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La Fondazione Roi vota a favore di Zonin, la stampa amica celebra Zigliotto: due facce di Vicenza uccisa dai suoi conflitti di interesse

Di Gianfri Bogart Domenica 17 Aprile 2016 alle 12:01 | 0 commenti

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Sei miliardi, in gran parte di risparmiatori e piccoli soci indifesi, sono stati bruciati da chi ha gestito male la Banca Popolare di Vicenza: se consapevolmente è reato, che resterà forse e perlomeno a lungo impunito, se inconsapevolmente è incapacità di questa terra di esprimere manager e leader all'altezza delle sue ormai essiccate potenzialità. Sei miliardi, in gran parte vicentini, sono stati sottratti all'economia del territorio, che è e sarà in crisi, quindi, più del resto dell'Italia: e nessuno affronta questo aspetto del dramma! Non lo affronta così tanto che la Fondazione Roi, con la cassa azzerata dai trenta milioni di euro investiti nella carta straccia delle azioni BPVi, mentre imperava in Banca e in Fondazione lo stesso presidente (in conflitto di interessi?), vota "no" all'azione di responsabilità contro Zonin & c.

Non lo affronta così tanto che il "suo" giornale unico, posseduto da una ragnatela di società con relativi incarichi e prebende nei mille Cda, che fanno riferimento, molto, a Confindustria Vicenza da lui presieduta finora e ora affidata al suo braccio destro Luciano Vescovi, oggi, dopo aver raccolto per anni i suoi inviti a comprare azioni della banca di cui (in conflitto di interessi?) dal 2003 era membro, ora indagato,  del Cda, di fatto "celebra" le gesta, in banca e in Confindustria, di Giuseppe Zigliotto.

Non commentiamo il pezzo, scritto, non senza qualche conflitto di interessi (su La Repubblica quando parlano del titolare Carlo De Benedetti tutti i colleghi ricordano, in premessa, che è il loro editore) da un'abile penna che meriterebbe ben diverse direttive, visto che non impone le sue, costretto com'è a usare il bastone, poco, e la carota, molto, ma lo sottoponiamo alla libera valutazione dei tanti lettori che, giorno dopo giorno, stanno abbandonando la lettura del Giornale di Vicenza: a febbraio, ultimo dato disponibile (clicca qui), l'Ads, Accertamento Diffusione Stampa, ne "certificava" come vendute a pagamento solo 31.484 copie su una popolazione complessiva dell'area di destinazione di oltre 859.000 abitanti che, una volta ovviamente ridotti del numero di chi non sa leggere l'italiano (per età e lingua, diciamo 200.000 persone?), diventano 650.000 potenziali lettori dell'edizione cartacea, che di copie ne comprano ben... 31.484.

Ma, direte, saranno tantissimi quelli che leggono il quotidiano confindustriale online.

Sono tantissimi 1.193?

A chi oggi ha comprato o ricevuto (gratis) quel giornale, diciamo 35.000 copie, dedichiamo solo l'introduzione appena fatta al pezzo illuminato e "illuminante" del collega confindustriale, che a breve sottoporremo, invece, integralmente a tutti i nostri "utenti" (sono raddoppiati dalle assemblee della BPVi "diversamente" da noi raccontate) piuttosto che a chi lo ha letto distrattamente, il giornale, non certo l'articolo, nei bar per radiografare la rubrica dei morti o per esaltarsi di nuovo, e in ritardo, per la già nota vittoria del Lane o per leggere le precisazioni su Tac, Lane ecc. di Variati, che come Pastorelli un giorno viene attaccato e l'altro abbracciato dal direttore.

Quei vecchietti da bar sono, però, utilissimi per poter dire (millantare?) che, siccome il giornale è sfogliato da 6 perdsone in media per ogni copia venduta, voilà il numero medio dei lettori sale a 200.000!

Sempre pochi, però, per il "potere" che a quel foglio, pigramente, viene attribuito, rispetto ai 650.000 potenziali lettori.

A questi ci rivolgiamo noi e la stampa, soprattutto online, che si professa indipendente o lo è o, almeno, ha padroni diversi dai soliti noti.

