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L'esame dettagliato del bilancio BPVi e il salvataggio: se non proprio una "mission impossible" qualcosa che le assomiglia molto

Di Giancarlo Marcotti Giovedi 30 Marzo 2017 alle 13:21 | 0 commenti

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Ieri ci siamo soffermati sugli aspetti più generali che emergevano dal bilancio 2016 della Banca Popolare di Vicenza, ora cerchiamo di analizzare in maniera più dettagliata le voci che hanno maggiormente pesato sul risultato d'esercizio, cercando, alla fine, di capire quali possano essere gli sviluppi futuri della "nostra" Banca. Come noto un bilancio si suddivide in due parti: lo Stato Patrimoniale ed il Conto Economico. Partiamo, come di consueto, dalla Stato Patrimoniale che, come noto, riassume le attività e le passività. Rispetto all'anno precedente l'ammontato consolidato dello Stato patrimoniale si è ridotto di circa 5 miliardi di euro. Un calo che, per quanto riguarda l'attivo, ha riguardato principalmente due voci: i "crediti verso la clientela" e le "attività finanziarie detenute per la negoziazione", mentre, per quanto riguarda il passivo, le due voci che hanno registrato i maggiori ribassi sono risultate la "raccolta diretta" e le "passività finanziarie di negoziazione".

I "crediti netti verso la clientela" sono diminuiti del 10,4% (-2,619 miliardi di euro), ed è ovvio che la riduzione della cosiddetta "leva finanziaria", ossia delle operazioni messe in atto dalla Banca per ridurre il livello di debito rispetto al capitale proprio, ha portato a questa riduzione.

E' evidente anche che le "attività finanziarie detenute per la negoziazione" hanno subito una drastica riduzione (-39,4% pari a 1,343 miliardi di euro) perché la Banca avrà dovuto vendere titoli di debito e di capitale, oltre a contratti derivati che deteneva in portafoglio, per "fare cassa".

Dal lato del passivo le maggiori diminuzioni, come detto, hanno riguardato la "raccolta diretta" (-14,3% pari a 3,148 miliardi di euro) ossia i depositi della clientela sui conti correnti, i certificati di deposito e le operazioni di pronti contro termine. In pratica le disponibilità dirette che la clientela ha ritirato dalla BPVi, e che sono state, presumibilmente, girate ad altri Istituti.

Mentre le "passività finanziarie di negoziazione" (-47,5% pari a 1,317 miliardi di euro) comprendono i debiti verso altre Banche, verso la clientela ed i titoli di debito (obbligazioni ecc.).

Possiamo dire che lo Stato patrimoniale mostra già tutta la debolezza della nostra BPVi, ma passiamo al Conto economico.

E' chiaro che il conto economico è determinato per la maggior parte dalle "rettifiche di valore per deterioramento" che, seppur in diminuzione rispetto all'anno precedente (-20,5%) sono ancora pesantissime (1,453 miliardi di euro) se a queste aggiungiamo gli "oneri operativi" ossia i costi del personale e tutte le altre spese amministrative, gli accantonamenti ai fondi rischi, gli ammortamenti e le imposte arriviamo a circa 2,620 miliardi di euro di passivo.

Se da questa cifra togliamo tutti i "guadagni" della Banca, ossia il margine di interesse, le commissioni e tutti gli altri piccoli proventi, che in totale ammontano a circa 720 milioni di euro, ecco che quello che ci rimane (2,620 miliardi - 720 milioni) ... è una perdita di 1,9 miliardi di euro.

Insomma un disastro.

Ovviamente non possiamo concludere senza accennare a cosa potrà accadere ora. In pratica chiederci: quale futuro per la Banca Popolare di Vicenza?

Per invertire la rotta dovremmo immediatamente fermare l'emorragia di liquidità (raccolta diretta) che sta uscendo dalla Banca, ma su questo fronte le notizie in arrivo che riguardano questi primi mesi del 2017 vanno esattamente nella direzione opposta e abbiamo già sottolineato nell'articolo pubblicato ieri come siano gli stessi top manager dell'Istituto a lanciare l'allarme per la "significativa uscita di raccolta" avvenuta nel mese in corso.

Poi dovremmo anche ridurre drasticamente le sofferenze ed i crediti deteriorati, altro obiettivo di difficile realizzazione vista la situazione economica italiana.

Quindi tornare a fare utili, ed anche questo è un obiettivo molto ambizioso visto che le difficoltà nelle quali si dibatte la Banca le imporranno di "pagare" maggiormente la raccolta, già più costosa nel 2016, rispetto al costo medio del settore, e ridurre i proventi sugli impieghi (auspicabilmente di buona qualità). In altre parole si troverà ad avere armi più spuntate per difendersi da una concorrenza che sarà ancor più agguerrita.

Insomma se non proprio una "Mission Impossible" qualcosa che le assomiglia molto.


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