Aumento BPVi: la Consob ha dato l'ok a un prospetto ferale e Iorio toppa gli obiettivi del suo piano. Parola dei media, tutti meno GdV?
Giovedi 21 Aprile 2016 alle 23:33 | 0 commenti
"Bpvi, ok di Consob all'aumento. Ma il prospetto è un de profundis", così VeneziePost titola un articolo di Andrea Brambillasca, che vi proponiamo a seguire, la cui analisi (clicca qui per il Prospetto informativo sull'offerta pubblica) fa apparire le nostre critiche che datano 2010 mielose, come le laudi e le manovre diversive della stampa amica locale che è arrivata ieri, 20 aprile, a sintetizzare come un «esproprio capitalista» quello del Fondo Atlante «che "salva" la banca ed espropria di fatto i soci» (il Fondo o chi ne ha reso indispensabile l'intervento?) e spiega con un'analisi sui generis, che vi proponiamo prima di quella di Brambillasca, la vicenda dei sei miliardi spariti dalle tasche dei risparmiatori soci per non parlare di quella dei danni indotti, materiali e psicologici per la perdita di fiducia nel futuro, che faranno ancora più male per anni se non decenni all'economia del territorio.Â
Abbiamo letto più di una volta la firma dell'autore di questa assoluzione di fatto, e continuata, dei veri responsabili del dissesto della Banda Popolare di Vicenza, come la chiama anche Franco Conte, presidente di Codacons Veneto in un'intervista rilasciataci oggi, per essere certi che fosse ancora quella di chi, dopo aver raccolto e di fatto dispensato consigli ferali ai suoi lettori, pensavamo si fosse ritirato in un monastero di clausura per meditare e, soprattutto, per non farsi rincorrere come è successo a Gianni Zonin.Eppure è lui che scrive: «Fino a pochi mesi fa, eletto regolarmente per una ventina d'anni dai soci della cooperativa, Gianni Zonin ha portato avanti un modello ammesso dai codici, sostenuto dalla Banca d'Italia e alternativo alla speculazione, ma anche alla trasparenza, della Borsa. La pretesa di fissare un prezzo slegato dai parametri dei listini non ha retto a sei-sette anni consecutivi di crisi nera, conclusi con un aumento di capitale ordinato dalla Bce e fatto sottoscrivere, in modi e prezzi che sono al vaglio della magistratura, a migliaia di soci grandi e piccoli».
Direte che, beh, in fondo l'ha scritto che Zonin, che pure aveva operato nel rispetto dei codici e di Bankitalia, non è stato il massimo della trasparenza, ma cosa volete che infierisca a fare sul povero vecchio vignaiolo che ha venduto tutto o quasi visto che, se lui non ha retto, è tutta colpa della Bce che ha imposto il primo aumento di capitale, magari fatto così e cosà , ma questo lasciamolo decidere alla magistratura...
Cattive e bad (come e più della Banca) sono allora e di certo le nostre critiche iniziate in perfetta solitudine locale nel 2010 e rivolte con sempre maggiore e documentata convinzione alla gestione dell'era Zonin e poi proseguite, dopo una fase iniziale di speranza, incoraggiata dalla logica del "peggio di lui non si può fare", coi dubbi crescenti verso i grandi proclami, poi rivelatisi irrealizzati, del super manager (super per il record di buona entrata) Francesco Iorio, che probabilmente, e anche senza questo avverbio, qualche danno in più lo ha generato con la sua truppa di 10 uomini fidati, non certo ai minimi sindacali e a cui un nostro lettore non resiste nell'aggiungere sempe, a disdoro di Iorio e della sua "attenta" gestione, il suo autista personale.
Cattivi noi come tutta, insistiamo tutta, la stampa nazionale con cui concordavamo, tra cui il confindustriale Il Sole 24 Ore, definita "complottista" da Giuseppe Zigliotto, allora membro "anziano", ora indagato, del Cda di Zonin nonchè ex presidente di Confindustria Vicenza, azionista di riferimento della "stampa nostra quotidiana", che però non ci rimette ora i nostri "debiti"?
Per fortuna nostra e di quegli inesperti colleghi de Il Sole 24 Ore, Il Corriere della Sera, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano... biasimati impliciatemte dal foglio locale arriva questo articolo di VeneziePost che commenta il prospetto approvato, obtorto collo dalla Consob, definendolo "un de profundis" e richiamando i flop della gestione Iorio rispetto agli obiettivi del suo piano industriale.Â
Leggete gente, leggete... quest'altro complottista di VeneziePost, un mezzo web del Nord est da tempo specializzato nel settore dell'economia e della finanza.