 

 

«Cresce la tentazione di vendere le aziende»
di Marino Smiderle, da Il Giornale di Vicenza

Quattro anni sulle montagne russe di una crisi che non passa mai e che ha stravolto i connotati delle imprese vicentine. Conditi dall'esplosione nucleare della Banca Popolare di Vicenza che gli è costata un avviso di garanzia. Giuseppe Zigliotto passa l'ultimo week end da presidente di Confindustria Vicenza rifinendo il lungo discorso che farà domani nel corso dell'assemblea privata che si concluderà col passaggio del testimone al successore designato, Luciano Vescovi. «Sarà un discorso piuttosto lungo - dice - perché di cose ne abbiamo fatte parecchie durante il mio mandato».

Proprio mentre lei tirerà le somme in assemblea, nel Cda della Popolare di Vicenza, di cui faceva parte fino a pochi mesi fa, si deciderà la forchetta dei prezzi entro cui le azioni saranno quotate in Borsa. Quanto ha inciso questa odissea nella vita economica, politica e sociale del Vicentino? E quanto si sente responsabile?

Ci accorgeremo tra qualche anno quanto avrà perso il Vicentino senza la sua banca. Ora c'è il dramma di chi ha perso parte dei propri risparmi per una quotazione in Borsa imposta per decreto spacciata per operazione trasparenza.

Ma i titoli di quasi 120 mila soci non si potevano più negoziare, non c'erano molte alternative. Lei cosa avrebbe fatto?

Guardi, di errori la banca ne ha fatti tanti. A cominciare dall'ultimo periodo del presidente Zonin, probabilmente con troppo potere e da troppo tempo all'interno di un Cda in buona parte privo dello spessore necessario. Ma dire, come ha fatto anche il vescovo di Vicenza, che gli amministratori "devono restituire il maltolto" mi pare fuori luogo. Non c'è nessun "maltolto", nessuno si è arricchito a fronte di altri che hanno perso soldi. Ci sono momenti, specie durante crisi epocali come quella che stiamo vivendo, in cui le imprese - e la banca è un'impresa - subiscono dei rovesci. Resto convinto che il passaggio in Borsa il legislatore avrebbe dovuto imporlo prima, ma con più gradualità.

Lei era in Cda e ha ricevuto un avviso di garanzia in cui le contestano di avere venduto azioni quando altri soci erano in lista d'attesa...

Detto che spero di poter avere l'opportunità di chiarire la mia posizione quanto prima con la magistratura, se uno va a guardare quanto sto perdendo adesso capirebbe molte cose.

Quanto sta perdendo?

Le dico solo che ho ottenuto un prestito di svariati milioni da un'altra banca per estinguere il debito che avevo con la Popolare a fronte dell'acquisto delle azioni. E anche Zonin, al di là della linea politico-gestionale che io gli contestavo mentre ero in consiglio, ha perso oltre 20 milioni di euro in questa drammatica svolta epocale. Altro che "maltolto".

In Confindustria c'è chi contesta il fatto che nel Cda della banca c'erano troppi imprenditori con cariche associative. Lo considera un errore?

In quella che era la principale banca del territorio gli imprenditori in Cda ci sono sempre stati. E a tutti è sempre parso un ragionamento corretto.

Qual è la cosa che le ha dato più soddisfazione durante il suo mandato alla guida degli industriali vicentini?

Ce ne sono tante. Ma partirei da una considerazione interna all'associazione e relativa ai bilanci. Abbiamo messo i numeri a posto e drasticamente ridotto l'indebitamento. Chiudiamo i conti in utile e per la prima volta, nonostante la crisi e nonostante le tariffe siano rimaste inalterate, superiamo il tetto di 10 milioni di euro di ricavi.

La scelta di Boccia quale candidato su cui puntare per la guida di viale dell'Astronomia ha pagato. Soddisfatto?

Devo dire che a livello nazionale Confindustria Vicenza pesa parecchio. Durante il mio mandato siamo riusciti a portare sette vicentini nel Consiglio generale. Quanto a Boccia, abbiamo puntato decisi su di lui perché pensavamo fosse il candidato con più esperienza e alla fine siamo stati decisivi.

E il vostro peso nelle istituzioni vicentine e in Veneto come lo giudica?

Abbiamo portato alcuni rappresentanti importanti in posti importanti. Mi vengono in mente Paolo Mariani in Camera di commercio e Roberto Zuccato in Confindustria Veneto. Tutti colleghi che hanno inciso e incidono nelle partite chiave del territorio.

La Camera di commercio inciderà ancora? Si sentono campane a morto, si parla di riforma, di unificazione...

