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Commissione sulle banche: formula talk show per suicidare l'inchiesta. Il Fatto: oltre a Zonin, Mussari e gli altri anche Viola ha fatto fessi Barbagallo & c.?

Di Rassegna Stampa Domenica 29 Ottobre 2017 alle 11:44 | 0 commenti

Comportiamoci da adulti e sgombriamo il campo dalle prese in giro sulle banche. Le prime sedute dimostrano che, della commissione parlamentare di inchiesta, l'organismo presieduto da Pier Ferdinando Casini ha solo il nome. Di fatto è un talk show. Mercoledì scorso è stato "audito" il procuratore della Repubblica di Vicenza Antonino Cappelleri (qui ne proponiamo di nuovo tutto il, morbido, intervento, ndr). Dopo un'ora e mezza di chiacchiere arriva Giorgia Meloni e si scusa se, essendo arrivata tardi, rifarà domande già fatte. A quel punto Casini lamenta che la presidente della Camera Laura Boldrini gli ingiunge (testuale) di chiudere l'audizione perché interferisce con l'aula di Montecitorio.

Un commissario chiede se può lasciare domande scritte per Cappelleri. Cappelleri chiede se può mandare risposte scritte alla domanda orale dell'ex viceministro Zanetti che l'ha trovato impreparato. Casini chiude i lavori dopo due ore esatte, con perfetti tempi televisivi. Cappelleri parla senza dire niente a politici che non gli chiedono niente. Il procuratore di Vicenza, e prima di lui i colleghi Francesco Greco di Milano e Giuseppe Pignatone di Roma, vengono intervistati come opinionisti: "Caro dottore, allora, che ci racconta? Queste banche, eh? E questi banchieri, eh? Bel casino, eh? Come la vede?". È la vocazione narcotizzante di Casini a fissare il principio cardine: "Lasciamo le inchieste alla magistratura, senza ingerenze del Parlamento". Come dire: Parlamento, te lo dico da amico, fatte li cazzi tua.

Ma guardiamo al futuro e alla sontuosa presa per i fondelli in cartellone per la prossima settimana. Giovedì alle 11 sono convocati alla stessa ora il capo della Vigilanza di Bankitalia Carmelo Barbagallo e il direttore generale della Consob Angelo Apponi. Pare che non sia uno scherzo, che sia davvero in calendario la sveltina d'inchiesta parlamentare. Ma la commissione, checché ne dica Casini, deve andare al di là della magistratura: questa deve accertare e punire i reati, il Parlamento deve indagare tutti i fatti, anche se prescritti o leciti, per capire che cosa va riformato nella legge bancaria e nelle regole della Vigilanza. Barbagallo sa più di chiunque altro sulla distruzione di Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza e Banca Etruria, sul perché sono stati spesi miliardi dei contribuenti per salvare il Monte dei Paschi e sulla crisi prossima ventura di Banco Bpm e Ubi Banca. La sua audizione dovrebbe durare non due ma duecento ore, perché il mistero della crisi bancaria è nascosto nei dettagli.

Se non ora quando Barbagallo racconterà le riunioni in cui veniva ordinato a Veneto Banca e Etruria di consegnarsi alla Popolare di Vicenza? E già che li ha convocati insieme, Casini ascolti insieme Barbagallo e Apponi. Si fa prima: chieda ai due se finalmente - anziché duellare con veline ai giornalisti di fiducia - chiariscono chi ha autorizzato Etruria a emettere le subordinate in barba alle lettere (segrete) di Bankitalia che la davano per fallita. Chieda ai due se è stata Bankitalia o Consob a dimenticare la lettera di Ignazio Visco sui conti di Banca Marche prima dell'aumento di capitale del 2012. E chieda la commissione ai due di spiegare finalmente, a costo di metterci tre giorni, com'è possibile che Fabrizio Viola e Alessandro Profumo - mandati a commissariare di fatto Mps per rimediare ai disastri di Giuseppe Mussari - dopo cinque anni di controllo quotidiano della Vigilanza si trovino accusati di falso in bilancio. Dopo Gianni Zonin, Giuseppe Mussari e tutti gli altri, #machedavero anche Viola e Profumo hanno fatto fessi gli ispettori? E perché lo avrebbero fatto? Le domande la commissione ha l'obbligo costituzionale (art. 82) di farle tutte. A meno che non abbia avuto il mandato politico di insabbiare tutto.

di Giorgio Meletti, da Il Fatto


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