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Banche: da Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca fino a Monte dei Paschi di Siena, sistema di vasi comunicanti per il Fondo Atlante

Di Rassegna Stampa Venerdi 16 Settembre 2016 alle 21:47 | 0 commenti

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BPVi e Veneto Banca alle prese con conti traballanti e svalutazioni per i Npl. Mps è l'operazione con cui guadagnare. Per non irritare gli investitori. Il risiko.

di Giovanna Faggionato, da Lettera 43 del 15 settembre 2016

A Vicenza non tornano i conti e quindi devono tornare a Siena. Se da una parte si perde, dall'altra si deve vincere, per non far pagare i big bancari e assicurativi e le società a partecipazione pubblica che hanno investito nel Fondo Atlante. L'entrata in campo del fondo controllato da Quaestio Sgr come salvatore e socio di controllo delle due ex popolari venete e il suo impegno per acquistare e guadagnare dalle sofferenze in eccesso delle banche italiane trasformano il sistema del credito in un circuito a vasi comunicanti. I riflettori sono puntati ora su Siena, ma i destini della banca più antica del mondo sono legati a quelli degli altri istituti sotto la regia di Alessandro Penati.

Conti difficili e limite ai rimborsi. Alla BpVi i segnali positivi - in particolare la ripresa della raccolta da maggio in poi e la copertura delle sofferenze al 60%, stando alle parole dell'ad Francesco Iorio - si scontrano con una lunga serie di cifre che fanno traballare i bilanci.
L'ultima semestrale si è chiusa con un rosso di 795 milioni di euro. Per la gran parte dovuti al recesso di Cattolica assicurazioni, di cui peraltro BpVi è ancora azionista al 15%. E ai nuovi accantonamenti per rischi e oneri legali.
In primavera Francesco Iorio parlava di 313 milioni messi da parte per i 7 mila contenziosi che la banca è destinata ad affrontare.
Dopo la presentazione dell'ultima semestrale, tuttavia, e nonostante il nuovo intervento pari a 140 milioni di euro, il fondo per gli oneri ammonta a 230 milioni di euro.
L'istituto è pronto a dare battaglia sul fronte legale. Il vice presidente Salvatore Bragantini ha già annunciato il ricorso contro la multa dell'Antitrust da 4,5 milioni di euro per la pratica dei mutui baciati offerti ai soci in cambio di acquisto di azioni, adducendo come motivazione il fatto che la pratica di vendere azioni ai detentori di mutui sia diffusa nelle società cooperative e regolata dal codice civile.
Il rischio di accantonamenti insufficienti. Una presa di posizione che sembra voler mettere un limite chiaro anche alle richieste di rimborso dei soci - non si possono superare i 200 milioni di euro, ha detto chiaramente il numero due dell'istituto in un'intervista al Gazzettino, il 14 settembre - e che di fatto nel nome della «protezione del patrimonio della banca» allinea la nuova gestione alla vecchia.
I tavoli di conciliazione con i clienti danneggiati non sono ancora partiti.
«Ci avevano detto fine settembre», spiega Luigi Ugone, presidente dell'Associazione Noi che credevamo nella Banca Popolare di Vicenza, «ora ci dicono il più presto possibile, non hanno nemmeno i titoli dei tavoli. Il loro presto non è lo stesso di chi ha perso tutto. Facciano quello che vogliono con l'Antitrust, l'authority si occupa di violazione della concorrenza che è un'altra cosa, noi andremo in causa a dire che quei mutui hanno danneggiato i soci».
E a chi si chiede se 200 milioni possano bastare, il numero uno dell'associazione puntualizza: «Solo noi rappresentiamo 70 milioni di valore azionario bruciato».
