Utente: GiorgioRoverato

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Ultimi commenti di GiorgioRoverato

Inviato Mercoledi 14 Dicembre 2016 alle 02:29

Gentile Direttore, apprezzo che abbia voluto dare visibilità al mio commento.
Vuole un approccio meno "ossequioso" di quello che ho usato lunedì? Mi intervisti, e userò parole più dure di quelle che ho usato lunedì a Palazzo Thiene. Anche se in realtà gli apprezzamenti che mi sono stati rivolti da alcuni degli intervenuti sono dissonanti da quanto lei ha percepito del mio intervento: da loro giudicato coraggioso per aver io parlato in quella paludata sede di uso "disinvolto" della cooptazione nei consigli di amministrazione, di conflitti di interesse, di operazioni baciate etc. Certo, non ho detto che Zonin, o Tizio, Caio e Sempronio sono dei truffatori o dei malversatori. Ma ho messo bene in luce le "anomalie" (eufemismo che lei considera ossequioso, evidentemente) che la lunga gestione Zonin ha generato in BpVi, come altri hanno generato in Veneto Banca e in altre Popolari di più contenuto insediamento territoriale.
Ma, tra le righe, lei non può non aver inteso quando – parlando di come fossse cambiata la "classe dirigente" delle Popolari d'un tempo rispetto a quella appena cacciata – io la condannassi nela sua interezza. O quando ho rimarcato il concetto di "soci" rispetto a quella di "azionisti", e di come su quella ambiguità il gruppo di comando della Popolare vicentina avesse giocato per manipolare il consenso assembleare.
Per quanto "ossequioso" sia stato il mio dire, il breve applauso di circostanza che ha seguito il mio intervento dimostra che, forse, esso non è risultato particolarmente gradito alla maggioranza degli intervenuti.
Della classe dirigente, latamente intesa, o se vuole del gruppo di comando riunito attorno a Zonin, ho scritto in modo esplicito più volte, e non solo su Vvox.it. Mi consenta due sole citazioni.
In un pezzo del 29 aprile, dopo il crollo del valore delle azioni a 10 centesimi, ad es., non mancai di stigmatizzare il "Chi siamo" del sito BpVi (dove si leggeva ancora «Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza, con circa 40 miliardi di euro di attivo, una rete di 627 punti vendita distribuiti in tutta Italia, 5.500 dipendenti, 1.400.000 clienti e circa 119.000 azionisti, rappresenta oggi la decima realtà bancaria in Italia per totale attivo»). affermando che se ciò «era una inammissibile enfatizzazione prima, ben sapendo i responsabili della banca quanto fosse virtuale parte di quell’attivo, [...] appare ora in tutta la tragica realtà di una distruzione (quanto criminale lo dirà un Tribunale) dei risparmi di tutti quei 119.000 azionisti. Salvo, ovviamente, i noti privilegiati che ne sono usciti indenni: ma i loro non erano “risparmi”, bensì – per dirla con una dizione ironicamente tecnica – collocazione finanziaria di transitoria liquidità».
E pochi giorni dopo, in un Twitt del 3 maggio, scrivevo: «Il caso BpVi costituisce il fallimento dell'intera classe dirigente vicentina, economica come politica. Ma nessuno si dimette. VERGOGNA!».
Non per autoassolvermi dai suoi rilievi, ma solo per dire che ho piena coscienza della distruzione del risparmio dei soci e delle responsabilità/connivenza di tutta la classe dirigente cittadina.
Del salvataggio operato da Atlante. So bene che Atlante non è una istituzione benefica, e che il danaro impiegato per il salvataggio è del solito Pantalone, cioè di tutti noi, e quindi anche mio. Ma so anche che, almeno, esso è servito ad evitare che a disastro si aggiungesse disastro. Come so bene che, fusione con Veneto Banca o meno, l'inevitabile ridimensionamento della rete comporterà altri gravissimi costi sociali.
Spero solo che la magistratura finalmente si muova, e che i responsabili dei reati commessi, magari contestando loro anche l'aggravante dell'associazione per delinquere, ne rispondano.
Un'ultima cosa, Direttore. Io non ho "falsificato" le sue parole scritte: ho solo sintetizzato in "giornalaccio" (non "mezzaccio"!) l'opinione che lei ha di Vvox.it, ovvero del quotidiano on-line dove ogni tanto pubblico quelle che lei simpaticamente definisce «elucubrazioni». Si dà comunque il caso che io, per biografia, non faccia parte di quei «vecchi o invecchiati pachidermi della politica e degli interessi locali, abili a sfruttare le scie, difficilmente capaci o interessati a prevederle...» cui allude.
Vivo e insegno infatti a Padova, felice di non essere un «professorone» come Monti del quale non condivido nulla, e – soprattutto – mi diletto a studiare e a pubblicare, anche sotto forma di libri, le mie strampalate idee: ovviamente senza conforto di fatti... L'ultimo è stato presentato ieri pomeriggio dalla Cassa di Risparmio del Veneto a Palazzo Leoni Montanari ("Due secoli di Banca in Veneto, 1822-2007", Marsilio). Per dimostrarle che anche a me piace il confronto dialettico, non mancherò di fargliene omaggio non appena riceverò qualche copia dalla casa editrice.
Cordialmente, Giorgio Roverato
Inviato Martedi 13 Dicembre 2016 alle 01:04

