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Renzi ha chiesto di ridiscutere le sanzioni alla Russia, imprese venete sperano

Di Rassegna Stampa Giovedi 10 Dicembre 2015 alle 23:14 | 0 commenti

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Tra il politico e l’economico, il ‘blocco’ imposto dall’Italia all’estensione automatica delle sanzioni alla Russia suscita il plauso della Confartigianato del Veneto. «Il nostro è un Paese davvero strano. C’è una notizia positiva, una presa di posizione decisa e coraggiosa che potrebbe avere conseguenze molto importanti per tutta l’economia italiana e veneta in particolare e nessuno (o pochi) se la fila» ha dichiarato oggi Luigi Curto, presidente di Confartigianato Veneto.

 

Si tratta dell’opposizione del premier Renzi al rinnovo dell'embargo e la richiesta alla presidenza lussemburghese che il tema venga affrontato con un dibattito tra i 28 ambasciatori del Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti della UE. La presidenza ha quindi tolto il tema dall'ordine del giorno riservandosi di valutare se riproporlo in una nuova riunione al Consiglio esteri in programma lunedì prossimo o al vertice dei capi di Stato e di Governo che si terrà giovedì e venerdì della prossima settimana (17-18 dicembre).
Le sanzioni europee alla Russia sono state adottate gradualmente a partire dal marzo 2014 dopo l’annessione della Crimea da parte di Mosca e l’abbattimento dell’aereo della Malaysia Airlines per opera di ribelli filo-russi. L’ultimo rinnovo di sei mesi risale al giugno di quest’anno e nei prossimi giorni sarebbe stato prorogato di altri 6 mesi. «Il premier non ha chiesto l’abolizione delle sanzioni – prosegue Curto -, che scadono alla fine di gennaio, ma ha preteso che la questione dei rapporti Ue con Mosca venga discussa al massimo livello, ritenendo che una decisione di questo tipo non possa essere presa alla leggera e soprattutto da pochi sulla testa di tutti. Una posizione importante che apre delle speranze nuove alle migliaia di imprese venete. La nostra regione infatti, è tra le esposte alle ritorsioni della Russia alle sanzioni europee».
Per le imprese Venete il mercato russo vale, solo nel primo semestre del 2015, ancora 534 milioni di euro, ma in forte calo (-31,4%), rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A patire di più tutta l’industria agroalimentare, che sta subendo ingenti perdite economiche a causa delle controsanzioni decise dal Cremlino, ma a soffrire anche la moda calata di oltre il -43,2%. «Bene quindi che il nostro Governo abbia avuto il coraggio di far sentire la propria voce per protestare contro l’isolamento di Mosca - conclude Curto -. Sarebbe straordinario e davvero sorprendente se qualcuno avesse finalmente capito l’urgenza di far scendere la tensione con un gesto distensivo e un po’ fuori dagli schemi. Speriamo che la “nostra” non sia un’opposizione effimera».

Mi pare bene – commenta Francesco Cera direttore del Maap, il mercato ortofrutticolo di Padova -, come positiva è stata l’elevazione della soglia dell’uso di contante da 1000 a 3000 euro. Per il nostro settore, che vende anche al mercato rumeno e croato dove l’uso del conto corrente non è così diffuso, il cash è ancora fondamentale». Cera spiega che la notizia è sicuramente ottima, «purtroppo, però, arriva tardi e non sono certo che i nostri imprenditori riescano a risollevarsi. Abbiamo pagato caro e paesi come Iran e Turchia si sono infilati nel vuoto lasciato da noi. Per di più la Russia ha varato un piano da 50 miliardi di rubli per diventare autonoma dal punto di vista agroalimentare nell’arco di 5 anni. Quindi ben vengano queste prese di posizione - conclude - però lo diciamo con l’amaro in bocca perché la risalita non è scontata».

da VeneziePost

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