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I pesi e le misure di Bankitalia: a Vicenza tollerato per anni il valore "gonfiato" delle azioni, per Bene Banca (s)gonfiato un bilancio

Di Silvano Trucco, ex dg Bene Banca Giovedi 24 Agosto 2017 alle 00:26 | 0 commenti

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Dopo «"Tu non obbedisci e io ti commissario, ma anche... no": la storia che ha opposto Bankitalia a Bene Banca. L'ex dg Silvano Trucco la ricostruisce a puntate e la incrocia con quella di BPVi e Veneto Banca», abbiamo proposto «Un caso esemplare per l'ex dg di Bene Banca Silvano Trucco: Bankitalia la commissaria "preventivamente". La seconda puntata con BPVi e Veneto Banca in filigrana» e, quindi, la terza parte («Un caso esemplare del "sistema" bancario, gli strani intrecci tra Bene Banca e BPVi: storia di un deposito milionario») della ricostruzione dei fatti secondo l'ex dg della piccola BCC cuneese, commissariata nonostante stesse... bene e che bissa coincidenze o contrasti nei rapporti con Bankitalia delle storie di BPVi e Veneto banca.

Della ricostruzione oggi proponiamo la quarta di 8 puntate  mentre, lo ripetiamo, continuiamo a essere pronti a riferire di eventuali repliche o di diverse versioni che ci pervenissero dal "sistema". Grazie.

Il direttore

 

I pesi e le misure di Bankitalia: a Vicenza tollerato per anni il valore "gonfiato" delle azioni, per Bene Banca invece un bilancio (s)gonfiato

Era il 9 marzo 2015 e l'ex Presidente di Bene Banca denunciava il Commissario DUSO per lo strano deposito milionario "poco remunerativo" della Bene Banca alla BPVi (di tale procedimento penale già si è parlato nella precedente puntata). Proprio nella primavera 2015 a Vicenza era al lavoro il team ispettivo della BCE che avrebbe poi contestato nel proprio report, tra le altre criticità, le operazioni "baciate" riscontrate a valere sugli ultimi aumenti di capitale.
Nel contempo, ad aprile 2015, le azioni di Banca Popolare di Vicenza venivano svalutate del 23%, con il CdA presieduto da Zonin che ne riduceva il valore da 62,50 a 48 euro.
In tarda primavera cadevano così le prime teste, a partire dall'A.D. Samuele Sorato, seguito a ruota dai Vice Direttori Generali Emanuele Giustini (responsabile Divisione Mercati) e Andrea Piazzetta (responsabile divisione Finanza). A settembre 2015 arrivarono le perquisizioni della GdF e solo a novembre si dimetteva il Presidentissimo.
Da allora non c'è stata settimana in cui i principali quotidiani non parlassero almeno una volta della Banca Popolare di Vicenza, il "grande malato" del Sistema bancario nazionale, il cui epilogo è a tutti tristemente noto.
A ben vedere, già nel Prospetto Informativo dell'Aumento di Capitale della vicentina del 2016, al prezzo di 0,10 euro ad azione (solo 15 mesi prima il valore era di 62,50), poi pressoché integralmente sottoscritto dal Fondo Atlante, si parlava di rischio dell'Emittente di essere "presumibilmente sottoposto a misure di risoluzione da parte del Single Resolution Board". Un prospetto che citava indicatori di adeguatezza patrimoniale e di liquidità sotto le soglie minime, un CET1 ratio del 6,65% contro un 7% minimo ed un 10,25% imposto alla BPVi dalla BCE, un LCR (Liquidy Coverage Ratio) del 47,5% contro un requisito regolamentare del 70%. Ed ancora "un capitale circolante di cui dispone il Gruppo alla data del prospetto, INSUFFICIENTE per i suoi fabbisogni di liquidità correnti (..)".
L'operazione di sistema ideata con Atlante è stata una ulteriore beffa per gli azionisti della BPVi, che hanno visto, nel volgere di poco più di un anno, crollare i loro titoli da 62,5 a 0,10 euro, senza di fatto poter fare alcunché se non assistere impotenti dato che le azioni erano bloccate e congelate, stante l'assenza di un mercato ufficiale ed il divieto di riacquisto imposto alla BPVi per il difetto dei requisiti patrimoniali.
A Vicenza, a frittata completata, la Banca d'Italia ha dichiarato che, pur sapendo, non poteva fare nulla per impedire questa "iper valutazione" del prezzo delle azioni, decisa di propria sponte dal CdA, se non bacchettare i vertici, tollerando di fatto per anni un valore "gonfiato" : una verità che oggi è sotto gli occhi di tutti, uno scandalo che ha bruciato oltre 6 miliardi di valore, sudati risparmi di 118.000 azionisti della vicentina.
Con l'azione a 62,5€ la Popolare di Vicenza valeva infatti circa 1,7 volte il patrimonio netto tangibile, un valore spropositato superiore a qualsiasi altra banca, che la poneva ai vertici (la terza) del panorama bancario nazionale per capitalizzazione. Nel 2016 a 0,10€, post aumento di capitale, la vicentina veniva prezzata a 0,377 il patrimonio netto, un valore in linea con il sistema seppur a livelli superiori ad altre banche più in salute, tanto che lo stesso amministratore delegato Iorio allora parlò pubblicamente di un "numerone, un ottimo risultato"...
10 Centesimi era allora il valore delle nuove azioni, una cifra che attribuiva alla banca una capitalizzazione ante aumento di 10 mln di euro, una somma inferiore addirittura ai compensi erogati nel 2015 ai vertici della vicentina, un valore che però sancì una perdita del 99,84% per i vecchi azionisti.
In 12 mesi bruciati 6,2 miliardi di capitali! Uno dei più grandi falò della storia italiana, titolava il quotidiano IlSole24Ore dell'epoca.
Altri 12 mesi di gestione sotto la proprietà del Fondo Atlante e l'epilogo funesto della Liquidazione Coatta Amministrativa ed il de profundis di ogni residuo valore delle azioni.

