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Da Soci BPVi no ad azione di responsabilità, Il CorSera: esterrefatto il vice ministro veneto Zanetti. E Giannino: vicentini bacia culo!

Di Gianfri Bogart Domenica 27 Marzo 2016 alle 14:15 | 0 commenti

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"PopVicenza, l'astensione salva gli ex vertici. Zanetti: «Folle non votare l'azione di responsabilità». Iorio difende il maxi bonus: ho assunto dei rischi", questo è il titolo de Il Corriere della Sera per l'articolo a firma di Mario Gerevini sull'assemblea della Banca Popolare di Vicenza di sabato 26 marzo, di cui abbiamo ampiamente riferito in diretta. La sottolineatura, anche qui, è sulla mancata azione di responsabilità contro chi ha causato il disastro ma, mentre Il Fatto Quotidiano richiama anche le indubbie, gravi responsabilità di Bankitalia, Il Corriere sottolinea l'incredulità del vice ministro veneto dell'Economia, Enrico Zanetti, che di fronte alla non chiamata in causa, almeno per ora, di Zonin & c. dichiara: «Sono esterrefatto, è stato folle non votare a favore di un'azione di responsabilità contro i precedenti vertici». 

Anche il procuratore capo di Vicenza, Antonino Cappelleri, di fatto lasciato moralmente solo tra le carte della sua inchiesta, non pensiamo sia felice di questa decisione, in parte pilatesca (i due terzi del vecchio Cda è ancora in carica ed evidentemente aveva amici insala...) e per il resto masochistica (in 117.000 piangono perdite, ma la maggioranza si astiene dal voler... recuperarne almeno una parte). La dichiarazione di Zanetti e la solitudine di Cappelleri diventano, quindi, un'azione di responsabilità al contrario, verso chi evidentemente dà ragione a Oscar Giannino che su Radio 24 ha ripetuto all'infinito questa affermazione: vicentini bacia culo!

 

PopVicenza, l'astensione salva gli ex vertici.

Zanetti: «Folle non votare l'azione di responsabilità».

Iorio difende il maxi bonus: ho assunto dei rischi 

Vicenza Passa il bilancio; stoppata dalle astensioni l'azione di responsabilità; ripetute critiche dei soci alle retribuzioni e ai maxi bonus dei vertici, vecchi e nuovi. È il succo dell'assemblea della Banca Popolare di Vicenza che ieri ha riconvocato i soci a distanza di sole tre settimane dall'approvazione del piano di salvataggio con aumento di capitale da 1,5 miliardi, trasformazione in spa e quotazione in Borsa.

Restava da deliberare, appunto, il bilancio del 2015, quello che svalutazioni e accantonamenti hanno mandato in rosso per 1,4 miliardi. E qui nessuna sorpresa: via libera dal 90% del capitale presente (il 10% circa del totale). Una mezza sorpresa, invece, anche perché non prevista dall'ordine del giorno, è stata la votazione sull'azione di responsabilità, chiesta a gran voce da decine di piccoli soci e in particolare dall'avvocato Renato Bertelle. La sintesi è stata fatta dal presidente della banca, Stefano Dolcetta Capuzzo, mister Fiamm, nominato lo scorso novembre, in un testo portato al voto. L'autorizzazione ad agire contro amministratori, direttori e sindaci «in carica al momento in cui sono stati realizzati eventuali fatti illeciti riflessi nel bilancio» 2015 non ha raggiunto la maggioranza assoluta: favorevole il 38%, contrario il 18,6% e astenuto un decisivo 43,3% di chi, salomonicamente, ha deciso di non schierarsi. «Sono esterrefatto - ha dichiarato il viceministro dell'Economia Enrico Zanetti, veneto -, è stato folle non votare a favore di un'azione di responsabilità contro i precedenti vertici». Il problema è che una buona parte dei precedenti amministratori è tuttora al vertice. «Il drago c'è ancora, non si vergogna e va avanti», ha detto l'avvocato Bertelle mentre Franco Conte del Codacons veneto ha messo sotto accusa la «cinica e glaciale cupola» che ancora governa la banca. L'amministratore delegato Francesco Iorio, assunto da giugno 2015, guarda avanti. «Ai primi di aprile sarà definita la forchetta di prezzo», ha spiegato. In effetti il prezzo dell'azione è oggi un'incognita. Bisogna che parta l'iter dell'aumento da 1,5 miliardi intorno al quale c'è il cordone sanitario della garanzia Unicredit. «Credo che Unicredit terrà fede a quanto concordato», ha replicato il manager alle ipotesi circolate su un possibile parziale disimpegno della banca. Iorio ha anche difeso il suo bonus (1,8 milioni di una tantum all'ingresso) ricordando, tra l'altro, di aver lasciato la quarta banca del Paese (Ubi) dove non ha potuto incassare i premi e di aver accettato una sfida stimolante ma anche rischiosa. Intanto la banca mostra «una gestione ordinaria sorprendentemente positiva con margini di interesse superiori a molte banche presenti sul territorio».

Di Mario Gerevini, da Il Corriere della Sera


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