Bpvi, ok di Consob all'aumento. Ma il prospetto è un de profundisÂ
Arriva il via libera della Consob all'aumento, che parte oggi e si concluderà il 28 aprile. Ma il documento sembra un 'de profundis': metà del cda in carica dovrà rispondere alle sanzioni, la raccolta è sotto il budget e gli impieghi sono in calo. Le azioni legali rischiano di costare 1 miliardo
di Andrea Brambillasca, da VeneziePost
Consob ha consegnato il nulla osta alla Bpvi questa mattina, anche se leggendo il prospetto informativo sembra più un de profundis che una documento di adesione ad un aumento di capitale. In cui emerge una gestione dissennata della banca, ventiquattro i rilievi della Bce, sei i procedimenti sanzionatori di Consob che coinvolgono tutto il cda (esclusi ovviamente i nuovi entrati) manager e alcuni dipendenti. Si va dal non rispetto degli obblighi informativi, alla correttezza e trasparenza nella prestazione dei servizi di investimento, alla determinazione del prezzo delle azioni. Metà del consiglio attualmente in carica dovrà rispondere alle sanzioni. Inoltre si legge ancora "La banca risulta obbligata in solido al pagamento di eventuali sanzioni che dovessero essere comminate ai soggetti coinvolti". Un istituto sommerso dalle cause (quantificabili in oltre 1 miliardo di richieste di risarcimento), destinate ad aumentare vertiginosamente e che rappresentato l'incognita più pesante sul futuro della banca. Un andamento economico finanziario pessimo, tanto che apertis verbis Consob afferma che Non vi sono certezze circa la realizzabilità del Piano Industriale. Livelli di liquidità sotto pressione, e rating dei bond non-investment grade per i quali scrive la Commissione "l'aspettativa per rischio di default è elevata". Tutto questo (e tanto di più) è la Popolare di Vicenza di oggi.
Quasi mille pagine per raccontare un disastro gestionale e finanziario mostruoso. Arrivata oggi al via della ricapitalizzazione che si concluderà il 28 di aprile. Una settimane per raccogliere 1,5 miliardi di euro, anche se il fondo Atlante (subentrato a UniCredit) ha già detto che nell'eventualità (che esiste) che la banca non raggiunga il flottante minimo del 25% e quindi non sia ammessa alla quotazione in Borsa aprirà l'ombrello prendendosi tutto l'inoptato. Il fondo, si legge in una nota ufficiale, proporrà , infatti, l'estensione dell'impegno a sottoscrivere per un massimo di 1,5 miliardi di euro l'aumento anche "in caso di mancata ammissione alle negoziazioni delle azioni ordinarie in Borsa e il conseguente venir meno dell'offerta". Tutto ciò fatta salva una delle condizioni principe: azzerare il valore della banca pre-aumento ovvero valorizzando le azioni nella fascia bassa della forchetta a 10 centesimi per titolo. E nel caso di ammissione agli scambi con il limite assoluto di non dover lanciare un'opa (richiesta formulata a Consob ieri dal fondo).
Domani Francesco Iorio, ad della banca, incontrerà la stampa a Milano all'hotel Four Seasons per presentare la nuova Spa. La riunione doveva essere oggi ma è stata posticipata a causa dei ritardi di Consob nel dare il "nulla osta" a un'operazione che parte il 21 aprile e si concluderà il 28 e in cui 375 milioni, pari al 25% dell'aumento, sono riservati al pubblico retail: di questi, 300 milioni per i vecchi soci e 75 per il pubblico indistinto. Un miliardo e 125 milioni, pari al 75% del controvalore dell'Offerta Globale, e' riservato ad Investitori Istituzionali in Italia e all'estero.
Al di là della riuscita dell'operazione di aumento di capitale, dal prospetto emergono tutte le criticità di una gestione passata devastante, che ha prodotto un danno reputazionale che per ora si riflette solo parzialmente nel conto economico. Male l'andamento della banca, dopo tre anni di rosso monstre, anche sotto la gestione Iori. In particolare, ricavi, impieghi e raccolta. I risultati risultano, infatti, al di sotto del budget. Gli impieghi sono in calo del 2,6% sia rispetto alle stime di budget sia al livello di fine 2015, mentre la raccolta diretta rimane stabile sui valori di fine 2015 (-0,1%) e in flessione dello 0,7% rispetto al budget. La raccolta diretta all'inizio del mese di marzo ha però "risentito di una flessione dei volumi connessa con la situazione complessiva dell'emittente". I ricavi 'core' (margine di interesse e commissioni nette) nel primo bimestre 2016 sono scesi sia rispetto all'ultimo trimestre che rispetto alle stime di budget, rispetto alle quali segnano un calo del 5,4%. Negativi anche i segnali della liquidità della banca a fine marzo. L'indicatore a breve termine 'Lcr' è sceso a 78,6%, dall'84,6% del 29 febbraio e dall'80,3% di fine gennaio, mantenendosi comunque sopra il minimo regolamentare di 70%.
Infine, gli utili netti stimati al 2018 e 2020 delle ricerche di Mediobanca, Jp Morgan e Deutsche Bank "risultano entrambi inferiori rispetto agli obiettivi del piano industriale 2015-2020" della BPVi "in media del 22%". Sulla base dei valori medi del 2015 del rapporto tra capitalizzazione e patrimonio netto tangibile, Banca Popolare di Vicenza risulta più cara del Banco Popolare (0,35 volte), del Creval (0,36 volte) e leggermente a sconto rispetto a Ubi Banca (0,39 volte). Se le azioni verranno emesse a 0,1 euro la banca esprimerà una capitalizzazione pari a 0,377 volte il patrimonio netto.
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