Sulle edizioni web dei giornali "nazionali" le gambe di Brigitte Macron surclassano le notizie delle manifestazioni contro il jobs act francese: "questa è la stampa, bellezza?"
Martedi 3 Ottobre 2017 alle 09:36 | 0 commenti
Provate a cercare con la data del 24 settembre nei siti internet degli organi di informazione nazionali (repubblica.it, lastampa.it, ilfattoquotidiano.it. corriere.it ...) qualche notizia sulla "Réforme du code du travail" di Emmanuel Macron, il "jobs act" francese. E, soprattutto, cercate qualcosa sulla grande manifestazione che si è svolta il 23 settembre a Parigi contro questa nuova legge che, come quella italiana (molto apprezzata dai padroni), distrugge i diritti di chi vive del proprio lavoro. Non troverete, praticamente, nulla. Qualche foto del presidente francese mentre firma, in diretta tv, i decreti relativi alla legge e qualche sua dichiarazione sulla "trasformazione inedita" del modello sociale francese che questa legge produrrà o sulla sua convinzione che "la democrazia non si fa in piazza".
E se cercherete il termine "Macron" su lastampa.it, troverete un articolo dal titolo "Le gambe di Brigitte Macron: la bellezza è fatta di classe, stile e autostima".
Delle decine di migliaia di francesi (oltre 150 mila) scesi in piazza ieri per protestare contro la "riforma" sul lavoro non si trova traccia. Se si vogliono avere notizie e vedere qualche foto della manifestazione per il lavoro e contro il governo Macron che si è tenuta ieri a Parigi è meglio accedere a siti come "telesurtv.net", la televisione bolivariana.
La "grande" informazione italiana (ma non solo) è ormai appiattita sulle imposizioni e i desideri dei padroni che ormai hanno il controllo totale dei governi occidentali. Certe notizie, qui da noi, non devono essere pubblicate. Non bisogna dare risalto al dissenso, alla protesta contro il potere capitalista e finanziario europeo o statunitense. E quando si danno le notizie, queste vanno rese innocue, vengono manipolate o completamente falsificate come è successo e succede per il Venezuela, l'Ucraina, la Siria.
Si scrive della ripresa, della crescita, di risultati economici migliori del previsto e si tace su chi ha ne trae reale profitto. Si riportano i dati dell'occupazione, si danno i numeri (un milione di nuovi posti di lavoro in sette mesi dovuti al saldo tra nuovi assunti e cessazioni) e si tace sulla natura di questi "nuovi posti di lavoro", sulla loro precarietà assoluta, sulle retribuzioni talmente basse da risultare elemosine. Ci si stupisce e si grida allo scandalo dando la notizia (che in brevissimo tempo sparisce, coperta da mille altre) dello sfruttamento dei braccianti (per lo più immigrati) pagati 2 o 3 euro all'ora e non si scrive che queste sono retribuzioni abituali in ogni settore e per chiunque (anche nei giornali, ndr) visto che moltissimi giovani lavoratori sono costretti ad aprire partita iva e lavorano, quando va bene, per poche centinaia di euro lorde al mese. Lorpadroni rubano letteralmente qualsiasi diritto a chi vive del proprio lavoro e gli organi di informazione non riportano se e quando gli sfruttati protestano, quando alzano la testa e si ribellano. Se, poi, la protesta non "degenera" in scontri di piazza, la notizia è del tutto assente. Evidentemente risulta inutile per la "grande" informazione (le notizie di dissenso sono sicuramente dannose per chi la finanzia) che ama la violenza dal momento che grazie a questa si possono manipolare le notizie a seconda di chi è al governo e chi si oppone. In Europa i "cattivi", generalmente, sono i lavoratori che lottano per difendere i loro diritti, in Venezuela o in altri paesi non allineati i "cattivi" sono i governi che rifiutano di sottometersi al potere dell'impero capitalista occidentale.
Stiamo vivendo una fase molto pericolosa e del tutto estranea alla democrazia. Una fase storica che fa dell'informazione manipolata e assente, dell'accettazione acritica del modello capitalista e del liberismo più sfrenato, del trionfo della finanza sul progresso, del montante revanscismo fascista, della confusione tra diritto e privilegio un attacco mortale verso qualsiasi conquista ottenuta dal movimento dei lavoratori nel secondo dopoguerra. A questo ci si deve opporre costruendo un fronte anticapitalista che riesca a proporre un modello radicalmente differente a quello attuale. Non sono sufficienti piccole e marginali modifiche dell'esistente. Non basta ottenere qualche diritto civile individuali in più. Servirebbe solo a fornire alibi a "lorpadroni" e consolidare una situazione che diventa, per chi vive del proprio lavoro, sempre più spaventosa e alienante. C'è bisogno, invece, di alzare la testa, lottare e respirare ancora "aria di rivoluzione".
Con la collaborazione di Dennis Vincent KlapwijkÂ
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