BPVi + Veneto Banca = 1 euro... Intesa
Mercoledi 21 Giugno 2017 alle 13:34 | 0 commenti
La situazione delle Banche venete si fa di giorno in giorno sempre più difficile, il nostro Governo (lo possiamo ancora chiamare così?) ha dato ampia dimostrazione di essere totalmente incapace non dico di risolvere il problema, ma neppure di affrontarlo. Pier Carlo Padoan ha ormai perso completamente la faccia, ogni giorno esce con una dichiarazione nuova, è semplicemente ridicolo, a questo punto abbiamo la certezza che il nostro Ministro dell'economia sia più informato sul costo di un litro di latte che sulla situazione del sistema bancario italiano. Dopo aver ribadito più volte che la soluzione della crisi di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca fosse ormai ad un passo, ora abbiamo appreso che in Via XX Settembre non hanno la più pallida idea di come si possa uscire dal cul de sac nel quale si sono infognati.
Vista l'incompetenza totale dei nostri politici (o tecnici) dall'Europa deve essere arrivato un "invito pressante" ad Intesa Sanpaolo ed a Mediobanca affinché prendano la situazione di petto e trovino loro una soluzione, anche rabberciata, in tempi brevi.
Bruxelles e Francoforte devono aver "imposto" ai nostri due Istituti l'obbligo di effettuare un'operazione, fulminea, "tipo" Santander con Banco Popular
Ed ecco che Mediobanca Securities (una specie di ufficio studi e ricerche) si è messa immediatamente al lavoro e ieri ha diffuso una nota nella quale vengono presi in esame alcune possibili tipologie di incorporazione delle Banche venete da parte di Intesa (braccio operativo).
In parole povere, e senza entrare in tecnicismi che non aiutano nella comprensione, ieri Mediobanca in questo studio ha prospettato diverse soluzioni lasciando ad Intesa non la possibilità di valutarle, ma la facoltà di scegliere quale preferire.
In pratica Mediobanca Securities ha detto ad Intesa che deve per forza prendersi questa rogna ("Intesa Sanpaolo è l'unica banca che può digerire l'acquisizione di Popolare Vicenza e Veneto Banca") e che, per ingoiare questo rospo, deve scegliere fra queste due alternative: rinunciare al 90% del prossimo dividendo, oppure ricorrere ad un aumento di capitale per 2,5 miliardi di euro.
L'amministratore delegato di Intesa, Carlo Messina, tuttavia, ha risposto con il classico "calma e gesso". La gatta frettolosa ha fatto i gattini ciechi ... ha tirato in ballo anche Fabio Massimo "il temporeggiatore" dicendo che alla fin fine non aveva tutti i torti... e così via. Insomma non ha nessuna voglia di prendersi la sòla, come dicono a Roma. Forse sa che non potrà esimersi dall'assumersi degli impegni (non può far arrabbiare Draghi oltre misura) ma non ha neppure voglia, per salvare qualcuno, di finire nelle sabbie mobili.
Nel piano di Mediobanca Securities ovviamente viene dato per scontato l'azzeramento delle azioni e delle obbligazioni subordinate oltre ad un taglio dei costi target (si ipotizza del 40%!), quindi una bella sforbiciata al personale, ed una copertura delle sofferenze al 60%.
Ma per Intesa tutto ciò non basta ed al takeover completo (ossia l'incorporazione) delle due Banche, tuttavia potrebbe preferire un takeover parziale, ossia acquisire solo le "good bank", in altre parole la Banca di Ca' de Sass è molto probabile che possa richiedere un maggior impegno da parte dello Stato (quindi da tutti noi).
Insomma forse siamo veramente in dirittura d'arrivo, ma se gli azionisti e gli obbligazionisti delle Banche venete sono già rassegnati a dover versare lacrime e sangue anche tutti gli altri contribuenti italiani non potranno di certo festeggiare visto che dovranno addossarsi quota parte del dissesto.
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