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Lettera aperta di un socio a Gianni Zonin: se ha saputo gestire le sue aziende, perchè in BPVi ha usato sue capacità per distruggerla? Chieda scusa per guardare in faccia almeno i figli. Se pure per loro non conta solo il denaro

Di Risposte agli azionisti Giovedi 3 Novembre 2016 alle 10:11 | 1 commenti

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"Buon giorno Direttore, avrei alcune cose da dire al sig. Gianni Zonin e le invio una sorta di lettera aperta con il desiderio che lui ma soprattutto i suoi figli possano in qualche modo leggerla magari tramite la sua testata": è così che un lettore socio della BPVi inizia una mail inviata a [email protected], l'indirizzo attivato da noi, raggiungibili anche al numero di telefono 0444-1429915 e in redazione a Vicenza in viale Milano 31) per raccogliere le testimonianze dei soci traditi dalla Banca Popolare di Vicenza, assicurando, se richiesto, l'anonimato purchè le lettere siano firmate e rispondendo sempre, personalmente o su questo mezzo quando il caso può essere di aiuto ad altri. Se diamo sempre una prima risposta ai loro problemi, per i quali cerchiamo di indicare strade da percorrere con l'aiuto di studi legali e associazioni di azionisti, oggi la risposta la lasciamo al destinatario della lettera aperta. Se ne avrà il dignitoso coraggio, lui imprenditore illuminato delle sue aziende... Di seguito la lettera aperta.

"Egregio sig. Gianni Zonin classe 1938... già, la stessa classe di mio padre che dalla vita ha avuto molta meno fortuna di lei essendo purtroppo deceduto per malattia a soli 37 anni lasciando una mogle e due figli di 9 e 11 anni. La consapevolezza della malattia manifestatasi già all'età di 10 anni l'ha indotto a vivere intensamente nei limiti che la malattia gli consentiva lasciando un segno in tutte le persone che lo hanno conosciuto. Nell'arco della sua breve vita era riuscito a mettere da parte con enormi sacrifici un piccolo capitale investito in azioni della sua ex banca, la Banca Popolare di Vicenza, per permettere alla sua famiglia in sua assenza a far fronte alle difficoltà della vita. Con enorme sacrificio ma, soprattutto, rispetto siamo riusciti a mantenere negli anni quel piccolo capitale nonostante le avversità e nonostante sarebbe stato molto più facile disporre di quel denaro per rendere meno dura la vita...

Ci sembrava, usufruendone, di mancare di rispetto a lui, era come una sorta di eredità sacra intoccabile da lasciare a nostra volta ai nostri figli in caso di assoluto bisogno.
Ci siamo riusciti per 41 lunghi anni di orgogliose privazioni per vedere ora tutto svanito a causa sua.
Lei, sig Zonin, non ha ritenuto di porre le dovute scuse a tutte le vittime di questa colossale truffa che per anni le hanno dato fiducia.
In una intervista del 2015 si è limitato a dire che lei era all'oscuro di tutto quello che era accaduto all'interno della banca, la BPVi, riversando la colpa esclusivamente sul direttore generale e poi  amministratore delegato sig. Samuele Sorato.
Le successive notizie emerse hanno demolito la sua difesa fermo restando che, se anche lei non fosse stato a conoscenza dei fatti, ciò non la esime dalle sue responsabilità.
Proprio perché lei gestiva denaro non suo avrebbe dovuto porre maggiore attenzione e soprattutto avrebbe dovuto avere più rispetto.
Le sue capacità imprenditoriali sono note e alla luce dei fatti sembra alquanto strano che la sua lungimiranza nel far crescere e progredire le sue aziende sia stata usata in senso opposto nel distruggere la banca.
Per questo parlo di rispetto dei soldi altrui: proprio perché lei ha dimostrato nel privato di essere una persona capace, non poteva trasformarsi in una persona incompetente nella gestione della banca.
Nonostante questo nessuna scusa da parte sua e questo non le fa onore.
Lei sarà ricordato negli anni come colui che ha distrutto i sogni di quasi 119.000 soci coinvolgendo in questa scandalosa vicenda anche figli e nipoti per un numero difficilmente quantificabile di persone e di anni.
I nostri sudati risparmi non torneranno indietro e lei sig. Zonin non avrà il tempo di pagare ma lascerà un'ombra indelebile sulla sua famiglia e sui suoi cari.
Vede sig. Zonin, a 41 anni dalla scomparsa di mio padre mi capita ancora di incontrare persone che lo hanno conosciuto e che mi parlano di lui come di una persona meravigliosa che il Signore ha voluto a lui prematuramente.
Durante questi incontri, a distanza di tanti anni, gli occhi si riempiono ancora di lacrime di gioia e il cuore salta fuori dal petto. Le assicuro che queste cose sono impagabili e nulla valgono a confronto i soldi che lei mi ha rubato.
Lei al contrario lascerà ai suoi figli tanti denari ma anche tanta vergogna se saranno all'altezza di provarla perché anche questa è una virtù di pochi.
Certamente non conosceranno la gioia che provo io durante questi incontri.
Dio le sta dando ancora del tempo, si chieda il perché e non lo sprechi visto che non c'è perdono senza pentimento.
Il mio vuole essere un semplice consiglio nulla di più "

Un socio


Commenti

Inviato Giovedi 3 Novembre 2016 alle 12:38

Purtroppo, la (g)iustizia latita e per questo pagano sempre i più deboli, quelli che hanno il POTERE chiavi in mano! Manca una cosa nella lettera, la firma, nome e cognome. Tanto bastava.
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