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Possibile bancarotta banche venete 2, Il Mattino di Padova: per Giovanni Schiavon i giudici diranno di no, fornitori sempre pagati da Veneto Banca

Di Rassegna Stampa Domenica 31 Dicembre 2017 alle 11:02 | 0 commenti

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La partita è ancora tutta da giocare, e secondo l'ex presidente del Tribunale di Treviso Giovanni Schiavon (per pochi mesi, nel 2016, anche vice presidente di Veneto Banca) l'esito non è scontato. Anzi: «Secondo me, non ci sarà alcuna dichiarazione dello stato di insolvenza, la richiesta del procuratore Massimo de Bortoli sarà respinta. Perché Veneto Banca, semplicemente, a giugno di quest'anno non era insolvente». Ma come: gli ex azionisti ed ex obbligazionisti hanno esultato alla notizia della richiesta del pm, convinti che sia il primo passo (in sede amministrativa) di un percorso che porterebbe al fallimento, con speranze concrete di recuperare almeno in parte gli investimenti bruciati.

A raffreddare gli animi ci pensa, citando gli articoli della legge fallimentare vigente (validi anche per il caso della Banca Popolare di Vicenza, ovviamente, ndr), l'ex presidente del Tribunale, Schiavon: «Si tratta di un argomento molto scivoloso e importante. Intanto ricordo che la domanda di insolvenza era già stata dichiarata inammissibile dal Tribunale perché gli avvocati che l'avevano presentata, Calvetti e Fadalti, non erano legittimati a farlo. Non si tratta di una bocciatura, perché i giudici non si erano pronunciati nel merito. Adesso invece l'istanza la presenta il pubblico ministero: devono rispondergli per forza, valutando il merito. E probabile tuttavia che il Tribunale la respinga: quando, a giugno scorso, è stata dichiarata la liquidazione coatta amministrativa, la banca secondo me non era insolvente. Nei crediti verso la banca non vanno considerati, infatti, i crediti derivanti dal valore delle azioni degli azionisti. Quelli non sono crediti da considerare. Lo stato di insolvenza va valutato secondo l'articolo 5 della legge fallimentare attuale, che riguarda la capacità del debitore di assolvere alle proprie obbligazioni. La banca, in quel momento, era solvibile verso i

suoi debitori. Non lo era verso i suoi azionisti. Ma i crediti dei clienti sono un'altra cosa, in questo caso erano azioni sottoposte all'andamento del mercato».

Un passo indietro. La Bce avvia la procedura di liquidazione coatta amministrativa a giugno di quest'anno. Gli azionisti hanno già perso milioni di euro, ma la banca - a quanto ne sappiamo oggi - non era insolvente rispetto, per esempio, ai suoi fornitori di servizi e ai dipendenti. È questo che, nella legge fallimentare, fa la differenza: «La liquidazione coatta amministrativa sarebbe intervenuta sulla base di una valutazione dello stato di insolvenza fatto dalla Bce, in sede amministrativa, e non in sede giurisdizionale. È ammissibile una liquidazione fondata su un presupposto di questo tipo? Il pm come fa a dimostrare che la banca a quell'epoca era insolvente? Per la situazione che io conosco, Veneto Banca a giugno del 2017 non lo era. La legge fallimentare definisce l'insolvenza come l'incapacità del debitore di onorare le proprie obbligazioni con mezzi e tempi normali. A quell'epoca, considerando creditori principali i dipendenti e i fornitori di servizi, la banca onorava tutto. Sarebbe insolvente solo se tra i creditori ci fossero i titolari di azioni, ma non è previsto dalla legge. Ritengo che la Bce avrebbe dovuto, semmai, revocare la concessione bancaria».

Difficile, a questo punto, capire cosa sia meglio per i risparmiatori. Secondo Giovanni Schiavon, sono esigue le speranze degli ex azionisi di avere un risarcimento: «Non so quale sia, a questo punto, lo scenario migliore per i risparmiatori. Intanto bisogna differenziare i clienti dagli azionisti. Questi ultimi hanno un credito che non potrà essere computato nello stato di insolvenza. Ecco perché, secondo la mia opinione, il Tribunale dirà no anche al procuratore de Bortoli».

di Andrea De Polo, da Il Mattino di Padova


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