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Processo Veneto Banca, l'udienza preliminare e le rivelazioni simultanee dei primi 100 debitori, dell'era di Consoli ma anche no

Di Angelo Di Natale Sabato 25 Novembre 2017 alle 00:23 | 0 commenti

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ROMA, servizio esclusivo dal nostro corrispondente con ndd (note del direttore) di Giovanni Coviello. Nell'aula "Occorsio" della Corte d'Assise di Roma, prescelta per il previsto affollamento dell'udienza preliminare dinanzi a Lorenzo Ferri, il Gup del Tribunale, si respirava ieri mattina, 24 novembre, già prima dell'ora fissata, un'aria di mobilitazione civica e di attesa fiduciosa in un verdetto futuro che potrebbe rendere giustizia a migliaia di persone le quali si sentono truffate e ingannate e che in molti casi sono state scippate dei risparmi faticosamente acquisiti in una vita di lavoro e di rinunce.

Il dissesto di Veneto Banca è l'ennesima tragedia sociale che si consuma nella "provincia italiana". A Montebelluna un secolo e mezzo fa era iniziata un'impresa collettiva nella quale ad identificarsi era un'intera comunità capace di difendere la propria creatura dalle pretese austriache durante la prima guerra mondiale, dalla crisi del '29 e dal tracollo economico per il successivo conflitto bellico. Ma non dalla gestione degli ultimi quindici anni quando il vecchio e glorioso istituto, divenuto "Veneto Banca" al culmine di una serie di acquisizioni, qualche volta ombrose e spericolate, in Italia e all'estero, ha vissuto una doppia vita: quella dei conti apparenti che ostentavano un patrimonio gonfiato da azioni e obbligazioni sottoscritte da ignari risparmiatori come condizione di accesso al credito e quella dei conti reali devastati da un profluvio di prestiti e mutui milionari concessi ad una casta di "amici" senza alcuna garanzia.
Proprio oggi, Il Corriere della Sera in perfetta contemporanea almeno con La Stampa, Il Messaggero e Il Gazzettino..., ha svelato i nomi dei primi cento debitori dell'istituto per entità delle esposizioni (anche se poi negli elenchi pubblicati non ce ne sono 100 di nomi ma molti meno, ndd): sono proprietari di alberghi di lusso e di catene d'abbigliamento, imprenditori del settore alimentare e dell'abbigliamento sportivo, industriali tessili e immobiliari.

Ai primi posti troviamo il gruppo Statuto, che è stato proprietario di alberghi come il Four Seasons di Milano, la catena alberghiera Boscolo, con più di 22 milioni di euro concessi nel dicembre 2016. E poi ancora la Maritalia, che nel novembre di due anni fa ha ottenuto 14 milioni. Tra gli altri nomi spiccano quelli del gruppo Bialetti, Ferrarini, la società Lotto Sport Italia specializzata nell'abbigliamento sportivo, il gruppo Bettega, facente capo all'ex calciatore della Juventus e della nazionale Roberto, che ha incassato 17 milioni e 800mila euro nel dicembre 2016.

Ma... c'è un ma: proprio le più forti esposizioni rivelate dai quotidiani di oggi in perfetta sincronia con la prima udienza attengono (che siano relative a rinnovi di affidamenti o a nuovi fidi, ndd) ad un periodo recente nel quale non erano più in carica i vertici di Veneto Banca sotto processo: l'ex ad Vincenzo Consoli cessato dalla carica nel 2014 e rimasto con il ruolo di direttore generale fino a luglio 2015; e l'ex presidente Flavio Trinca uscito di scena tre anni fa insieme a tutto il Cda.
Gli imputati sono undici e devono rispondere, ciascuno per gli aspetti relativi alla funzione esercitata e agli atti compiuti nelle funzioni di amministrazione o di vigilanza, nel periodo compreso tra il 2013 e il 2014, prima cioè delle concessioni o dei rinnovi di alcuni degli affidamenti oggi rivelati sulla stampa (tra i quali da un primo confronto con dati nella nostra disponibilità parrebbe ce ne siano alcuni non di Veneto Banca ma della banca Popolare di Vicenza il che, se confermato, farebbe venire i... brividi sulle fonti degli elenchi, ndd).

Le ipotesi d'accusa, comunque, riguardano gli atti direttamente compiuti e le condotte collaterali dolosamente perpetrate per nascondere la realtà dei conti, ostacolare la vigilanza, ingannare il mercato e ottenere sottoscrizioni da migliaia di risparmiatori per un valore di gran lunga superiore a quello effettivo.
Ma in effetti, se è vero come è vero, che la lunga serie di prestiti generosi non rimborsati è proseguita oltre il mese di luglio del 2014 quando l'intero Cda è stato travolto dalle contestazioni di Bankitalia, come dimostrano le erogazioni da fine 2015 in poi a diversi debitori inadempienti ricostruite dal Corriere della Sera & c., il processo appena imbastito non aggredisce l'intera fascia delle cause del dissesto.
Il corposo dossier formatosi nel corso delle indagini preliminari, in circa 90.000 pagine (quelle sulla Banca Popolare di Vicenza superano il milione, ndd) focalizza la "falsa rappresentazione a Banca d'Italia e Consob circa la reale situazione economica, patrimoniale e finanziaria di veneto Banca". Gli inquirenti hanno accertato che "nel 2012 fu omesso di decurtare dal patrimonio di vigilanza l'importo delle obbligazioni di 'classe ter 1' sottoscritte dalla società Mava", mentre nel 2013 la decurtazione omessa fu "non inferiore a 349 milioni di euro ed era correlata al valore di azioni proprie cedute a terzi previo finanziamento concesso allo scopo ed alle perdite su crediti".

All'ex dominus di Veneto Banca Vincenzo Consoli viene contestato anche di "avere ostacolato l'esercizio delle funzioni di vigilanza in sede di richiesta di autorizzazione e di successiva attuazione all'operazione straordinaria di aumento del capitale sociale per un controvalore di 474 milioni di euro".
A rispondere delle accuse formulate dai pubblici ministeri Sabina Calabretta e Stefano Pesci saranno complessivamente in undici: Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato e direttore generale; Flavio Trinca ex presidente; Diego Xausa e Michele Stiz ex componenti del collegio sindacale; Stefano Bertolo ex responsabile della direzione centrale amministrazione dal 2008 al 2014; Flavio Marcolin ex responsabile degli Affari societari e legali; Pietro D'Aguì, al vertice di Banca Intermobiliare; Gianclaudio Giovannone, titolare della Mava; Mosè Fagiani ex responsabile commerciale dal 2010 al dicembre 2014; Massimo Lembo, ex capo della Direzione Compliance; Renato Merlo direttore delle banche estere.
La falsa partenza di oggi (a parte gli interrogativi aperti sulle annesse rivelazioni sincroniche della stampa nazionale, ndd) è stata comunque utile a stilare il calendario: il prossimo appuntamento è per lunedì 11 dicembre.


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