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Il Sole 24 Ore: focus su NPL Popolari venete. BPVi con almeno 8 mld da piazzare sta peggio di Veneto Banca e suo rating è B-. Ma c'è chi sul web prende colpo di... sole e inverte dati

Di Pietro Cotròn Giovedi 18 Agosto 2016 alle 23:24 | 0 commenti

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"Per Banca Popolare Vicenza e Veneto Banca obiettivo di cessione totale degli Npl" titola Il Sole 24 Ore il lucido articolo odierno di Katy Mandurino che, però, presenta un passaggio che ha indotto in grave errore chi prova a scrivere localmente su Internet di economia e finanza non solo senza saper leggere un bilancio, umano, ma senza neanche saperlo, o volerlo, scaricare, diabolico, dal sito ufficiale della Banca Popolare di Vicenza nel caso non ne avesse seguito almeno le ultime vicende. Senza voler pensare a un addomesticamento pro BPVi (ma tutto è possibile se una "Voce" non è realmente indipendente) del mezzo che da tempo ci scopiazza, male, e che altrettanto fa con l'Ansa, che noi paghiamo e altri no, fa specie leggere la sintesi che fa dell'articolo di Mandurino sulla questione NPL: "Per Montebelluna si tratta di circa 7,7 miliardi di euro da cartolarizzare. Meno grave su questo fronte la situazione di BpVi. Certo, il cda che si riunirà il 5 settembre non si troverà di fronte ad una buona semestrale, ma gli npl qui pesano "solo" per 1,9 miliardi"). 

La collega riferendosi alla BPVi accennava (vedi successiva frase in grassetto*) alla possibile "cessione degli Npl (*per circa 1,9 miliardi)" ma o si riferiva a una cessione parziale o c'è stato un refuso a cui ha abboccato il commentatore "virtuale".

Se non avesse seguito da tempo le vicende della fu Popolare di Gianni Zonin, come facciamo noi dal 13 agosto 2010, così da "costruire" con una selezione di nostri articoli "Vicenza. la città sbancata", un libro di ben 342 pagine che fa capire la storia vera degli ultimi anni della banca, che ha depredato oltre 118.000 suoi soci, e se neanche si fosse documentato con una semplice ricerca su Google alla voce "Npl di BPVi" o similari, sarebbe bastato che l'aspirante "economista", afflitto dal morbo del "copia e incolla", si scaricasse il bilancio approvato dai soci, obtorto collo, il 27 marzo scorso, per leggere e verificare (vedi foto di copertina) che le "attività deteriorate" lorde (il dato a cui fa riferimento Il Sole 24 Ore) al 31 dicembre 2015 ammontano (almeno perchè nel frattempo...) a 8 miliardi 22 milioni e 750mila euro.

Altro che ai "solo" 1,9 miliardi che renderebbero la Banca Popolare di Vicenza non solo meno "appesantita" della Veneto Banca ma quasi un "gioiello" (che neanche Zonin...) della finanza bancaria attuale: dover cartolarizzare i fantomatici 1,9 miliardi di euro di NPL invece che gli 8 e passa reali significherebbe per la BPVi essere una delle migliori banche italiane abbattendo le perdite attese relative (ergo altri soldi che serviranno per coprirle) di circa 600 milioni...

Sempre leggendo, con acume e attenzione però, l'interessantissimo articolo di Katy Mandurino, che vi proponiamo a seguire** e che tra l'altro conferma molte delle ipotesi già da noi fatte sui soldi che ancora serviranno per la BPVi oltre che per Veneto Banca, c'è un'altra notizia non proprio incoraggiante per la Banca Popolare di Vicenza di Gianni Mion, Salvatore Bragantini e Francesco Iorio.

Se il 13 agosto 2010 accendevamo i fari rossi sulla BPVi di Gianni Zonin perchè la Fitch declassava il suo rating a BBB+, ora la stessa Fitch, sia pure dopo l'aumento da 1,5 miliardi di euro, ha confermato, sì, il rating B- ma sotto le tre B parliamo sempre di titoli "speculative grade", cioè "spazzatura", e inoltre per la stessa agenzia di rating, aggiunge Mandurino, "l'outlook resta invece negativo a causa delle attuali difficoltà che la banca deve affrontare nel mantenere un'adeguata posizione in termini di capitale, a fronte, tra l'altro, di un modello di business strutturalmente non profittevole e della possibilità di ulteriori perdite"...

