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I soci ex BPVi e Veneto Banca rimasti senza il becco di un quattrino: il botta e risposta su Il Gazzettino tra Battista Parolin, Andrea Arman e Roberto Papetti

Di Edoardo Pepe Mercoledi 16 Agosto 2017 alle 17:07 | 0 commenti

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Pubblichiamo una serie di "botta e risposta" riguardo alla situazione dei soci di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca che non hanno aderito all'Offerta Pubblica di Transazione e che, almeno per ora, sono rimasti con zero euro in tasca dopo la messa in Liquidazione Coatta Amministrativa delle due ex Popolari venete. Lo scambio di lettere, risposte e repliche è iniziato il 5 agosto su Il Gazzettino e si è concluso, si fa per dire, ieri 15 agosto tra un lettore eccellente, il notaio Battista Parolin, l'avv. Andrea Arman, presidente del "Coordinamento associazioni banche popolari venete don Enrico Torta", e Roberto Papetti, direttore del Gazzettino.

5 agosto

Ex popolari e risparmiatori urlare è legittimo, ma inutile

Egregio direttore.

mi permetto formulare quanto di seguito, sulla ormai nota vicenda che avvelena il sangue di tanti cittadini/risparmiatori delle ormai ex popolari, Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. Nella norma, quando si perde una guerra, chi la vince detta le condizioni ai soccombenti ai quali non resta che confidare nella bontà di chi li ha battuti. Nel caso delle nostre ex popolari, purtroppo per la maggioranza dei cittadini/risparmiatori la guerra è ormai persa e quindi non c'è che da sperare nel buon atteggiamento di chi ormai è al vertice. Continuare a combattere con proclami, riunioni faziose, atteggiamenti bellicosi da parte di chi è soccombente, non può che portare a soluzioni non certo favorevoli. È legittimo che i cittadini/risparmiatori cerchino in tutti i modi di ottenere il massimo ristoro possibile, ma in questo iter è controproducente l'atteggiamento a volte violento che purtroppo emerge da certe anche recenti manifestazioni.

Notaio Battista Parolin

Montebelluna

 

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Caro lettore,

forse non è giusto parlare di guerra: i soci delle popolari venete non sapevano di dover combattere una battaglia. Pensavano solo di aver fatto un buon investimento comprando i titoli di Popolare Vicenza e Veneto Banca. Si sono invece ritrovati con pochi euro in mano, senza neppure avere la possibilità di difendersi. Ciò detto credo che lei abbia ragione: la rabbia di tanti cittadini è comprensibile e giustificata. Ma i toni belligeranti e intransigenti scelti da taluni comitati finora non hanno portato ad alcun risultato. Anzi, in qualche caso, hanno fatto perdere a numerosi soci la possibilità di intascare il rimborso del 15 per cento messo a disposizione nei mesi scorsi dalle due banche. Protestare, alzare la voce e chiedere un ristoro per i danni subiti è legittimo: ma non bisogna illudere la gente che ha già pagato un prezzo molto alto al disastro delle ex popolari. Oggi con le due banche vendute a Intesa e destinate a scomparire definitivamente, la possibilità di ottenere risarcimenti sono oggettivamente limitate. Mi rendo conto che è dura da digerire, ma questa è la realtà delle cose. E non saranno urla esasperate e slogan a farla cambiare.

Roberto Papetti, direttore del Gazzettino

 

15 agosto

La lettera del notaio Battista Parolin ed anche la risposta, commento, del direttore del Gazzettino mi spingono a chiarire.

Credo sia necessario procedere per punti:

1-     all'interno di uno stato civile che trova nella costituzione le regole di convivenza, non ci dovrebbero essere né battaglie, né guerre, sulla pelle dei cittadini che confidano, pagandoli profumatamente, su meccanismi e strumenti di controllo che li dovrebbe tutelare.

2-     nella vicenda delle popolari venete si devono, grossolanamente, individuare due momenti, altrettanto determinanti: A- il periodo della vecchia gestione ante 2015; B- il periodo di salvataggio post 2015, periodo Atlante e altri agenti del governo.  Vi è un comune elemento nei due tempi: la mancanza di efficaci controlli ed iniziative da parte dello Stato o chi per esso.

