Quotidiano | Categorie: Economia&Aziende

Una lettrice ci scrive a [email protected] disperata per il flop delle sue azioni BPVi: ma anche per lei c'è una strada da percorrere

Di Risposte agli azionisti Mercoledi 28 Settembre 2016 alle 09:54 | 0 commenti

Ogni giorno ci arrivano da parte di qualcuno dei 118.000 soci "traditi" dalla Banca Popolare di Vicenza richieste di delucidazioni sui problemi causati dal flop della BPVi e l'indirizzo che abbiamo attivato per questo scopo, [email protected],  sta assolvendo in buona parte a questa sua funzione: un contatto diretto e, se richiesto, riservato con la marea di chi vorrebbe avere voce e cerca risposte. Il successo di questa iniziativa e dei relativi consigli a non rimanere fermi è comprovato dalla nostra esclusione dai canali di comunicazione ufficiali (e di retrobottega) della nuova (?) banca, che abbiamo denunciato all'Ordine dei Giornalisti del Veneto e al Sindacato dei Giornalisti del Veneto ma che di certo non ci spaventa, anzi ci incoraggia a lavorare per gli unici a cui dobbiamo qualcosa: i lettori. Oggi abbiamo scelto una mail di una lettrice, che si firma e di cui riportiamo solo le iniziali, per i timori che manifesta e che sono indice del "terrore" vigente sul caso.

La "lettera" è significativa non solo per quello che racconta della disperazione di una socia al verde ma, perchè, magari sull'onda degli inviti a non muoversi, tipo quello subliminale, ma anche no, di Achille Variati, molti, troppi pensano che ci sia ben poco da fare.

Ma alla fine di questa lettera proviamo a suggerire delle strade percorribili per riavere o ridurre il maltolto anche alla nostra lettrice.

Scriveteci, quindi, a [email protected], telefonateci allo 0444-1464734 (numero diretto), in redazione allo 0444-1449915-16 oppure venite a trovarci in Viale Milano 31: noi dal 13 agosto 2010 seguiamo per voi le vicende della Banca che fu dei vicentini come dimostra il libro "Vicenza. La città sbancata" che raccoglie in 342 pagine i nostri articoli da quella data fino a quando successe quello che altri vi hanno nascosto. Di seguito la lettera e poi i nostri suggerimenti.

 

Buongiorno gentile Direttore,

mi chiamo F. C. e sono azionista della Banca Popolare di Vicenza. Lo sono da molti anni, perché lo erano i miei genitori, dai quali ho ereditato le azioni e perché io stessa, nella buona fede che si trattasse di un investimento sicuro, ne ho acquistate e ho partecipato ad aumenti di capitale (non gli ultimi del 2013, 2014). Seguo attentamente tutti gli aggiornamenti che Lei (l'unico in verità) fornisce sul suo sito wwwvicenzapiù.com, da quando sono iniziate le drammatiche vicende della BPVi. In particolare ho trovato molto utile e chiara l'intervista all'avv.Tonino De Silvestri (pubblicata il 31 agosto e che riportiamo di nuovo qui, ndr). Purtroppo non mi sono ritrovata in nessuna delle 5 tipologie di soggetti danneggiati, in condizione di essere tutelati, secondo il parere dell'ex magistrato. Eppure io mi sento sicuramente danneggiata, anzi frodata e la condizione di vita mia e della mia famiglia è drasticamente modificata nella sua prospettiva, a seguito del crollo delle azioni da 62,50€ a 0,10€ (virtuali).

Io non ho concluso contratti fuori dalla banca, non ho fatto operazioni "baciate", ho firmato un MiFiD nella buona fede di chi me lo sottoponeva, non so se sono una "scavalcata", negli ultimi anni ho sempre chiesto di vendere le azioni (purtroppo non per iscritto), riuscendo a fatica a liberare una piccolissima parte nel 2013.
Ed ora eccomi qui "cassettista", come sono stata definita dal funzionario della banca, che ben sapeva che le mie intenzioni sono sempre state di risparmiare, non di speculare, né di "guadagnare", bensì di "mantenere" questo denaro come sicurezza per il futuro, per poter dare a mia figlia quell'aiuto che io stessa avevo ricevuto dai miei genitori.
Ora il danno e anche la beffa! Noi azionisti veniamo accusati di non essere stati sufficientemente avveduti; cosa potevamo fare se quando cercavamo di vendere le azioni ci veniva detto che erano "sicure" in quanto non quotate in borsa e ora tutti a dire che il problema era proprio questo che, non essendo quotate, il prezzo lo faceva la banca e abbiamo visto come!
Stando alle 5 categorie individuate dall'avv. De Silvestri, io non rientrerei... ma non ho anch'io il diritto di essere tutelata o solo chi ha fatto affari con la Banca, chi consapevole o meno si è prestato ad operazioni illegali come le "baciate"?
Trovo profondamente ingiusta e ulteriormente penalizzante questa situazione e ritengo di non essere la sola in questa condizione tra i 180.000 azionisti della banca.
Lei spesso invita ad "alzare la testa", si stupisce del silenzio di molti, ma cosa fare da parte di chi non ha "appigli legali" a cui attaccarsi ma ha subito comunque il danno del deprezzamento delle azioni?
Chi ci ripagherà del danno psicologico oltre che economico, di ansie , paure, notti insonni?
Sento il diritto e anche il dovere morale di non stare a guardare, ma come muoversi nella mia situazione, senza perdere ulteriore denaro in spese legali ?
Non vorrei, invece di alzare la testa, perderla!

Desidero che rimanga a Lei questa mia comunicazione.

La ringrazio per l'attenzione e se crede, per i suggerimenti che cortesemente potrà darmi.
Cordiali saluti
F. C. (lettera firmata per esteso)

 

 

La signora ci ha autorizzato a pubblicare, come fatto, la sua lettera, per condividere con altri la sua esperienza e, prima ancora che la pubblicassimo, ci ha comuniacto che intende seguire i suggerimenti che le avevamo dato e che qui riportiamo anche per chi ci legge.

 

Gentile F. C.,

intanto la ringrazio della sua attenzione a quello che proviamo a fare.
Due cose, però:
1- se lei ha firmato il Mifid senza avere le caratteristiche di esperienza adatte all'iinvestimento lei ha sicuramente modo di rivalersi che fosse o non fosse in buona fede chi gliel'ha sottoposto. Il requisito di validità del Mifid non è la supposta buona fede del "sottoponente" ma la "cultura finanziaria" di chi sottoscrive
2 - ad oggi non c'è, né mai, temo, ci sarà un elenco pubblico di chi ha "scavalcato" eventuali altri venditori di azioni, per cui, a meno che qualche giudice (tra cui la sognata serietà dell'attuale Cda) non imponga di rendere pubblico quell'elenco, l'unico modo per far valere propri eventuali diritti è far richiesta di tutela contro gli eventuali scavalcanti
3 - con le associazioni le spese legali sono quasi nulle se non per la quota di iscrizione ma anche molti legali si danno da fare con prestazioni professionali che vengono parametrate non sull'incarico iniziale ma sul buon esito dello stesso. Cioè, vulgariter, se si incassa si paga

Non abbassi la testa, nessuno potrà tagliargliela più di quanto non gliel'abbiano già mozzata.
Ci permetta, quindi, di pubblicare la sua lettera per gli atrri che lei e noi possiamo incoraggiare a darsi da fare perché insieme si fa, in pochi nulla si ottiene.
Se vuole pubblico solo con le iniziali e con la scritta "lettera firmata" assicurando, come è nostro obbligo deontologico, l'anonimato.
Grazie

Giovanni Coviello

 


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