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I vicentini e la burocrazia, 175,3 milioni di euro per le imprese artigiane: ricerca della Scuola di Politica ed Economia

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 16 Agosto 2016 alle 15:38 | 0 commenti

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Confartigianato Vicenza rende noto che il Corso di Alta Formazione della Scuola di Politica ed Economia (SPE) di Confartigianato, gestita in collaborazione con l’Università di Padova, per l’anno scolastico 2015/2016 ha, approfondito un tema che in Italia non smette mai di fornire materiale: la burocrazia. In particolare è stata realizzata una ricerca sulla percezione della burocrazia da parte dei vicentini. La Scuola, articolata in percorsi biennali è dedicata agli imprenditori e a tutti coloro che intendono avvicinarsi al mondo della piccola impresa, con l’intento di fornire ai frequentanti, nuove chiavi interpretative della realtà e quindi la possibilità di meglio agire nel loro contesto socio economico di riferimento.

Già nel 2015 la SPE lavorò sul tema della burocrazia realizzando la pubblicazione, edita da Franco Angeli, “In ostaggio della burocrazia. Come liberare la competitività di un territorio rappresentando gli interessi delle imprese e della comunità”. Per il 2016 gli allievi della Scuola sono tornati sul tema con una ricerca di taglio più sociale: “Lo stato della burocrazia nella provincia di Vicenza” cui è seguita la pubblicazione “Burocrazia Stop. Come vivono la burocrazia le imprese e i cittadini” (edito sempre da Franco Angeli). Il lavoro compiuto offre uno scenario complessivo della percezione della burocrazia da parte delle imprese e dei cittadini di una della provincie più dinamiche e sviluppate d’Italia, analizzando la pubblica amministrazione sotto il profilo dell’efficienza, delle ridondanze, dei tempi di pagamento, dei tempi necessari al rilascio delle autorizzazioni e delle certificazioni…

In tal modo sono stati quantificati i “costi” che le imprese e la società in generale devono sostenere a causa della burocrazia ed è stato possibile studiare quanto essa incide sul livello di competitività economico-sociale del territorio.

Ma i cittadini riconoscono qualche valore alla burocrazia? Quali sono le maggiori criticità della burocrazia a danno dei cittadini e da quali fattori sono causate? I problemi della burocrazia sono risolvibili? Queste alcune domande a cui la ricerca vuole dare risposta.

Com’era ragionevole attendersi, la prima evidenza emersa con chiarezza è che per la maggior parte dei cittadini la burocrazia rappresenta una grossa criticità, fonte di ostacoli e talvolta anche di ingiustizie. Meno scontato invece quel 25% degli intervistati che attribuisce alla burocrazia più di qualche valore. Queste persone ritengono, infatti, che i procedimenti amministrativi “spingano le persone a rispettare le regole” e che “ostacolino i favoritismi e i piaceri personali”. Da sottolineare che i giudizi meno critici si rilevano fra i cittadini che hanno titoli di studio più elevati. Sembra, infatti, che il grado di istruzione abbia più di qualche influenza nel rapporto tra cittadini e apparato amministrativo e quindi che i giudizi siano tendenzialmente meno severi per chi è in possesso delle conoscenze e delle competenze necessarie per comprendere i motivi che stanno alla base delle procedure burocratiche (a che cosa servono); riconoscere la complessità del sistema attuale; utilizzare gli strumenti informatici introdotti nel processo di semplificazione avviato.

Tra i principali responsabili delle inefficienze burocratiche c’è la sovrapposizione di ruoli e competenze, ma anche una normativa non sempre all’altezza. Problemi che, per il 32% degli intervistati, sono ritenuti certamente risolvibili, mentre un 22% crede che il sistema sia arrivato a un livello di complessità tale da rendere impossibile, o quasi, trovare una soluzione.
Il problema è che per anni cittadini e burocrazia (pubblicazione amministrazione) non si sono parlati. Storicamente, infatti, i burocrati hanno sempre considerato i cittadini un problema da governare e quindi la burocrazia come strumenti di controllo e non (come in altri Paesi) un fattore di sviluppa al servizio della collettività. Ed è invece proprio questo che chiedono i vicentini che la burocrazia diventi cura e garanzia del bene pubblico, che diventi garanzia di imparzialità e strumento di sviluppo economico e sociale. Essi quindi si dimostrano propositivi, pragmatici, alla ricerca di giustizia e di regole chiare e semplici da rispettare, ritenendo queste condizioni necessarie anche per lo sviluppo dell’economia.