Ma un po' più ad ovest, a Bene Vagienna in provincia di Cuneo, accadeva invece tutt'altro: nel bilancio di fine commissariamento (peraltro della procedura più veloce della storia bancaria nazionale) al 31.05.2014 non sono state valutate volutamente 11,7 milioni di plusvalenze lorde, pari a 8,324 milioni al netto della fiscalità, al solo fine di chiudere un conto economico in perdita di 7,8 mln e così poter giustificare ai soci ed al Territorio l'intervento pesantissimo di Banca d'Italia.
Altro che super valutazione, per Bene Banca un bilancio letteralmente "sgonfiato" !

Ma la Banca d'Italia dov'era ??
A Bene Vagienna bilancio di fine commissariamento proposto dal Commissario, puntualmente approvato dal Comitato di Sorveglianza ma anche e soprattutto dai vertici di Palazzo Koch nel gennaio 2015.
Ma anche tale comportamento non è sfuggito agli occhi attenti dell'ex Presidente Francesco Bedino che con esposto presentato in data 3 luglio 2015 ha denunciato penalmente il Commissario DUSO, il Presidente del Comitato di Sorveglianza e la stessa Banca d'Italia nelle persone del legale rappresentante pro-tempore (il Governatore), del Responsabile Dipartimento Vigilanza (Dott. Carmelo Barbagallo) e del titolare del servizio Costituzione e Gestione delle crisi (Dott.Pier Luigi Conti), per i presunti reati di false comunicazioni sociali, nonché per gli eventuali ulteriori reati fiscali ravvisabili.

Querela dl Bedino, ex presidente di Bene Banca, contro Duso, commissario Stralcio sulla querela dl Bedino, ex presidente di Bene Banca,  contro Duso, commissario

Ma a Bene Vagienna chi era preposto a controllare l'operato del Commissario DUSO ?
In primis il Comitato di Sorveglianza ed in subordine la Banca d'Italia alla quale spetta la supervisione.
Guarda caso però il Presidente del Comitato di Sorveglianza era il Prof. Giovanni Ossola dell'Università di Torino, già membro del Collegio Sindacale di Milano Assicurazioni, al quale a fine 2013, per "la gravità oggettiva delle violazioni riscontrate" e per "la gravità soggettiva delle condotte poste in essere", la CONSOB ha comminato una sanzione da 382.000 euro, per la cronaca trattavasi della sanzione più elevata mai inflitta ad un Collegio Sindacale (3,7 milioni complessivi di multa ai membri dei collegi sindacali di Fondiaria Sai e Milano Assicurazioni) motivata dalle ripetute violazioni dell'Art.149 del Testo Unico della Finanza, ossia del non avere ottemperato con diligenza al proprio dovere di vigilanza.
Una circostanza che si commenta da sola, ma al riguardo voglio riportare testualmente l'interrogativo che il grandissimo Elio Lannutti ha citato nel proprio libro "LA BANDA D'ITALIA": "nomine ad hoc per tutelare banche amiche? I bracconieri nominati guardiacaccia".

Sempre il senator Lannutti quale Presidente ADUSBEF, dal 2008 ha presentato in terra vicentina ben 19 denunce sul valore "gonfiato" delle azioni della BPVi, esposti caduti tutti pressoché nel vuoto visto che soltanto sul finire del 2015 sono partite le indagini, quando la frittata era ormai servita.
Banca d'Italia sapeva ma non ha fatto nulla ed il Governatore Visco in audizione al Senato il 19 aprile 2016, si è ostinato a difendere Palazzo Koch dichiarando che l'azione della Vigilanza negli anni della recessione "ha prevenuto l'insorgere di una crisi profonda e generalizzata del sistema bancario" .
Ma nello stesso arco temporale pressoché decennale, nonostante gli ultimi mesi di evidente declino, la governance della Popolare di Vicenza è sempre rimasta rigorosamente al proprio posto, con il benestare di Visco. Solo a situazione pressoché irreversibile, a fine 2015 il Presidente Zonin ha rassegnato le proprie dimissioni dalla guida della popolare berica.