Vicenza è una delle Camere di commercio virtuose, ma tagliando un terzo del bilancio di fatto se ne azzera la potenzialità. Se la Camera di commercio deve servire per emettere certificati camerali tanto vale chiuderla. Ricordando però che senza Camera di commercio rischiamo di chiudere, tra le altre cose, anche la Fondazione studi universitari.

Tra i progetti su cui Confindustria Vicenza si è spesa molto c'è la Tav. Avevate caldeggiato un progetto ambizioso che, oltre a far passare i treni ad alta velocità, ipotizzava la realizzazione di una stazione hub in Fiera e una per i treni locali a Borgo Berga. Come giudica l'ultima soluzione che taglia l'una e l'altra?

Io credo che non si debba lasciar passare la logica che Vicenza possa portare a casa i progetti al risparmio. Dopodiché, visto che la stazione a Borgo Berga per i locali non si poteva fare per problemi tecnici, è venuta a mancare l'esigenza di una nuova stazione Tav. A questo punto, però, dateci le altre opere. E la garanzia che a Vicenza fermi un treno all'ora nella tratta principale. Poi, a livello generale, resto convinto che una stazione hub vicino all'autostrada, seguendo una logica se vogliamo aeroportuale, darebbe una grossa mano.

Il ruolo del sindaco Achille Variati a questo proposito come va inquadrato?

Credo che preferisse anche lui il progetto più "rivoluzionario" ma alla fine si è trovato solo. Non si è sentito sostenuto a sufficienza nella battaglia e ha scelto di portare a casa quello che si poteva.

E le imprese vicentine come sono cambiate in questi quattro anni? Come hanno resistito, se hanno resistito?

Ho visitato una media di due imprese al mese in questi anni e sono sempre meravigliato della grande capacità dei nostri imprenditori. Dall'ultima ricerca è emerso poi che anche nella classifica dell'evasione fiscale il Veneto è la seconda regione più virtuosa, dove si evade di meno. E pensare che una volta ci dipingevano come la terra degli evasori. Negli ultimi tempi, però, avverto una tendenza che mi preoccupa.

Quale tendenza?

Una sensazione: tanti imprenditori hanno tenuto duro ma hanno perso l'entusiasmo e avverto in giro sempre più voglia di vendere. In questo panorama di tassi d'interesse negativi, dall'estero ci sono tante offerte di acquisto. E anche tra i vicentini aumenta l'intenzione o la tentazione di vendere.

Con i sindacati a che punto siamo?

Devo dire che la crisi a Vicenza è stata gestita con grande responsabilità dalle imprese ma anche dai sindacati. Con Marina Bergamin, Gianfranco Refosco e Grazia Chisin, i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, ci siamo confrontati senza alzare la voce, da persone serie. Credo che da questo confronto Vicenza ci abbia guadagnato.

E con le altre associazioni di categoria?

Qui le relazioni sono migliorate. Con la Confcommercio di Sergio Rebecca eravamo già in piena sintonia e devo dire che con l'avvento di Agostino Bonomo in Confartigianato e di Martino Cerantola in Coldiretti il rapporto si è rafforzato.

Lei passa per un imprenditore "renziano". Dà ancora un giudizio positivo del premier?

Non le ha certo azzeccate tutte e quel decreto sulle Popolari non mi è parso certo tempestivo. Ma la sua propensione alle riforme è positiva e comunque sta facendo qualcosa. Sempre meglio di quelli che dicono no a tutto e puntano al disfare più che al fare.

Che consiglio dà al suo successore, Luciano Vescovi, che domani raccoglierà il testimone?

Più che un consiglio, un avvertimento: Confindustria richiede tanto tempo e tanto impegno. Ma sono certo che già lo sa e che sarà in grado di fare un ottimo lavoro.

E per lei ci saranno altri impegni in associazione?

Boccia mi aveva proposto qualcosa ma ora preferisco dedicarmi alle mie attività imprenditoriali. Anche perché troverei sicuramente qualcuno pronto a gettare fango su Confindustria per via del mio avviso di garanzia su BpVi.

Tornando indietro, sapendo tutto quel che sarebbe capitato in questi anni, rifarebbe il presidente di Confindustria Vicenza?

Non ho il minimo dubbio e lo dico con orgoglio e soddisfazione: sono stati gli anni più belli e stimolanti della mia vita.


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