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La Manovra del governo non esalta le imprese manifatturiere vicentine

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 27 Ottobre 2016 alle 12:38 | 0 commenti

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Apindustria Vicenza

La Legge di Stabilità lascia soddisfatte a metà le imprese manifatturiere, che attraverso il Presidente di Apindustria Confimi Vicenza, Flavio Lorenzin, condividono le prime valutazioni sulla manovra finanziaria del Governo. Se le notizie più lusinghiere arrivano dalla proroga del nuovo iperammortamento, degli ecobonus e delle sterilizzazioni su Iva e accise, restano diverse perplessità sul fronte delle semplificazioni, per le quali lo stesso Lorenzin è titolare della delega a livello nazionale in Confimi Industria.

«L’accelerazione che si vuole imprimere sulla trasmissione dei dati all’Agenzia delle Entrate, con il passaggio a trimestrali delle comunicazioni Iva, è in questo momento inopportuna – sostiene  il Presidente – in quanto gli operatori arrivano da sei anni di modifiche agli adempimenti, poche delle quali nel segno concreto della semplificazione. Non c’è spazio oggi per aggiungere nemmeno mezzo nuovo obbligo». Anche la fatturazione elettronica obbligatoria, secondo Lorenzin, va dosata con saggezza, a meno che l’obiettivo non sia quello di favorire in fretta il processo di smantellamento delle piccole imprese. Pollice in giù, quindi, per  la nuova comunicazione trimestrale che rappresenta una riedizione dell’esperienza, già fallimentare, delle dichiarazioni periodiche Iva conosciute nel periodo 1998-2001 con l’ulteriore pesante aggravio di inglobare lo spesometro e, di fatto, anche black list e Intra acquisti che, quindi, non saranno abrogate a differenza di quello che si vuol far apparire.

Il giudizio negativo di Apindustria Confimi Vicenza si estende poi alla nuova contabilità di cassa per le imprese in semplificata, quelle cioè fino a 400/700 mila euro di ricavi: «In questo caso – specifica Lorenzin – la critica è rivolta al metodo e non tanto all’obiettivo che mira, attraverso l’adozione del principio di cassa, a superare le anomalie di un sistema fiscale che pretende di riscuotere imposte dai contribuenti che non hanno ancora incassato i propri proventi, in particolare le imprese di dimensioni ridotte».

Lorenzin auspica una soluzione alternativa, che sarebbe a portata di  mano grazie alla normativa comunitaria che consente il recupero dell’Iva attraverso le note di variazione: «Spetta in questo caso al Governo recepire la norma – conclude il Presidente – anche a fronte di ordinari insoluti, e non solo di procedure esecutive infruttuose o fallimentari. Basterebbe introdurre una procedura automatizzata, sottoposta a monitoraggio dell’Agenzia delle Entrate, per dare facoltà al fornitore di emettere una nota di accredito per il recupero dell’Iva sugli insoluti subìti, costringendo contestualmente il cliente debitore a riversarla all’Erario, e che determini la sospensione della deducibilità del costo per il cliente inadempiente, insieme al diritto del fornitore di sospendere la tassazione del ricavo insoluto».

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