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BPVi e Veneto banca: le parole di Alessandro Penati come quelle di Jean Pierre Mustier. E anche come quelle di Gianni Zonin?

Di Giancarlo Marcotti Lunedi 13 Febbraio 2017 alle 09:47 | 0 commenti

Parafrasando Don Abbondio si potrebbe dire "Quaestio, chi era costui?". Fra gli azionisti di Banca Popolare di Vicenza, alzi la mano chi, prima del patatrac, conosceva la società "Quaestio". Oggi, invece, tutti i possessori di azioni BPVi la conoscono, dal momento che si sono visti recapitare una lettera su carta intestata "Quaestio Capital Management SGR SpA". Cosa c'era scritto su questa lettera? Beh era una comunicazione, una comunicazione piuttosto importante. In pratica prima si informavano gli azionisti della nostra Popolare che Quaestio (una società con sede a Milano con un capitale sociale di poco più di 4 milioni di euro) era diventata gestore del fondo di investimento "alternativo riservato chiuso" (stupenda questa definizione) denominato Atlante, quindi si comunicava loro che, ai sensi dell'art, 45, comma 2 ... bla bla bla ..., in data 4 maggio 2016 la SGR (società di gestione del risparmio) Quaestio aveva acquisito una partecipazione "di controllo" in Banca Popolare di Vicenza.

Ebbene, vi chiederete, cosa ha acquisito il 10, il 20, il 30% della Banca?

No! Ve lo dicono nella seconda pagina, avendo sottoscritto 15.000.000.000 (quindicimiliardi) di azioni hanno ora il... 99,33% di BPVi!

In altre parole, cari azionisti, forse così sono più chiaro: tutte ma proprio tutte le azioni che componevano l'intero capitale sociale della Popolare di Vicenza, ossia il 100% della Banca prima del crollo, oggi valgono lo 0,67% della Banca.

Ve lo devo dire in maniera più brutale?

Le vostre azioni valgono meno di carta straccia.

Visto che adesso in BPVi "comanda" Quaestio, naturalmente si sono premurati di informarvi anche che è stata posta un'attenzione particolare per non far sorgere conflitti di interesse fra Quaestio, il Fondo Atlante e la BPVi, comunque, insomma, parliamoci chiaro, adesso Quaestio ha una grossa voce in capitolo e nuovi personaggi sono saliti alla ribalta in questa stramaledetta e drammatica storia.

I vicentini così vengono a conoscere tal Alessandro Penati, Presidente di Quaestio, fino a ieri se non proprio un Carneade insieme alla sua Società (almeno un nome mediaticamente "poco esposto" rispetto ai nomi di tutti i cosiddetti banchieri nostrani, no-strani perchè i nostri non rischiano soldi in banca, di loro proprietà come avveniva per i vecchi banchieri, ma spesso, sempre?, ne prendono un bel po' da manager bancari, anche quando sbagliano, ndd).

Allora lui, Penati, diventa il deus ex machina di tutta la vicenda Banca Popolare di Vicenza, egli viene "aggredito" da orde di giornalisti che cercano di analizzare e vivisezionare ogni sua parola come fosse quella di un oracolo.

Ma che dice Penati?

Non va oltre a qualche banalità, anche in questa ultima, per ora, intervista (da noi propostavi l'8 febbraio con qualche commento a caldo, ndd).

Innanzitutto tranquillizza tutti sull'aspetto finanziario: "I soldi ci sono, i soldi non sono un problema" ripete come un mantra, ciò che è importante è "il progetto".

Quando sento parlare in questo modo mi tornano alla mente "le riforme" di renziana memoria. Anche per il nostro ex Presidente del Consiglio sembrava che non fossero i soldi il problema, prometteva valanghe di fondi pubblici a tutti, poi degli "schei", quelli veri, nemmeno l'ombra (chiedere ai terremotati per avere conferme).

E così anche Penati, per lui "il problema è gestire la Banca bene (ma va?) ... ehm ... insomma ... i capitali ci sono ... se poi usati intelligentemente (ri-ma va?)"

Però, appena dopo aver detto che "il problema non sono i soldi" subito aggiunge che "c'è un intervento temporaneo per trovare altri investitori". Allora Penati, mi faccia capire, il problema non sono i soldi, ma si devono trovare altri investitori? Non le sembra una piccola, ma proprio piccola contraddizione?

Ma non basta, perché Penati arriva a dire che "il problema è la redditività delle Banche".

