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Banca Popolare di Vicenza: ci stanno raccontando la verità? Giancarlo Marcotti "crossa" e il direttore di VicenzaPiù "rinvia"

Di Risposte agli azionisti Giovedi 22 Settembre 2016 alle 15:16 | 0 commenti

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Giancarlo Marcotti, che cura FinanzaInChiaro.it, spesso ci onora delle sue opinioni e delle sue analisi economico finanziarie e molte di quelle relative al caso della Banca Popolare di Vicenza sono riportate anche nel nostro libro "Vicenza. La città sbancata".  Ma Marcotti, oltre che esperto analista è anche un "vivace polemista contro corrente". Oggi proviamo a misurarci e, se ci sta e se i lettori lo gradiranno commentando qui, sui profili FB di VicenzaPiù o di FinanzaInChiaro e tramite mail a [email protected], questo spazio potrebbe diventare un vivace spazio di confronto in cui, come su tutto il network VicenzaPiù, mai impererà il "pensiero unico". Stavolta "crossa" Marcotti e "rinvio" io, la prossima potremmo giocare a parti invertite o, perchè no?, nella stessa squadra perchè gli schemi (dei ragionamenti) sono tanti e difficilmente unici.

Il cross di Giancarlo Marcotti. Cosa deve ancora accadere in Italia prima che il Governo si renda conto che proseguendo di questo passo per l'Italia sarà la catastrofe? Siamo finiti in un vortice che ci trascina verso il fondo e non stiamo facendo nulla per uscirne. Renzi, forse, se ne sta rendendo conto, o forse fa solo finta.

Come sapete, personalmente, sono giunto alla conclusione che egli non sia un burattino inconsapevole usato da chi muove le fila, egli è complice, pur rimanendo ovviamente soltanto una misera pedina.

Nella migliore delle ipotesi, Renzi si sta rendendo conto solo ora di quali fossero i veri turpi obiettivi della macchinazione alla quale si è prestato. In pratica l'establishment ha utilizzato l'arma dello spread per "far fuori" chi si sarebbe opposto al "sacco dell'Italia" in quanto l'obiettivo è proprio quello: depredare i risparmi degli italiani.

Occorre riflettere e non accettare supinamente ciò che ci viene preconfezionato, prendiamo ad esempio la Banca Popolare di Vicenza. D'accordo! Il prezzo di 62,5 euro per azione era un prezzo gonfiato, ma quella "banda di malfattori" come viene oggi dipinta la ex dirigenza dell'Istituto, quanto ha gonfiato quel prezzo?

Del doppio?

Allora le azioni oggi dovrebbero valere 31,25 euro!

Non basta del doppio? Diciamo che il valore dell'azione sia stato artificialmente quadruplicato?

Allora le azioni oggi dovrebbero valere 15,625 euro!

Dai esageriamo! Diciamo che il valore dell'azione sia stato decuplicato.

Allora le azioni oggi dovrebbero valere 6,25 euro!

Ma 0.10, 0.10 euro, dieci centesimi nooooo!

Significa che il valore dell'azione era stato moltiplicato per 625!

Possibile che nessuno (o quasi) se ne fosse accorto?

Per fare un esempio pratico: è come se una casa che vale 100.000 euro fosse valutata da un perito 62.500.000 euro!!!

E nessuno se ne accorge?

Dai! Non ci credo!

Metteteci dentro tutto, la crisi, la malafede degli Amministratori e del professore della Bocconi che ha fatto una "perizia giurata", metteteci dentro anche la speculazione (anche se è un nome che non vuol dire nulla), ma l'azione della Banca Popolare di Vicenza non vale dieci centesimi di euro!

Né ora, né mai!

 

Il rinvio di Giovanni Coviello.  Sono d'accordo con l'amico Giancarlo su un punto, quello della sudditanza italiana alla finanza internazionale. Ma, pur tenendo conto dei biechi effetti della "cupola" senza nome, ma con un identificativo preciso (la speculazione che ha fatto sì che l'economia valga dieci volte meno delle scommesse anche se la colpa qui è ben più ampia e coinvolge la mancanza di visioni e indirizzi politici autonomi), su un altro punto non sono d'accordo come dimostra il nostro libro "Vicenza. La città sbancata" alla stesura di alcune parti del quale ha collaborato anche Marcotti (ci facciamo un po' di pubblicità ma al servizio dei soci traditi).

Se si fosse intervenuti per tempo con una gestione vera (non sana, bastava vera) e non drogata da elefantiasi e da aiuti sconsiderati agli amici degli amici, le azioni avrebbero potuto attestarsi su un valore più dignitoso.

Ma oggi i buchi di quella gestione sono ancora tali che 10 centesimi ci sembrano tanti...


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