Panama Papers: Adriano Chimento nega conti off shore dopo l'archiviazione nel 2009 per il caso della lista Vaduz di Kieber
Venerdi 8 Aprile 2016 alle 20:13 | 0 commenti
L'orafo Adriano Chimento ha reso nota con un comunicato la sua posizione sulle notizie di stampa comparse sul suo conto nella giornata di oggi dopo la pubblicazione da parte de l'Espresso della prima lista dei Panama Papers che comprende 100 degli 800 italiani che avrebbero conti off shore a Panama e dopo la nostra annotazione , poi ripresa dagli altri media locali, che 2 dei 100 sono vicentini, lui e il procacciatore d'affari Walter Marin. "Adriano Chimento, con stupore e sconcerto - recita la nota -, ha appreso oggi dagli organi di stampa di un suo presunto coinvolgimento nell'inchiesta giornalistica dell'Espresso denominata "Panama Papers". Ritiene necessario precisare fin da questo momento che egli non è titolare di alcun conto corrente a Panama e/o intestatario di alcuna società cd. "off shore" né direttamente né per interposta persona.".
Riportato anche, da copione solito in questi casi, che "pertanto a tutela del proprio nome e dell'immagine dell'azienda che rappresenta perseguirà in ogni sede opportuna chiunque diffonda notizie destituite di fondamento e prive di riscontri per di più avvalendosi o richiamando fonti anonime e non controllate o controllabili", ricordiamo ai lettori che ad oggi non sono comprovati fatti criminosi collegati a quelle liste e evidenziamo che, alla nostra richiesta l suo legale, l'avvocato Stefano dato, se la titolarità di conti fosse negata anche per il periodo a cui fanno riferimento i Panama Papers, la risposta è stata: "ovviamente né oggi né allora".
In attesa di possibili ulteriori dettagli e di eventuali indagini effettuate dalle autorità competenti, rileviamo solo che molti dei primi personaggi italiani coinvolti nell'inchiesta de l'Espresso, uno per tutti Luca Cordero di Montezemolo, dopo una prima fase di negazione hanno cominciato a ricordare relazioni con panama, ripetiamo non per se stesse fiscalmente "criminose".
Già in passato Adriano Chimento era apparso sulla stampa locale per l'indagine sulla "lista del Liechtenstein", sottratta a Vaduz dall'ex funzionario della banca Lgt Group, Heinrich Kieber, e allora (riprendiamo dalla nostra nota del 23 dicembre 2009) erano due i conti intestati a vicentini, quelli degli industriali dell'acciaio e finanzieri Amenduni (15.5 milioni) e, appunto, degli imprenditori orafi Chimento (6.3 milioni), i cui legali avevano dichiarato da tempo che i loro clienti non avevano violato le normative fiscali e finanziarie italiane essendo il fisco a conoscenza delle suddette cifre imponibili.
Infatti il giorno dopo, il GdV ridbadiva che "gli altri due gruppi erano quelli di Adriano e Giancarlo Chimento, industriali dell'oro, con un portafoglio di 6,5 milioni di euro, suddiviso tra sei persone... Nel merito i Chimento avevano osservato che la Chimento Gioiellieri spa era estranea perché i contorni «sono ampiamente noti alla guardia di finanza, che ha già potuto constatare che, allo stato, non possa ravvisarsi alcuna elusione o violazione della normativa finanziaria e tributaria». Anche in questo caso, sotto il profilo tributario e fiscale la posizione sarebbe a posto. Dopo gli accertamenti della Guardia di Finanza su incarico dei magistrati, considerando che anche in presenza di reati tributari - peraltro non provati - la mannaia della prescrizione era già scattata, nei mesi scorsi è stata chiesta l'archiviazione che l'Ufficio gip ha firmato".
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