3-     la posizione servile di stampa e notabili che per ragioni di debito, per opportunismo, speriamo anche per cosciente scienza,  hanno condotto i risparmiatori ad un disastro ignoto al mondo occidentale.

4-      Il governo ha fatto approvare una legge che in qualsiasi paese normale avrebbe portato tutto il popolo in piazza, mentre in Italia quelli che dovrebbero essere i sorveglianti del potere, fanno finta di non vedere ed indicano la viltà quale utile virtu'. 

In tale contesto i risparmiatori, anzi meglio, quella parte di essi che non si è ancora lasciata imbonire, cercano di far valere i loro diritti e difendere valori che appartengono a tutta la collettività, sperando venga compreso che quello che è capitato oggi a loro domani può essere di altri. Tale resistenza alla prepotenza della politica e della finanza è indigesta e quindi vengono scatenate azioni ed argomentazioni finalizzate a demolire le associazioni dei risparmiatori non allineate con il potere governativo.

Quanto accaduto a Montebelluna, all'incontro del P.D. locale con l' on. Baretta ne è l'esempio. I risparmiatori sono stati deliberatamente offesi e malmenati, rei di aver osato dimostrare su suolo pubblico contro chi " la guerra l'ha vinta".

Gli aggressori del P.D. hanno in via preventiva denunciato e strumentalizzato; noi risparmiatori resistenti non siamo per nulla preoccupati perchè ancora crediamo nella giustizia, quella con la G maiuscola, non quella tanto cara ai vincitori ed a quelli sempre pronti a saltare su quel carro.

Una ultima parola su questioni più tecniche; all'on. Baretta: l'unico vero grave precedente che si è generato nella vicenda delle popolari venete è di aver legalizzato la truffa e l'esproprio di stato senza corrispettivo.

Ai tanti sapienti che indicano le associazioni dei risparmiatori non allineati quali responsabili della perdita di chance per coloro che non hanno aderito alla transazione, vorrei invitare ad approfondire il tema della revocatoria fallimentare ed a riflettere che il portato normativo sopravanza, in un paese ove ancora esiste legalità, il parere del politico di passaggio.

Avv. Andrea Arman, presidente del “Coordinamento associazioni banche popolari venete don Enrico Torta”

 

Caro avvocato,
abbiamo sempre seguito con attenzione l'attività delle vostre associazioni, mi permetta però di replicare al suo lungo scritto con almeno due pacate considerazioni. Nessuna pretesa da parte nostra di ergerci a sapienti. Ma soprattutto quando si parla di economia i numeri hanno la loro importanza. E in questo caso i numeri dicono che chi ha aderito alla proposta di rimborso ha incassato il 15 per cento del capitale investito, chi non l'ha fatto non ha incassato nulla e a questo punto ha pochissime probabilità di vedersi restituire anche pochi euro. Il resto sono ipotesi e supposizioni.
Quanto alle colpe della stampa abbiamo già scritto, anche in questa rubrica, che i giornali hanno certamente la responsabilità di non aver colto per tempo i molti problemi che si celavano dentro i bilanci e le pratiche delle due ex popolari. Ma vorremmo anche ricordare che non siamo stati noi giornalisti a confermare entusiasticamente per lunghi anni alcuni personaggi ai vertici delle due banche, né eravamo noi giornalisti a sedere nei consigli d'amministrazione. Ciò comunque non ci assolve ed è giusto che facciamo, per la parte che ci compete, la nostra autocritica. In ciò vorremmo non essere però da soli. Prima di rispondere alla sua lettera ho consultato l'archivio e mi sono riletto le cronache di alcune riunioni di soci dei vari comitati e associazioni. Ho riletto analisi e accuse del tutto condivisibili, ma anche tanti proclami, annunci di soluzioni o di azioni decisive: tutto rimasto lettera morta o risoltosi in un nulla di fatto. Con buona pace dei soci.
Ecco, anche su questo qualche riflessione andrebbe fatta.

Roberto Papetti, direttore del Gazzettino


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