Che bella scoperta! Ma certo Alessandro (chissà perché, ma mi viene da darti del tu), hai detto proprio un problemuccio da poco, cosa vuoi che sia la "redditività delle Banche"!

Ed allora, per essere ancora più chiaro, aggiunge: "guardate la redditività delle Banche, la migliore è Intesa che ha un 6% di Return on equity (un indice di redditività, in pratica il rapporto fra reddito netto e capitale netto, ndr)"! Appunto caro Alessandro ed allora tu come intendi aumentare la redditività di BPVi? Licenziando persone? Imponendo uno stop agli impieghi (cioè non erogare più credito)? Alzando le commissioni e le spese ai clienti correntisti?

Come? Come intendi alzare la redditività della Banca?

Ma andiamo avanti, Penati si vanta di aver impedito la "resolution" altro anglicismo utilizzato per non dire una parola che in italiano spaventa, ossia "liquidazione".

Penati svela poi che "Bruxelles pensava che la resolution fosse un meccanismo efficiente" ed invece per lui "l'unica alternativa è di prendere, cambiare radicalmente queste Banche e ristrutturarle". Certo, rimane però da capire un solo piccolo particolare ... come?

Ed ancora Penati è risoluto nell'affermare: "Noi abbiamo due banche che a luglio, noi siamo entrati a luglio e ad agosto, erano praticamente fallite, parliamoci chiaro, sono ancora adesso in situazioni disastrose, siamo alla fine di febbraio e presentiamo un piano, ripeto con il supporto della Bce, in cui facciamo due ristrutturazioni, due clean-up (pulizie) totali, ma non solo degli npl (non performing loans, crediti deteriorati, ndr) ma anche degli Utp (Unlikely to pay, cioè quelle esposizioni per le quali le banche ritengono che si possa rientrare solo escutendo le garanzie), portiamo questa Banca in tre anni ad avere dei ratio (indicatori economici) che saranno i migliori d'Italia e facciamo una fusione che è la prima autorizzata ... in nove mesi ... abbiamo battuto tutti i record storici"

Carissimo Alessandro, se anziché parlare di clean-up, Npl, Utp e Ratio (naturalmente pronunciato all'inglese anche se il termine è latino), ci dicessi come intendi raggiungere tutto questo non sarebbe meglio? Sai perché?

Perché le tue parole assomigliano maledettamente a quelle che proprio in questi giorni sta pronunciando Jean Pierre Mustier. Chi è Jean Pierre Mustier?

E' il nuovo Amministratore Delegato di Unicredit alle prese con un aumento di capitale di 13 miliardi (il più grande di tutti i tempi in Italia), un aumento che da solo non bastava per rimettere in sesto il colosso bancario italiano. Si è reso necessario, infatti, vendere anche la propria partecipazione (40%) in Banca Pekao (una Banca polacca che faceva parte del gruppo) per circa 3 miliardi di euro e cedere la società di gestione del risparmio Pioneer Investments alla francese Amundi (fa parte del gruppo Credit Agricole) per altri 3,6 miliardi di euro.

Insomma, non bastava un aumento di capitale da 13 miliardi perché Unicredit ha annunciato, pochi giorni fa, di chiudere il bilancio 2016 con una perdita di 11,8 miliardi (stiamo parlando di miliardi di euro ossia decine di migliaia di miliardi di vecchie lire) visto che ha dovuto mettere a perdite 13,6 miliardi di "poste straordinarie".

Eppure Mustier ha dichiarato: "L'intero gruppo è totalmente impegnato ad implementare con successo il nostro piano strategico" ed ancora "Abbiamo intrapreso numerose azioni incisive per superare le eredità negative del passato e le criticità operative in modo da assicurare il successo futuro del gruppo" ed infine "L'istituto registrerà un Cet1 ratio fully loaded rettificato dell'11,15% dopo l'aumento di capitale previsto da 13 miliardi di euro e superiore al 12% includendo le cessioni di Pioneer e Bank Pekao."

Proprio le parole usate anche da Alessandro Penati, ossia, dopo questa "pulizia" dei bilanci, le banche, patrimonialmente, saranno solidissime, ed avranno i "ratio" migliori d'Italia.

C'è ancora una sola cosa da dire, queste parole assomigliano anche stramaledettamente a quelle ascoltate più volte da Gianni Zonin ogniqualvolta annunciava un aumento di capitale.

Ed i vicentini quindi farebbero bene a domandarsi: dov'è la differenza?


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