La questione legale, di cui la banca dovrà rispondere di fronte alla procura di Vicenza, è tuttavia solo uno dei nodi sul tavolo del consiglio di amministrazione di BpVi.
Il nuovo piano industriale è atteso a ottobre e dovrebbe prevedere ulteriori tagli a costi (troppo alti rispetto ai ricavi) e personale.
Soprattutto l'azionista di controllo, il Fondo Atlante, ha chiesto di mettere in cima alla lista degli interventi la pulizia del bilancio dalle sofferenze.
Oggi il valore a bilancio è di 1,9 miliardi di euro. Ma con gli attuali andamenti di mercato si suppone che possano essere vendute a un valore tra il 20% e il 30%.
Questo significa altre svalutazioni. E indebolimento patrimoniale.
Nessun commento sull'ipotesi aumento. Il salvataggio di Atlante aveva permesso di arrivare a un Cet1 Ratio, l'indicatore principale di solidità di un istituto di credito, del 10,75%, rispondendo (e superandole) alle richieste esigenti della Bce.
Oggi, per liberarsi delle sofferenze, Vicenza rischia di ripiombare sotto quel livello. E in questa partita Atlante, nato sulla carta per comprare non performing loans ma in realtà salvatore di banche sull'orlo del fallimento, potrebbe essere chiamato di nuovo a fare il secondo ruolo in scena. E quindi a iniettare soldi.
Le indiscrezioni sono state rilanciate dagli analisti di Mediobanca, cioè di uno dei pochi attori di sistema che alla costituzione di Atlante ha opposto il gran rifiuto.
La Quaestio Sgr, interpellata da Lettera43.it, non commenta.
Le sofferenze di Veneto Banca. Ma intanto, a poche decine di chilometri di distanza, a Montebelluna, nel quartier generale di Veneto Banca, ci sono problemi simili.
Sui tavoli di conciliazione il clima sembra meno teso, e la procura di Roma si è mossa contro gli ex amministratori dell'istituto.
Ma anche qui il capitolo dei crediti deteriorati è spinoso: le sofferenze nette ammontano a 1,3 miliardi, di fatto si rischia una perdita attorno ai 400 milioni di euro (qui i dati della semestrale comunicata oggi, ndr).
Non a caso, a Francoforte hanno chiesto a Quaestio di non svuotare il fondo Atlante I, destinato alle ricapitalizzazioni e oggi ancora dotato di 1,75 miliardi di euro.
E tuttavia il suo gemello, il fondo Atlante II, il compratore di sofferenze su cui ha garantito un rendimento di almeno il 6%, è rimasto a livelli ben inferiori alle aspettative: 1,7 miliardi.
Il closing in realtà è fissato a fine mese, ma l'obiettivo dichiarato è di rafforzarlo fino a 3 miliardi entro luglio 2017.
Morelli e l'operazione di sistema. Di mezzo c'è l'operazione Mps, il primo test sulla redditività di Atlante e dell'equilibrio del meccanismo su cui abbiamo poggiato il sistema bancario. Quaestio Sgr Spa, spiegava nel piano annunciato a luglio la banca senese, sottoscriverà le tranche mezzanine - a rendimento medio alto, quindi - per un importo di circa 1,6 miliardi, cioè quasi pari alla sua attuale dotazione.
E a gestire il salvataggio di Siena dal 15 settembre ci sarà il nuovo amministratore delegato Marco Morelli. L'attuale numero uno di Bofa Merril Lynch è stato advisor per il piano Mps, ma ha anche accompagnato le casse di risparmio del grande regista Giuseppe Guzzetti nella creazione proprio di Atlante.
Pochi mesi fa era dato in arrivo a Vicenza. Di certo è uomo apprezzato a Roma e Francoforte, e ora è chiamato a realizzare quell'aumento di capitale che permetterebbe a Palazzo Chigi di scaricare la sua partecipazione in Rocca Salimbeni. E a traghettare una banca privata in un puzzle in cui tutte le tessere devono combaciare l'una con l'altra.
Anche a costo di togliere autonomia all'una o all'altra.


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