Banca Popolare di Vicenza, la mancata quotazione causa giornata nera per le banche italiane a Piazza Affari
Lunedi 2 Maggio 2016 alle 16:55 | 0 commenti
Prosegue la corrente di vendite sulle banche in Piazza Affari dopo la mancata quotazione di Banca Popolare di Vicenza. Con il Ftse Mib che cede l'1%, Milano è il listino più debole in Europa. A trascinare in basso il mercato italiano sono Banco Popolare, scivolato a -7%, Mps e Banca Popolare di Milano sono rientrate agli scambi normali in calo di circa il 6%, mentre Unicredit perde il 4% a 3,22 euro. Debole Ferrari (-0,5%) dopo la trimestrale e nonostante il rialzo le prospettive per il 2016. Inoltre l'amministratore delegato, Amedeo Felisa, ha lasciato l'incarico. In crescita Fca (+2,8%), anche sulla scorta dei dati sulle immatricolazioni in Francia. Fuori dal paniere dei titoli principale sale Rcs (+5,1%).
In Piazza Affari giornata nera per le banche. Gli istituti di credito sono stati in perdita fin dall'apertura degli scambi e hanno poi subito il contraccolpo del 'no' di Borsa italiana alla quotazione della Popolare di Vicenza. Subito dopo lo stop all'Ipo della banca veneta, sono state sospese in asta di volatilità  Mps, Unicredit e Bpm. Per tutta la giornata, maglia nera è stato il Banco Popolare, che ha concluso a -7,3%, seguito da Bpm (-6%), Mps (-5,5%), Carige (-5,3%), Ubi (-4,9%) e Unicredit (-3,6%). L'indice Ftse Mib ha chiuso in calo dello 0,97%.
Borsa italiana non approva la quotazione in Borsa della Popolare di Vicenza. Lo si legge in una nota, in cui si precisa che "non sussistono i presupposti per garantire il regolare funzionamento del mercato". La decisione di Borsa Italiana è stata assunta in seguito all'esame dei risultati dell'offerta. In particolare, Vicenza avrebbe avuto un unico soggetto, Atlante, in possesso del 91,72% del capitale sociale; 10 investitori istituzionali col 5,07%, di cui il 4,97% verrebbe detenuto da un unico investitore, Mediobanca, indicato come non computabile ai fini del flottante e il residuo 0,1% dai restanti 9 investitori. Il pubblico indistinto avrebbe detenuto lo 0,36% e gli azionisti preesistenti verrebbero a detenere il 2,86% del capitale sociale post offerta globale. Per effetto del 'no' di Borsa Italiana, l'offerta decade, Atlante si accollerà l'intero importo dell'operazione, ovvero 1,5 miliardi di euro, diventando azionista di controllo. Agli attuali azionisti andrà circa lo 0,67% del capitale.
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