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Il fallimento della Vimet e i suoi rapporti con BPVi e Veneto Banca: campanello d'allarme di intrecci tra mala gestio, banche e crisi

Di Giancarlo Marcotti Mercoledi 8 Marzo 2017 alle 13:25 | 0 commenti

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La crisi economica, come tutti sappiamo, ha picchiato duro anche nel nostro territorio, basta fare un "tour" nelle zone industriali per rendersi conto di quanta ricchezza, in pochi anni, sia andata distrutta. Non ci fa più nemmeno effetto vedere cartelli con la scritta "Chiuso per fallimento", sono migliaia le ditte, grandi, medie, piccole e piccolissime che hanno chiuso i battenti sommerse dai debiti. Ma l'emozione destata quando il Tribunale di Vicenza, alcuni giorni fa, ha dichiarato l'insolvenza della Vimet spa è stata forte. Vimet era il più grande banco metalli d'Italia, un "gioiello" dell'industria vicentina, una delle poche società del nostro territorio ad avere respiro internazionale, insomma un qualcosa che dava lustro e visibilità a Vicenza non solo all'interno dei nostri confini.

E' vero, il settore orafo aveva già subito un forte ridimensionamento dopo lo scoppio della crisi economica internazionale, ma Vimet, ancora nel 2014, fatturava 650 milioni di euro macinando utili (3 milioni), come si può giustificare un crollo così repentino?

Come al solito non esiste una sola causa, certamente la dirigenza avrà commesso errori a ripetizione, ma viene spontaneo collegare la rovinosa caduta di tante aziende vicentine, una volta floridissime, con la "scomparsa" delle banche territoriali, la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.

La Vimet spa aveva cercato di "salvarsi" presentando una domanda di concordato preventivo, ma la situazione emersa è davvero inquietante. Il "buco" supererebbe i 100 milioni. I debiti verso l'Erario sono risultati insanabili, e non si esclude neppure l'ipotesi di bancarotta fraudolenta.

E' bene specificare che di fronte a ipotesi di reato così gravi non resta che attendere il lavoro della Magistratura, di questi tempi oberata di lavoro, ma a noi preme maggiormente fare altri tipi di considerazioni.

Fra le miriadi di operazioni poco chiare, un attivo di bilancio estremamente gonfiato, fatturazioni false e lingotti d'oro scomparsi, fatti sui quali ovviamente non ci addentriamo, emergono anche i rapporti fra l'azienda e le due Banche venete, ovviamente intrecci molto stretti.

Si dice che Vimet spa avesse investimenti in azioni sia di BPVi che di Veneto Banca per un totale di 30 milioni di euro e che l'azienda (nel gennaio del 2015!) fosse riuscita a liquidare la partecipazione in Veneto Banca, si parla di 355.000 azioni che, ad un prezzo di 39,5 euro ciascuna, fanno un totale di 14 milioni di euro.

Insomma le metafore che potremo usare sono molte: la caduta di una tessera del domino che innesca una reazione a catena, lo spostamento di una sola carta che fa crollare l'intero castello, e potremmo proseguire di questo passo, la sostanza, però, non cambia: quando l'economia reale va in difficoltà le Banche soffrono... e quando le Banche soffrono l'economia reale va in difficoltà.

Un vortice che non sappiamo quando si fermerà, ne conosciamo tuttavia la terribile forza distruttiva e se non si agisce in fretta, rimettendo in piedi una Banca territoriale "funzionante", le conseguenze, per l'economia vicentina, saranno ancor più devastanti.


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