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In commissione banche si spara sul pianista Padoan e sul governo, Il Fatto: hanno dormito per mesi prima di cedere a 1 euro BPVi e Veneto Banca e Intesa Sanpaolo

Di Rassegna Stampa Mercoledi 8 Novembre 2017 alle 09:33 | 0 commenti

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A corredo del video con l'audizione di Fabrizio Viola e degli altri commissari delle due ex banche venete ora in liquidazione coatta amministrativa, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, proponiamo il commento che ne fa Giorgio Meletti su Il Fatto Quotidiano.

In commissione banche si spara sul pianista Padoan. Ieri (7 novembre, ndr) fuoco di fila contro il governo che ha dormito per mesi per poi cedere le due venete a Intesa Sanpaolo per un euro, subendo il ricatto di Messina.

La notte tra il 25 e il 26 giugno scorsi è successo di tutto. Fabrizio Viola e gli altri quattro liquidatori di Popolare Vicenza (Giustino Di Cecco e Claudio Ferrario) e Veneto Banca (Alessandro Leproux e Giuliana Scognamiglio) in pochi minuti sono stati nominati e hanno firmato il contratto di vendita a Intesa Sanpaolo delle parti sane delle due ex banche popolari al prezzo di un euro. Era un obbligo del decreto legge 99 approvato dal Consiglio dei ministri poche ore prima, hanno detto i commissari ascoltati ieri dalla commissione parlamentare sulle banche.

In attesa della finalissima di scaricabarile che si disputerà domani tra Carmelo Barbagallo (Banca d'Italia) e Angelo Apponi (Consob), l'audizione di ieri sulle due venete è finita con un elegante pestaggio sul ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, accusato di aver perso mesi preziosi mentre i conti di Popolare Vicenza e Veneto Banca si deterioravano di giorno in giorno, per poi cedere a fine giugno al ricatto dell'ad di Intesa Sanpaolo Carlo Messina su un'operazione che ha umiliato il Parlamento.

Il vicepresidente della commissione Renato Brunetta (Forza Italia) va giù duro: "Dopo quella della vigilanza abbiamo avuto la cattura del legislatore. Niente è stato trasparente, niente secondo la legge, un imbroglio". Il meccanismo è stato anomalo: un decreto legge con decine di deroghe alla legge fallimentare, un contratto con Intesa Sanpaolo subordinato al fatto che il Parlamento non modifichi una sola virgola del decreto.

Padoan aveva giurato che la cessione delle due banche è risultata da una procedura competitiva aperta e trasparente. L'ex viceministro dell'Economia Enrico Zanetti (Scelta civica) nota invece che la cosiddetta data room (i dati per consentire agli interessati di studiare un'offerta) è stata disponibile per soli cinque giorni: "I tempi della data room e di predisposizione di un decreto molto complesso rendono evidente quello che ha combinato in quei giorni Padoan dopo aver perso mesi su mesi". Rincara la dose Giovanni Paglia (Sinistra italiana-Possibile): "La crisi delle venete è innescata da scelte aziendali disastrose, ma esplode per l'inerzia del governo che lascia marcire per anni situazioni compromesse".

Un dettaglio emerso ieri completa il clima dilettantesco: i cinque commissari devono gestire circa 8 miliardi di crediti deteriorati per darne almeno 5 al creditore privilegiato, lo Stato, (agli altri creditori non rimarrà verosimilmente un solo euro), ma aspettano da quattro mesi di sapere se e quanto li pagherà la Banca d'Italia. Fa sorridere anche l'ostinata difesa del presidente della commissione Pier Ferdinando Casini della segretezza dell'elenco dei maggiori debitori insolventi, poco interessante e comunque arcinoto da mesi.

Il clima della commissione si fa di seduta in seduta più acceso. Il renziano veneto Gian Pietro Dal Moro ha attaccato i liquidatori chiedendo perché non hanno ancora segnalato alle procure competenti i cosiddetti scavalcamenti, cioè le migliaia di casi di azionisti di Vicenza e Veneto Banca che non sono riusciti a vendere in tempo le proprie azioni perché gli uomini di Gianni Zonin e Vincenzo Consoli hanno fatto passare avanti ordini di vendita arrivati dopo. Esemplare il caso dell'artista Rai Bruno Vespa che riuscì a vendere le sue azioni Veneto Banca a luglio 2013, poco prima che la situazione precipitasse (Il Fatto se n'è occupato il 20 luglio 2016). Si tratta di migliaia di "vittime" che lamentano un danno di centinaia di milioni, ma i commissari hanno spiegato che nelle loro richieste fanno normalmente riferimento all'illecito civile e non a quello penale. In ogni caso per la relazione al magistrato penale, che per i liquidatori è un obbligo di legge, ci vorrà ancora tempo. La lista di "scavalcati" e "preferiti" arriverà. "Finora non abbiamo avuto il tempo materiale di occuparcene", hanno detto i commissari.


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