Intanto a Bene Vagienna le plusvalenze milionarie lasciate in dote al nuovo corso dal Commissario venivano prontamente utilizzate, visto che in soli 13 mesi il CdA individuato da Bankitalia ha subito approfittato del cadeau dell'emissario di Visco. Infatti, dopo i 7,35 mln contabilizzati nel bilancio al 31.12.2014 (di soli 7 mesi di esercizio: 1-6 / 31.12), nella semestrale al 30.06.2015 il nuovo corso ha realizzato altri utili da cessione titoli per 6,65 mln , portando così il totale delle plusvalenze realizzate a 14 milioni di Euro!
La riprova delle corrette affermazioni nella segnalazione alla Magistratura si riscontrava facilmente nelle riserve POSITIVE del portafoglio titoli della Bene Banca che di contro si erano di molto assottigliate (al 30.06.2015 pari ad Euro 1,397 milioni, contro gli 11,7 mln lasciate in dote dal Commissario !).
Ecco che così facendo l'ultima riga del conto economico della nuova gestione della Banca poteva esprimere valori positivi.
Poca onestà intellettuale manifestò all'epoca il Presidente Vietti gridando ad agosto 2015 all'UTILE RECORD della storia della bcc benese citando il risultato semestrale positivo di oltre 3,2 milioni di euro, quando, da una semplice lettura del rendiconto della Bene Banca - pubblicato sul sito istituzionale della bcc benese - chiunque poteva riscontrare come tale risultato finale fosse stato raggiunto perché sono state FINALMENTE realizzate le plusvalenze sul portafoglio titoli, quelle famose poste attive VOLUTAMENTE NON CONTABILIZZATE dal Commissario nel bilancio di fine procedura per chiudere un esercizio in perdita e così giustificare l'iniziativa pesantissima di Banca d'Italia.

Ma a quali esiti si è giunti con la querela contro il Commissario e Banca d'Italia per le false comunicazioni sociali?

Dopo neanche un anno di indagini, il PM assegnatario del fascicolo, il dott. Maurizio Picozzi (cari lettori tenete bene a mente questo nome, lo rivedremo in seguito) in data 7.6.2016 ha avanzato al GIP istanza di archiviazione con una motivazione scarna e stringata, che vale la pena riportare di seguito: "le approfondite indagini della Ten.GdF di Mondovì (annotazione 8.2.2016 in particolare) escludono prove di responsabilità penale nei fatti denunciati dal Bedino considerato anche che questi era stato a sua volta inquisito in via amministrativa dal Duso per il suo precedente incarico dirigenziale della stessa Bene Banca") .
In sostanza il movente della querela era una acredine personale, piuttosto che il sacrosanto dovere civico di segnalare fatti e circostanze di sospetta illiceità di cui si è a conoscenza...
Ebbene il GIP di Cuneo, in data 18.11.2016, dopo l'udienza di discussione dell'opposizione alla scarna istanza di archiviazione sopra riportata, ha decretato l'archiviazione con la seguente motivazione:"dato che il bilancio è stato approvato dal Comitato di Sorveglianza e dalla Banca d'Italia, i quali non hanno formulato alcuna osservazione in merito, una perizia al riguardo apparirebbe pertanto meramente esplorativa e non giustificata dalle risultanze in atti. Difetta quanto meno l'elemento soggettivo del reato ed eventuali contestazioni in merito alla bontà delle valutazioni potranno e dovranno di conseguenza essere sollevate nelle competenti sedi civili e amministrative."
Un commento, anzi no è superfluo, però una considerazione a tale pronuncia è doverosa: peccato che la denuncia sia stata rubricata solo contro il Commissario, quando era dal querelante direttamente indirizzata anche contro il Presidente del Comitato di Sorveglianza e contro il legale rappresentante della Banca d'Italia, nonchè nei confronti del Dott. Carmelo Barbagallo (Capo Dipartimento Vigilanza) e del Dott. Pier Luigi Conti (titolare del servizio Costituzione e Gestione delle crisi), questi ultimi perchè con delega del Direttorio in data 15.1.2015 avevano approvato il bilancio di fine procedura .... 
A quanto pare per la Magistratura gli uomini della Vigilanza bancaria hanno la qualifica di soggetti infallibili, e quindi, non avendo formulato osservazione alcuna in merito, tutto archiviato con buona pace dei soci della banca che "potranno e dovranno di conseguenza sollevare eventuali osservazioni nelle competenti sedi civili e amministrative".

To be continued

Silvano Trucco
(ex D.G. Bene Banca)


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