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Il manager diventa tutor, Federmanager berica: al via il progetto vicentino

Di Comunicati Stampa Sabato 25 Febbraio 2017 alle 16:50 | 0 commenti

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L'iniziativa promossa dalla Federmanager berica si rivolgerà anche al terzo settore. Il presidente Farronato: «Trasmetteremo conoscenza in uno scambio tra generazioni».
Manager-tutor per aiutare i giovani colleghi, ma anche chi ha perso il lavoro, trasmettendo conoscenze e aiutando ad individuare e affrontare i problemi. Questi gli obiettivi del "Progetto tutoring" promosso da Federmanager Vicenza e illustrato questa mattina nell'incontro "Solidarietà: tutoring e volontariato" tenutosi alla Fondazione Cuoa di Altavilla. A presentare l'iniziativa, che prende le mosse da altre simili già presenti in altre città, sono stati Adolfo Farronato, presidente di Federmanager Vicenza e Giovanni Facco responsabile del progetto per l'associazione berica.

IL PROGETTO VICENTINO. «Oggi - sottolinea Farronato - parliamo di persone e di manager. Da sempre è insita nelle persone la voglia di trasmettere le proprie conoscenze. Noi manager abbiamo la missione di diffondere la cultura nelle imprese, a maggior ragione nei confronti dei colleghi più giovani. Il tutor è un "lavoratore della conoscenza" ed è ciò che vogliamo fare, senza tralasciare la reciprocità di rapporto. Se infatti i senior hanno più esperienza, i giovani capiscono meglio le dinamiche della società liquida e del lavoro e anche loro possono trasferirci qualcosa».
L'associazione vicentina ha iniziato da qualche tempo a progettare l'iniziativa, che sta concretizzandosi ora. «Abbiamo iniziato l'anno scorso a cercare esperienze esistenti e le abbiamo fatte nostre - racconta Facco - , poi sono partite le adesioni e abbiamo già 11 volontari, in pensione e non. A marzo partiranno tre incontri di coaching, perché queste figure devono prima di tutto essere disponibili ad ascoltare. Il servizio, rivolto ai giovani associati, è gratuito e riservato, perché dopo la domanda viene individuato il manager più adatto, poi il colloquio è personale. Di solito gli incontri sono 6 o 7, ma il rapporto può anche svilupparsi nel tempo. Oggi c'è ancora più bisogno di questo, soprattutto perché in azienda non sempre i manager esperti hanno tempo di seguire i giovani. A volte, poi, sono anche gli inoccupati a rivolgersi a questo servizio per capire cosa cambiare».

I PRECEDENTI. La mattinata è stata anche l'occasione per ascoltare diverse esperienze, a partire da quella dei colleghi di Aldai Milano Vladimiro Sacchetti e Jacopo Parini, che hanno raccontato il lavoro fatto a partire dal 2011, con 12 tutor e 110 persone seguite in un totale di 700 colloqui in 1.100 ore, facendo man mano evolvere il modello. «La criticità incontrata - spiega Sacchetti - era che molti venivano per un consiglio o una consulenza, più che per un confronto. Abbiamo capito che invece la giusta metodica era quella del coaching: la capacità del tutor deve essere quella di tirare fuori dall'interlocutore tutte le sue responsabilità. La cosa difficile è individuare il vero problema, che non esce mai subito, poi bisogna cercare di far superare le convinzioni limitanti che bloccano il cambiamento, far uscire la persona dal negativo e identificare un obiettivo e un piano d'azione».
Un'esperienza cui si affianca quella della catena del Valore illustrata da Monica Dongili, professional team coaching Acc; Mario Terralavoro, coordinatore seniores di Federmanager Verona e Andrea Corbelli, tutoree del Gruppo giovani Federmanager nazionale. Francesco Gatto, responsabile Cuoa Finance e progetti custom ha invece illustrato il ruolo del counselling nei master della business school; Francesco Dindo, coordinatore del gruppo Milano di Vises (volontari iniziative sviluppo economico e sociale) l'esperienza del tutoraggio nel campo dell'alternanza scuola-lavoro; Nicola Lofoco, coordinatore del Gruppo associazioni manager no profit, ha raccontato l'azione di supporto al terzo settore.

LA SECONDA FASE. Un aspetto, quello de volontariato, che Vicenza vuole affrontare come seconda fase del progetto. «Ci sono tante associazioni che mancano di capacità organizzative - conclude Facco - e alle quali i manager possono dare una mano. Vogliamo partire con questo lavoro anche a Vicenza, ma l'idea sarebbe di farlo nel 2018, quando avremo sviluppato e tirato le prime somme della parte legata ai soci. Se poi qualche associazione si rivolgesse a noi prima non la manderemmo via».


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