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La Procura di Roma chiede rinvio a giudizio di Vincenzo Consoli, Flavio Trinca e altri 9 amministratori e manager di Veneto Banca. Cifre anticipate da NordEst Economia molto inferiori al buco venuto fuori nel tempo

Di Edoardo Pepe Martedi 27 Giugno 2017 alle 21:13 | 0 commenti

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"Ostacolo all'esercizio delle funzioni della autorità pubbliche di vigilanza il reato contestato dai pm Maria Sabina Calabretta e Stefano Pesci. Nell'elenco anche l'ex presidente Flavio Trinca": questi il titolo e il sommario delle anticipazioni di NordEst Economia in cui appaiono contestazioni per cifre di gran lungo inferiori rispetto al buco plurimilardario palesatosi nel periodo successivo a quello dei fatti contestati e che si è concretizzato il 26 giugno nella messa in liquidazione dell'Istituto montebellunese insieme a quello vicentino. In attesa di cifre e informazioni più precise riportiamo l'articolo del portale del gruppo Finegil a cui fanno capo, tra gli altri quotidiani della galassia Repubblica La Stampa, Il Mattino di Padova, la Tribuna di Treviso e la Nuova Venezia.

La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio dell'ex Ad di Veneto Banca Vincenzo Consoli, dell'ex presidente Flavio Trinca e di altri nove tra amministratori e manager per presunte irregolarità nella gestione dell'istituto di credito tra il 2012 ed il 2014. Ostacolo all'esercizio delle funzioni della autorità pubbliche di vigilanza il reato contestato dai pm Maria Sabina Calabretta e Stefano Pesci.

Tra gli indagati Stefano Bertolo, responsabile della direzione centrale amministrazione dal 2008 al 2014, Flavio Marcolin, ex responsabile degli affari societari e legali, Pietro D'Aguì, un lungo periodo al vertice di Banca Intermobiliare, Gianclaudio Giovannone, titolare della Mava SS, Mosè Fagiani, responsabile commerciale dal 2010 al dicembre 2014, e Massimo Lembo, all'epoca capo della Direzione Compliance.
I fatti esaminati da piazzale Clodio fanno riferimento alla falsa rappresentazione a Banca d'Italia e Consob circa la reale situazione economica, patrimoniale e finanziaria di Veneto Banca. Gli inquirenti hanno accertato che nel 2012 fu omesso di decurtare dal patrimonio di vigilanza l'importo delle obbligazioni di Classe Ter 1 sottoscritte dalla società Mava; nel 2013 la decurtazione omessa, per la procura, fu non inferiore a 349 milioni di euro ed era «correlato al valore di azioni proprie cedute a terzi previo finanziamento concesso allo scopo ed alle perdite su crediti».
Al solo Consoli, tra l'altro, è contestato di aver ostacolato l'esercizio delle funzioni di vigilanza «in sede di richiesta di autorizzazione e di successiva attuazione all'operazione straordinaria di aumento del capitale sociale per un controvalore di 474 milioni di euro»


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