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Il boccone è amaro per quotisti di Atlante: in bilancio riduzione di oltre un terzo del valore della partecipazione

Di Rassegna Stampa Domenica 29 Gennaio 2017 alle 10:35 | 1 commenti

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Atlante e il rebus della svalutazione. Salvataggi. Banche e altri quotisti orientati a ridurre di oltre un terzo il valore della partecipazione nel fondo

Tra le tante incombenze contabili di queste settimane dedicate alla chiusura dei bilanci 2016, c'è un rebus particolarmente complesso (e fastidioso) che vede impegnati vertici e consigli delle principali banche italiane. E con loro gli altri azionisti di Atlante 1: Fondazioni, assicurazioni, Cdp. Come contabilizzare la quota nel primo fondo di salvataggio targato Quaestio? O meglio: quanto svalutarle?
Il boccone, si diceva, è amaro. Perché Atlante 1 ha chiuso il 2016 con un solo intervento: i 2,5 miliardi investiti tra maggio e giugno negli aumenti di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Che però in poco più di sei mesi sono pressoché evaporati, considerato che i due istituti - tra gli altri 938 milioni iniettati a gennaio 2017, gli oneri della procedura di conciliazione e le potenziali perdite derivanti dallo smaltimento degli Npl - versano di nuovo in condizioni a dir poco precarie.

Sì, ma quanto? E qui si apre il rebus. Le banche attendono comunicazioni dalla Sgr guidata da Alessandro Penati, che periodicamente deve aggiornare il Nav, il net asset value, del fondo. Però Quaestio a sua volta dispone di informazioni - per lo meno ufficiali - vecchie rispetto allo stato di salute attuale delle banche, considerato che i dati sono al 30 giugno. Ma da allora è passato un secolo.
Così, sulla carta ogni quotista farà come ritiene. Ma è probabile che tutti ci si muova sulla stessa linea, con una svalutazione intorno al 33%, o forse qualcosa in più. Per Intesa Sanpaolo, ad esempio, che finora si è vista chiamare dal fondo 500 milioni (sul miliardo totale messo a disposizione), si tratta di una perdita a conto economico di circa 180 milioni, per gli altri quotisti sarà proporzionalmente inferiore. Sempreché decidano di stare sul 33%: alcuni, come ad esempio UniCredit che con i conti del quarto trimestre 2016 si prepara a fare una pulizia generale anche sulle partecipazioni, potrebbero optare per trattamenti più radicali.
La riflessione è in corso in verità in tutte le banche quotiste. Anche perchè in verità la scelta di svalutare la quota è frutto di una valutazione del tutto prudenziale degli istituti, che sono tenuti a fare l'impairment test e a svalutare la partecipazione solo a fronte di una duratura perdita di valore. Ma tutte le banche principali banche quotate a breve dovranno decidere cosa fare sulle proprie quote. Si va dai 200 milioni di Ubi ai 100 milioni di Bpm e Bper, passando per i 60 milioni del Creval ai 50 milioni di Popolare Sondrio.

di Luca Davi, da Il Sole 24 Ore


Commenti

Inviato Domenica 29 Gennaio 2017 alle 11:38

Oltre agli azionisti azzerati, avremo i fondisti azzerati? mentre i debitori se la cavano con una penitenza...
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