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BPVi e Veneto Banca: spunta ipotesi fondi di private equity, riduzione pretese di Bruxelles agevolerebbe soluzione. Viola: fare presto! I commenti di Messina, Patuelli e Gros-Pietro

Di Redazione Economica VicenzaPiù Mercoledi 31 Maggio 2017 alle 20:27 | 0 commenti

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I fondi di private equity potrebbero essere la soluzione per sciogliere il nodo del salvataggio delle due banche venete, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, secondo quanto si apprende da fonti finanziarie citate da Radiocor. La trattativa tra le Autorita' italiane e la Commissione di Bruxelles per la ricapitalizzazione precauzionale dei due istituti si e' arenata sulla richiesta di un intervento preventivo e aggiuntivo di risorse private per oltre un miliardo per poter dare poi il via libera all'intervento pubblico. L'emergere di nuovi attori privati per sostenere le due banche, dopo che l'azionista di maggioranza, il Fondo Atlante, ha dato forfait, potrebbe concretizzarsi se emergesse una soluzione di compromesso, con una richiesta dimezzata rispetto a quella del miliardo

Il meccanismo della ricapitalizzazione precauzionale impedisce di utilizzare i fondi pubblici per la copertura delle perdite gia' contabilizzate dalla banca e per quelle prospettiche in un "futuro vicino", termine che lascia ampio margine di discrezionalita'. Nel confronto con Bruxelles i tecnici italiani opinano, rispetto all'interpretazione della Dg Comp, il fatto che la sostanza debba prevalere sul formalismo delle regole e che accanto agli oneri previsti dal piano di ristrutturazione delle venete vadano considerati anche i benefici in termini di utili che nel 'futuro vicino', secondo la definizione della Brrd, si produrranno per effetto di quella ristrutturazione.

Intanto Fabrizio Viola, Ad di BPVi e presidente del comitato strategico di Veneto Banca, entrando nella sede di Bankitalia dove il governatore Ignazio Visco ha tenuto le sue Considerazioni finali, in merito ai negoziati per il salvataggio delle due banche ha detto: ""Bisogna fare in fretta, nei tempi piu' stretti possibili. Stiamo lavorando in modo serrato".

Il dossier delle banche venete "e' in mano alle autorita', compreso anche il Governo", ha quindi osservato Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, lasciando Banca d'Italia. "Il Governatore - ha aggiunto - ha sottolineato la frammentazione delle autorita' competenti che rallenta un'azione che dovrebbe essere rapida e incisiva. Credo che un intervento dell'autorita' politica possa accelerare i tempi di cio' che si deve fare". 

"Il bail-in delle banche venete non deve avvenire. Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan lo ha gia' escluso, di conseguenza...". Lo ha dichiarato il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, lasciando anche lui Palazzo Koch. A chi gli chiedeva se l'eventuale annuncio di elezioni anticipate potrebbe complicare il salvataggio delle due banche, Patuelli ha replicato: "Confido che questo problema venga risolto al piu' presto" e quindi in ogni caso prima del voto. 

"Una volta che viene deliberato l'intervento pubblico e che i privati hanno gia' perso importi significativi - ha poi spiegato Carlo Messina, ad di Intesa, incalzato sul tema dai cronisti - ci vuole l'intervento statale". E quanto alle resistenze di Bruxelles e alle richieste di un ulteriore coinvolgimento dei privati, Messina ha affermato: "Bisogna farsi rispettare in tutte le sedi e credo che ci debba essere un giusto equilibrio visto che gia' ci sono state delle perdite supportate dal sistema privato".


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