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Veneto Banca, i soci rilanciano puntando al controllo. E anche al 100% se Atlante si defila. Il ruolo della Bim

Di Gianfri Bogart Venerdi 10 Giugno 2016 alle 10:32 | 0 commenti

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Se son rose... dovranno aprirsi i portafogli ma i soci di Veneto Banca sembrano fare sul serio e puntano a superare il 50% e addirittura al 100% facendo poi subito cassa anche con Bim, se il Fondo Atlante dovesse sfilarsi (per statuto deve intervenire col controllo della banche "acquistate"). Vediamo cosa ne scrive Katy Mandurino su Il Sole 24 Ore di oggi e poi vedremo se Montebelluna riuscirà a fare quello che Vicenza di fatto neanche ha provato.
L'aveva detto chiaramente due giorni fa a Milano il direttore generale Cristiano Carrus in occasione della presentazione del progetto Serenissima, ovvero aumento di capitale e quotazione: «Dopo l'operazione di aumento di capitale possiamo analizzare l'ipotesi non solo di vendita ma anche di tenere Banca Intermobiliare per noi e di usarla come fattore di valore aggiunto per eventuali operazioni di merger e acquisition».

La torinese Bim è controllata da Veneto Banca per il 71,4 per cento; la dismissione della partecipazione è stata annunciata alla fine del 2013 per raggiungere il rafforzamento del patrimonio ed è contemplata anche nel piano industriale del 2016. Di fatto la banca - che potrebbe fruttare circa 290 milioni di euro, stima effettuata nel 2014 - è in vendita da circa un anno e mezzo.

Gli acquirenti interessati non mancano: la cinese Fosun, fondi americani, Fideuram Ispb, e altri, dopo che era andata male agli svizzeri di Bsi, controllati dal gruppo finanziario brasiliano Btg Pactual, il cui ceo, il magnate Andre Esteves, è stato travolto da scandali locali e arrestato, e alla cordata di soci storici di Pietro D'Aguì, bloccata dalla Banca centrale europea. Attualmente è in corso una procedura di asta competitiva: Veneto Banca ha selezionato tre potenziali acquirenti invitati ad effettuare la due diligence e inviare le proprie offerte vincolanti, dopo l'aumento di capitale.
Il destino di Bim resta, dunque, aperto. Ieri si è svolto a Montebelluna, sede dell'istituto veneto, un consiglio di amministrazione che ha «deliberato - su proposta del comitato nomine - di indicare al cda di Bim Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni, ai fini delle cooptazioni programmate per lunedì 13 giugno, le persone dell'avvocato Stefano Ambrosini e dell'avvocato Mia Callegari». In pratica, Bim si appresta a cambiare vertice: nel prossimo cda l'attuale presidente Pierluigi Bolla, ex presidente dell'istituto di Montebelluna prima di Ambrosini, rassegnerà le dimissioni.
Veneto Banca rilancia quindi la sua controllata - il nuovo presidente dovrebbe incontrare la rete già la prossima settimana - sulla quale non mancano ombre. Veneto Banca sta verificando, su richiesta della Bce, una «rappresentazione complessiva» della clientela residente a Panama di Bim Suisse, filiale svizzera; verifiche che hanno rivelato che nel corso degli anni Bim Suisse ha avuto 261 rapporti di conto riferibili a 202 clienti residenti a Panama con flussi finanziari per 293,8 milioni. Mentre si è conclusa il 29 aprile scorso un'ispezione della Banca d'Italia , integrata da Consob, su Symphonia Sgr, società facente capo a Bim, che aveva per oggetto «l'analisi della capacità della Sgr di svolgere il servizio di gestione collettiva del risparmio secondo canoni di diligenza, correttezza e indipendenza».
Sul fronte dell'aumento di capitale, intanto, i grandi soci, ad un giorno dalla pubblicazione del prospetto informativo, ribadiscono di avere come obiettivo il raggiungimento del 50,1% dell'aumento: «Continuiamo a raccogliere intenzioni e considerazioni dai soci che ci fanno ben immaginare di andare oltre il 50%, ipotizzando addirittura di raggiungere i 550, 600 milioni di euro - dice Bruno Zago, presdiente dell'associazione Per Veneto Banca e portavoce dei grandi soci -. Noi vogliamo solo una cosa: che la banca resti in Veneto». A questo punto, però, la sfida per i soci deve avere per forza un'asticella più alta, ovvero il 100% del capitale, visto che Atlante sembra non avere alcuna intenzione di entrare nel capitale con una quota minore del 50,1%: «Se Atlante non accettasse una quota minore del 50,1% e se ne andasse, cercheremo di fare in modo di coprire il 100%». Presidente, il tempo è pochissimo, ribattiamo... «Abbiamo soci pronti e con coraggio - replica Zago -. Abbiamo chiesto una proroga della scadenza prevista per il 30 giugno. Non è vero che non si può ottenere».
Intanto, ieri, oltre al consiglio di amministrazione, c'è stato anche un incontro tra il presidente Stefano Ambrosini e i rappresentanti delle quattro associazioni degli azionisti della banca per un incontro conoscitivo e per raccogliere le loro considerazioni. «Siamo soddisfatti - commenta Patrizio Miatello, portavoce del coordinamento delle associazioni non solo dei piccoli soci ma anche delle sigle del consumatori -. Il presidente ci ha garantito i tavoli di conciliazione confermando l'apertura dei confronti il 20 giugno. Ed è stata confermato l'avvio dell'azione di responsabilità, ma non prima di settembre». Sulla creazione del fondo di solidarietà per i soci e sulla destinazione del taglio degli emolumenti - deliberati dal cda martedì scorso - non ci sono, invece, ancora certezze.


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