Alcuni dati veneti e vicentini

Si stima che il costo della burocrazia per le imprese artigiane della Regione è pari a 882,8 milioni di euro, di cui 175,3 milioni di euro nella provincia di Vicenza, pari al 19,9 per cento.

Tra il 2008 e il 2014 sono state approvate 752 norme fiscali, di cui 98 semplificano (13% del totale), 186 sono sostanzialmente neutre dal punto di vista dell’impatto burocratico (24,7%) e 468 presentano un impatto burocratico sulle imprese (62,2%): poco meno di due norme fiscali su tre promulgate aumentano i costi burocratici per le imprese.

Le politiche della semplificazione in questi ultimi sei anni hanno mostrato il “passo del gambero”: per una norma fiscale che semplifica, quasi cinque (4,7) complicano la vita delle imprese.

I dati del Ministero della Giustizia indicano che in Veneto la durata media per i processi di giustizia civile è di 321 giorni. I circondari di Vicenza e Bassano del Grappa, considerati come un unico tribunale, presentano una durata media dei processi civili pari a 369 giorni. Per quanto riguarda la giustizia- lavoro vengono impiegati in media 1.235 giorni per concludere un procedimento di primo grado, quasi il doppio dei 688 giorni della media regionale, mentre per gestire un fallimento sono necessari agli uffici giudiziari 3.002 giorni, contro una media regionale pari a 2.169 giorni.


Pubblica amministrazione

I dati dicono che l’Italia spende per il funzionamento dei propri apparati amministrativi in media come i Paesi che appartengono al nucleo storico dell’Unione Europea Anche l’evoluzione della spesa per retribuzioni nel settore pubblico in rapporto al Pil, non mostra particolari squilibri: la spesa italiana è inferiore a quella della Francia e del Regno Unito.

Se si guarda al numero totale di occupati nella Pubblica Amministrazione sul totale degli occupati a livello nazionale vediamo che l’Italia ha una percentuale del 14,8 per cento contro il 21 per cento della Francia e il 20 per cento del Regno Unito. Se invece si osserva la distribuzione territoriale dei dipendenti pubblici notiamo come la proporzione tra abitanti e dipendenti pubblici sia superiore nelle regioni meridionali e centrali. Appare evidente come le Regioni del Nord italiano, tra cui si colloca il Veneto, reputate mediamente più efficienti siano anche dotate del minor numero di occupati nel settore pubblico.

Ma allora dove sta il problema? Nel fatto che prevale ancora una mentalità burocratica (appunto) che vede il cittadino come un suddito da governare, come un numero da gestire, come un problema da classificare e non come il fine ultimo. Alla parola burocrazia dovrebbe sostituirsi la parola amministrazione pubblica, ovvero la gestione delle risorse e la realizzazione di politiche per la società e lo sviluppo


Le modalità della ricerca: digital methods

Grazie al gruppo di ricercatori che fanno capo al professor Federico Neresini (docente di sociologia generale all’Università di Padova - Dipartimento di Filosofia, Pedagogia e Psicologia Applicata) si è realizzata una ricerca sul web, ovvero uno studio quali-quantitativo dei contenuti indicizzati online dai motori di ricerca (Google Trends e Google AdWords1.). Si tratta di una tecnica innovativa per capire la percezione degli italiani sulla burocrazia.

E una prima evidenza è che l’atteggiamento dei vicentino verso la burocrazia è diverso. Dall’analisi delle ricorrenze sul web, appare, infatti, che gli italiani sono legati alla “retorica pubblica dell’indignazione” che individua la burocrazia quale male assoluto. Emerge dunque l’immagine della burocrazia come “groviglio” di norme e regole, una vera e propria “nemica”, un “ostacolo”. Inoltre, nel riferirsi alla burocrazia se ne evidenziano i “costi” eccessivi rendendo evidente la necessità di fermarla. Una cosiddetta polarizzazione che individua un nemico senza proporre soluzioni. I vicentini invece, come visto, hanno idee diverse e propositive.

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