del giorno 5 settembre 2016 riferisce che in occasione del terremoto di San Giuliano di Puglia nel 2006 ci furono 26 morti e circa 25.000 entità che raccoglievano denaro in favore dei terremotati; anche oggi per il terremoto in Centro Italia sta avvenendo qualcosa di simile) che si fiondano sul piatto ricco della solidarietà, benemerita per chi dona, ma non di rado pelosa per chi intermedia il denaro donato. Perciò è indispensabile che chi dona pretenda dai collettori di denaro del pubblico una seria rendicontazione dell’uso fatto e che chi riceve senta come dovere morale, prima ancora che giuridico, rendicontare con serietà che cosa si è fatto. Sappiamo tutti, infatti, dalla cronaca passata e recente come non sia raro che alcuni sappiano approfittare della generosità delle persone per coniugare uso più o meno congruo dei fondi raccolti e interessi privati, fossero anche soltanto quelli di conquistare visibilità. E niente e nessuno può pretendere che gli sia accordata fiducia senza controlli (questo principio me lo ha insegnato proprio la Caritas vicentina, dove sono stato collaboratore a progetto per 1/5 del tempo da me impegnato in essa nonché come volontario per gli altri 4/5). Stupisce perciò che la Caritas vicentina, a una mia richiesta, fatta sul suo sito, di poter vedere il rendiconto della sua attività non abbia risposto in maniera minimamente seria. E infatti ha fornito una prima volta un link che conduce al Bilancio sociale 2015 Diakonia ove sono elencate l'importo totale degli interventi fatti, ma non la cifra delle entrate (mai visto un bilancio con le sole uscite!), e le cifre, in percentuale, dei singoli interventi.

Alla mia osservazione che un bilancio siffatto è solo uno spot pubblicitario, ma non rendiconta nulla (esempio, tra i tanti possibili: gli stipendi pagati ai dipendenti sono una percentuale delle uscite? Se sì, il relativo importo non dovrebbe essere considerato come “aiuto a persone in difficoltà”. Se, invece, gli stipendi sono una percentuale delle entrate, non si può valutare la ragionevolezza di questa voce, dato che la voce “entrate” non è riportata), a questa obiezione, dicevo, la Caritas ha risposto con un altro link che porta a un altro rendiconto costruito con gli stessi criteri generici del primo. Dopo la mia osservazione che anche il secondo link è solo uno spot , la Caritas ha provveduto a bloccare la possibilità che possa fare ulteriori commenti, non solo sull’argomento in questione, ma su qualsiasi argomento.

Il problema della trasparenza dei bilanci delle onlus è sentito a livello generale ( l’Agenzia per le onlus ha infatti pubblicato le linee guida per la redazione del bilancio). E' evidente, infatti, che i donatori hanno interesse a sapere, tra l'altro, quanta percentuale della somma donata si traduce in aiuto concreto, e quanta invece "si perde" nella gestione.

Per mia curiosità ho dato uno sguardo ai bilanci 2015 di Medici Senza Frontiere e della Onlus "Fondazione Italia per il Dono" di Milano. Essi sono costituiti da Stato Patrimoniale, Rendiconto della gestione e Nota Integrativa; ognuno di essi suddiviso nei vari conti e sottonote. MSF dichiara che per la gestione della struttura viene speso il 19% dei fondi raccolti, la Fondazione Italia il 12%. Caritas vicentina, invece, riporta una sola cifra, quella degli aiuti economici erogati, non riporta l'importo delle donazioni ricevute e quindi è muta su tutto ciò che potrebbe darci un'idea di come si traducono, in percentuale, le liberalità ricevute in aiuti concreti. Si dilunga, invece, nel farci sapere le classi di età delle persone aiutate, il loro stato civile, ecc. Per fortuna ci risparmia di dirci il loro numero di scarpa, il colore degli occhi e altre cose altrettanto fondamentali".


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