Comprendo che fare del giornalismo libero sia, ai giorni nostri, difficile e faticoso. E non sarà certo per questo articolo che cesserò di leggervi e, quando lo meritate, di apprezzare le vostre battaglie
È un duro lavoro, il vostro, lo so. Fatto spesso di fretta, se si vuol seguire la notizia, o anticiparla. Ma anche se si è di fretta, non conviene mai estrapolare una frase, e meno ancora una parola, dal contesto in cui l'una o l'altra viene pronunciata: nemmeno "a fin di bene". Perché poi vi si inciampa. Almeno a me questo è stato insegnato fin da ragazzino.
Nel caso specifico quel "banchetta", detto a conclusione di un ragionamento ben più articolato, era in paragone al caso di una banca non solo di maggior dimensione in termini sia di numero di sportelli che di effettivo insediamento nazionale, di cui ricordavo l'immeritata fine e l'annullamento delle sue stesse insegne per cercar di contenere il profondo rosso del terzo gruppo bancario italiano. Che, proprio quella sera, tutte le testate giornalistiche radiotelevisive davano ormai per spacciato dopo l'ultimatum della BCE sui tempi della sua (ormai pressoché impossibile) ricapitalizzazione da 5 miliardi di euro. Quel gruppo è Monte Paschi di Siena, e la banca annullata nell'agonia di questo era Antonveneta, che Montepaschi comprò dallo spagnolo Santander a un prezzo che neanche un gruppo più solido avrebbe mai accettato di pagare.
Credo sia evidente che di fronte alle conseguenze devastanti sull'intero sistema creditizio italiano del possibile fallimento di Montepaschi, il termine "banchetta" riferito alla BpVi ha tutt'altro significato: è un termine comparativo rispetto a ciò che il crollo di Montepaschi provocherebbe.
BpVi, comunque, anche se acciaccata, è viva e vegeta: salvata dal fondo Atlante, e nonostante abbia causato lacrine e sangue a decine di migliaia di risparmiatori, non scomparirà. E si riprenderà come in altri momenti drammatici ha saputo fare. Grazie a un nuovo gruppo dirigente. Come questo pomeriggio a Palazzo Thiene (beh, ormai è già martedì, quindi ieri pomeriggio) ha cercato di spiegare il "professorino": il quale ha pure parlato delle "anomalie" che hanno portato al disastro una banca secolare, come ne aveva già scritto su quel giornalaccio web citato nell'articolo. Tutto qui.
No, dimenticavo due cose: il "professorino" non s'adonta né per il nomignolo, né per scrivere su un giornalaccio. Consiglierebbe però alla redazione di VicenzaPiù di scegliersi altri informatori: che non estrapolino ciò che non è estrapolabile, e che non diano presenti a qualche riunione persone che a quelle riunioni erano assenti perché a letto con l'influenza, ad esempio il consigliere regionale Ruzzante!
Dettagli? sì, ma imbarazzanti.
Grazie per l'ospitalità, Giorgio Roverato.




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