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Renzi a NY dalle tenniste, Ciambetti: come Pertini? Monade

Di Citizen Writers Lunedi 14 Settembre 2015 alle 00:11 | 0 commenti

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Riceviamo da Roberto Ciambetti e pubblichiamo

Renzi non è venuto in Veneto dove lo attendevano i lavoratori e i cittadini di Negrar. Non era venuto in Veneto neanche quando un tornado, fatto eccezionale, più unico che raro nella storia italiana, aveva seminato distruzioni e dolore nella Riviera del Brenta. E’ andato a New York, a vedere la finale degli Open Us, a cercare di rubare la scena che due eccezionali tenniste pugliesi avevano conquistato non senza fatica e straordinario impegno.  

C’è molto di Renzi e del suo carattere in questa scelta e dell’appropriarsi del lavoro e dei risultati altrui spacciandoli per propri: il premier si sente protagonista del racconto che egli stesso fa dell’Italia, è il demiurgo senza il quale “è impossibile che ogni cosa abbia nascimento” e all’ Arthur Ashe Stadium ha vinto lui, mettendo in secondo piano Flavia Pennetta e Roberta Vinci.  Che poi la realtà sia ben diversa lo sappiamo, ma in Renzi prevale sempre il racconto, la favola, rispetto alla realtà.  

C’è chi ha tirato in ballo l’esempio di Pertini che volò a Madrid per la finale della Coppa del Mondo contro la Germania: il paragone è improponibile e la diversa statura dei due uomini lo spiega bene. Ricordate cosa disse Pertini a Fiumicino con la nazionale appena scesa dall’aereo presidenziale e i fotografi che gli chiedevano di prendere in mano la Coppa del Mondo per immortalarlo con tutti gli azzurri? “No, no, io la coppa non la tocco, l’hanno vinta loro, è soltanto la loro”.   

Spadolini, allora capo del Governo, era rimasto a Roma e i due ministri italiani che seguirono la partita andarono in Spagna con un volo di linea e a spese proprie. Quella sera a Madrid in Tribuna d’onore c’erano il Cancelliere tedesco e il re  Juan Carlos e il Presidente italiano non poteva mancare anche perché la presenza di una platea di politici come  Henry Kissinger serviva  a rafforzare l’appoggio internazionale alla ancora debole democrazia spagnola che proprio l’anno prima era aveva vissuto un tentativo di golpe.

Insomma, parallelo più inopportuno non si poteva fare e colpisce che siano stati proprio esponenti della sinistra a suggerire la presunta analogia tra le due finali: con Pertini, a Madrid, c’era l’Italia;  con Renzi, a New York c’era Renzi,  il suo egocentrismo, il suo sentirsi essere completo e indistruttibile, centro di attività e di forza, quello che in filosofia viene definito come monade.

In Veneto, con buona pace dei  leibniziani,  definiamo così le sciocchezze, cose di scarso  valore, bazzecole, quisquilie, pinzellacchere. 

Renzi come Pertini? Non diciamo monade, per favore.

Leggi tutti gli articoli su: Roberto Ciambetti, Sandro Pertini, Matteo renzi

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