Se c'è chi spiega ai suoi lettori, pochi speriamo, che per la BPVi la situazione sarebbe meno grave che per Veneto Banca, ci sarà pure un motivo per cui per educazione finanziaria l'Italia è al 63° posto nel mondo...

 

**Per Popolare Vicenza e Veneto Banca obiettivo di cessione totale degli Npl 

di Katy Mandurino, da Il Sole 24 Ore

Per ora ci si concede una pausa vacanziera (per l'ad Cristiano Carrus americana), ma già dagli ultimi giorni di agosto i vertici di Veneto Banca tornano al lavoro, con un cda che dovrà affrontare i temi più urgenti, già delineati, e indispensabili per la rinascita dell'istituto. Anzitutto i conti della semestrale, non buoni, e poi l'azione di responsabilità e la revisione del piano industriale, che deve includere non solo la cessione di asset (come le controllate in Croazia e Albania), ma anche il riordino delle partecipate e lo smaltimento entro 12 mesi degli Npl, circa 7,7 miliardi lordi, così come indicato da Quaestio, la sgr che controlla il fondo Atlante, primo azionista della banca con il 97,64% delle quote.

 

Tutto, nella consapevolezza che la ristrutturazione sarà lenta e difficile e potrebbe necessitare di nuove iniezioni di capitale - non cala, infatti, l'attenzione alla ricerca di un partner industriale o finanziario - e seguendo l'applicazione della regola «imposta» dal nuovo presidente Beniamino Anselmi, ovvero la sobrietà e il taglio degli sprechi.
Sul fronte vicentino, la Popolare di Vicenza si prepara a licenziare in cda la semestrale il prossimo 5 settembre. E a pensare, così come Montebelluna, alla cessione degli Npl (*per circa 1,9 miliardi). Intanto, l'istituto ha incassato la conferma di Fitch sul rating B-: i giudizi sono stati rimossi da Rating Watch Negative (Rwn) dopo la ricapitalizzazione della banca veneta attraverso un amento di capitale da 1,5 miliardi di euro interamente sottoscritto dal fondo Atlante. L'outlook resta invece negativo a causa delle attuali difficoltà che la banca deve affrontare nel mantenere un'adeguata posizione in termini di capitale, a fronte, tra l'altro, di un modello di business strutturalmente non profittevole e della possibilità di ulteriori perdite.
Sul fronte Npl sarà probabilmente seguito per entrambe le venete lo schema Mps, ovvero la ripulitura completa delle sofferenze (e il deconsolidamento dal bilancio dell'intero portafoglio) con la creazione di uno spin off a favore di un veicolo a parte che avrà il compito di attuare la cartolarizzazione dei crediti, mentre dopo il risanamento (e non prima del 2017) non si escludono operazioni di merger & acquisition, la vendita ad un fondo straniero, magari d'oltreoceano, o la quotazione in Borsa.
Su questo solco torna, di gran carriera, la questione della fusione tra Montebelluna e Vicenza. Nei giorni scorsi ci sono state significative aperture da parte di entrambi i neo presidenti - Anselmi ha citato possibili intese su gestioni patrimoniali, offerte di prodotti su risparmio gestito e assicurazioni, ma anche su acquisti e investimenti informatici, mentre Gianni Mion, presidente della Vicenza, ha detto «la situazione è di due banche da ristrutturare di proprietà dello stesso azionista. Sarebbe a suo modo criminale non trovare forme di collaborazione». Alzano, invece, una voce contraria i sindacati. La Fabi, la sigla dei bancari più rappresentativa nel Nordest, ha pubblicato dati allarmanti sull'occupazione: in Veneto in un triennio si sono perse 493 filiali (-13%), mentre il numeri di bancari è sceso di 1.783 (-5,5%). E in caso di fusione si chiuderebbero circa 100 filiali. La First Cisl parla di 3mila esuberi su una base di circa 12mila addetti, in caso di unica entità.
E, mentre continuano le inchieste guidiziarie, il territorio resta in attesa di segnali concreti sulle conciliazioni; solo a Vicenza sono in attesa 6mila pratiche.


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