Gianni Mion organizza due celebrazioni "low cost" dei primi 150 anni della BPVi: l'oratore ufficiale, il prof. Giorgio Roverato, lo prende alla lettera e la definisce "una banchetta"
Domenica 11 Dicembre 2016 alle 15:45 | 1 commenti
In occasione del 150° anniversario dalla fondazione della Banca Popolare di Vicenza, l'Istituto di via Btg Framarin ha organizzato per lunedì 12 dicembre due iniziative "low cost", come giustamente ha tenuto a precisare il presidente Gianni Mion in Consiglio Comunale il 5 dicembre scorso quando ha anche detto che per ridare entusiasmo bisogna "scongelare" alcune attività di promozione esterna della BPVi. Prima del concerto di Natale dei coristi della Cappella Marciana, il celebre coro della basilica di San Marco di Venezia, ad ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili, quando, in collaborazione con la Fondazione Teatro La Fenice di Venezia, "il coro, diretto dal maestro Marco Gemmani, eseguirà dei brani tratti dalle collezioni di musica sacra del compositore Claudio Monteverdi accompagnati dall'ottocentesco organo De Lorenzi della Chiesa di Santa Corona" è previsto un altro evento più ufficiale".
"Per ripercorrere la storia della Banca e per ricordare il suo profondo legame con la città di Vicenza" a Palazzo Thiene, sede storica della Banca, alle 18, si terrà , infatti, un incontro su invito con il Professor Giorgio Roverato dell'Università degli Studi di Padova sul tema "Banca Popolare di Vicenza 150 anni di storia".
Inutile dire che il lungo momento difficile dela banca non verrà superato in un batter d'occhio ma di certo neanche chi è chiamato al suo capezzale in qualche modo la aiuta un po'.
Passi per i 5.480.000 euro appena "trasferiti" nelle capienti tasche dell'ex Ad Francesco Iorio, scelto da BCE e Gianni Zonin, ma neanche il pragmatico presidente Mion magari si sarebbe immaginato che il professor Giorgio Roverato chiamato per domani, lunedì 12 dicembre, all'orazione storica, venerdì scorso 9 dicembre l'abbia quasi trasformata in "orazione funebre".
Davanti a Flavio Zanonato, ex sindaco di Padova ed ex ministro, e alla presenza di Piero Ruzzante, vice capogruppo del Pd in Regione, il professore padovano davanti alla platea del Comitato del No di Padova riunito in sala Nassirija in un pasaggio del suo intervento ha definito la Banca Popolare di Vicenza "una banchetta".
Va bene che i due eventi organizzati dallo staff di Gianni Mion sono "low cost" ma forse i vertici della futura capogruppo delle due ex Popolari venete avrebbero potuto spiegare al prof, che sulla banchetta magari ha ragione, che ai primi 150 anni se ne vorrebbero far seguire degli altri...
Glielo hanno spiegato?
E allora diffidino, come fa tutta l'Italia, dall'ingaggiare i soliti professoroni o... professorini fate vobis, che, magra consolazione, pubblicano le loro elucubrazioni su un mezzo web locale, popolato da vecchi o invecchiati pachidermi della politica e degli interessi locali, abili a sfruttare le scie, difficilmente capaci o interessati a prevederle...
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È un duro lavoro, il vostro, lo so. Fatto spesso di fretta, se si vuol seguire la notizia, o anticiparla. Ma anche se si è di fretta, non conviene mai estrapolare una frase, e meno ancora una parola, dal contesto in cui l'una o l'altra viene pronunciata: nemmeno "a fin di bene". Perché poi vi si inciampa. Almeno a me questo è stato insegnato fin da ragazzino.
Nel caso specifico quel "banchetta", detto a conclusione di un ragionamento ben più articolato, era in paragone al caso di una banca non solo di maggior dimensione in termini sia di numero di sportelli che di effettivo insediamento nazionale, di cui ricordavo l'immeritata fine e l'annullamento delle sue stesse insegne per cercar di contenere il profondo rosso del terzo gruppo bancario italiano. Che, proprio quella sera, tutte le testate giornalistiche radiotelevisive davano ormai per spacciato dopo l'ultimatum della BCE sui tempi della sua (ormai pressoché impossibile) ricapitalizzazione da 5 miliardi di euro. Quel gruppo è Monte Paschi di Siena, e la banca annullata nell'agonia di questo era Antonveneta, che Montepaschi comprò dallo spagnolo Santander a un prezzo che neanche un gruppo più solido avrebbe mai accettato di pagare.
Credo sia evidente che di fronte alle conseguenze devastanti sull'intero sistema creditizio italiano del possibile fallimento di Montepaschi, il termine "banchetta" riferito alla BpVi ha tutt'altro significato: è un termine comparativo rispetto a ciò che il crollo di Montepaschi provocherebbe.
BpVi, comunque, anche se acciaccata, è viva e vegeta: salvata dal fondo Atlante, e nonostante abbia causato lacrine e sangue a decine di migliaia di risparmiatori, non scomparirà. E si riprenderà come in altri momenti drammatici ha saputo fare. Grazie a un nuovo gruppo dirigente. Come questo pomeriggio a Palazzo Thiene (beh, ormai è già martedì, quindi ieri pomeriggio) ha cercato di spiegare il "professorino": il quale ha pure parlato delle "anomalie" che hanno portato al disastro una banca secolare, come ne aveva già scritto su quel giornalaccio web citato nell'articolo. Tutto qui.
No, dimenticavo due cose: il "professorino" non s'adonta né per il nomignolo, né per scrivere su un giornalaccio. Consiglierebbe però alla redazione di VicenzaPiù di scegliersi altri informatori: che non estrapolino ciò che non è estrapolabile, e che non diano presenti a qualche riunione persone che a quelle riunioni erano assenti perché a letto con l'influenza, ad esempio il consigliere regionale Ruzzante!
Dettagli? sì, ma imbarazzanti.
Grazie per l'ospitalità, Giorgio Roverato.