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Ipotesi warrant e quote per vecchi soci, un "esperto" le boccia e prevede fine BPVi nel 2017. Inciampato sul dossier BPVi Ad Ghizzoni lascia ma Unicredit rinvia successore

Di Gianfri Bogart Sabato 11 Giugno 2016 alle 15:34 | 0 commenti

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Mentre Giorgio Meletti su Il Fatto Quotidiano ci riferisce, leggi a seguire*, che "lo psicodramma Unicredit", il cui titolo va a picco col - 6,37%, "scuote le banchementre la Borsa va alla deriva" visto che "a 17 giorni dalle dimissioni di Ghizzoni l'istituto annuncia che per il successore bisogna aspettare altri due mesi", e mentre Il "trauma" subito dai soci beffati di BPVi e Veneto Banca diventa materia di studio e contromisure "psico-sanitarie" messe a fuoco ieri nel convegno di inOltre,  da noi seguito e il cui video è stato da noi pubblicato integralmente qui,  un lettore, che di  finanza ne "mastica" e che ben conosce il mondo vicentino, ci ha inviato un commento sferzante a quanto da noi anticipato ieri, 10 giugno ("I piani di Atlante per i vecchi soci della BPVi: warrant o azioni a forte sconto"), che premettiamo all'analisi interessante di Giorgio Meletti sui problemi a catena che la soluzione, per lo meno al momento, del caso BPVi sembrava avesse frenato.

"Il gruppo di Futura 150 si rifà vivo, dopo la brutta figura dell'aumento di capitale. Vorrei, ma non posso. Questo è stato il risultato. E ora si fanno propositivi, e, capito che non contano più nulla, che in effetti così è, cercano dei contentini. Paiono addirittura penosi, se non ingenui. Che pensino alle loro aziende e a gestire meglio i loro soldi. Ma quante idee per il nulla ! La fine della banca è segnata; liquidazione entro la fine del 2017. Altro che warrant e aumento del valore delle azioni. La raccolta si è squagliata e gli impieghi rimangono i peggiori, con una direzione retta da 11 amici , che si sono fatti pagare in moneta profumata. BPVI fra un anno e mezzo non esisterà più. La banca è morta, mancando la materia prima, che oltre i soldi, troppo pochi, è costituita anche dalla fiducia, ed essendo gestita da soggetti evidentemente buoni solo a parlare. Checchè ne dicano comitati o economisti dell'ultimo momento, è proprio finita. Con buona pace di tutti...".

Sperando, per puro, indispensabile ottimsimo che così non sia, ecco l'articolo sul primo bingo in corso nel sitema bancario, quello di Unicredit, per l'essersi "infognato" nel flop di BPVi col suo Ad Ghizzoni, poi costretto alle dimissioni. 

 

Cattivo Credito

Lo psicodramma Unicredit scuote le banche e la Borsa alla deriva. A 17 giorni dalle dimissioni di Ghizzoni l'istituto annuncia che per il successore bisogna aspettare altri due mesi. E il titolo va a picco: - 6,37%

di Giorgio Meletti , da Il Fatto Quotidiano

Unicredit è la seconda banca italiana dopo Intesa Sanpaolo (ma la maggiore per presenza internazionale) ed è alla deriva. L'amministratore delegato Federico Ghizzoni si è dimesso il 24 maggio scorso. Diciassette giorni dopo, il consiglio d'amministrazione e i principali azionisti non hanno la più pallida idea di chi nominare al suo posto. Ieri il presidente Giuseppe Vita, 81 anni, ha dichiarato al Sole 24 Ore: "Per il nuovo amministratore delegato ci sarà da aspettare almeno la fine di luglio, perché una procedura di selezione o la si fa bene o non si fa". Vita, che pure ha alle spalle una lunga esperienza internazionale, ha taciuto che nelle grandi aziende la selezione del numero uno richiede molto tempo ma di regola in modo riservato mentre ancora l'attività è affidata all'uscente, e senza far sapere in giro che egli è uscente.

 

Allarme sofferenze
Bollettino Bankitalia, ad aprile i crediti inesigibili tornano di nuovo a crescere
Unicredit invece è l'esempio fulgido di come sono gestite le banche italiane. Dopo mesi di rumors sull'imminente uscita di Ghizzoni - che ha infilato la banca nel disastro della Popolare di Vicenza: si è dovuto inventare il fondo Atlante per evitare che l'aumento di capitale da 1,5 miliardi tirasse a fondo Unicredit che si era impegnata a garantirlo - i vertici hanno accolto le sue dimissioni come una sorpresa e hanno avviato le bizantine consultazioni con i cacciatori di teste, foglia di fico che copre gli scontri di potere tra azionisti.
A peggiorare la situazione sono arrivate ieri sera le parole del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che ha manifestato da par suo la preoccupazione del governo: "Perchè dovrei essere preoccupato? Capisco che è in corso una procedura trasparente. Naturalmente spero che sia la più veloce possibile. Mi aspetto che tutto sia deciso e pronto entro la fine dell'estate". Così dal 31 luglio di Vita siamo passati al 30 settembre di Padoan, come se fosse normale immaginare che la seconda banca italiana resti senza timoniere per quattro mesi.

Il panico si è subito trasmesso alla Borsa, dove ieri le banche hanno trascinato verso il basso il listino di Milano, la peggiore delle Borse europee in una giornata negativa attribuita in generale ai timori per il referendum britannico sull'uscita dall'Unione Europea, la cosiddetta Brexit. Milano perde il 3,62 per cento, ma Unicredit chiude a meno 6,37 e perdite analoghe registrano Ubi e Mps. Da quando si è dimesso Ghizzoni, cioè in diciassette giorni, Unicredit ha perso un quarto del suo valore. All'inizio dell'anno la sua azione valeva circa 5 euro, oggi ne vale 2,38. A fine 2010, quando Ghizzoni prese il posto di Alessandro Profumo, Unicredit valeva 70 miliardi di euro, oggi ne vale poco più di 14.

La ricerca del nuovo amministratore delegato è coordinata dall'ottantunenne Vita, in netta difficoltà: lontani i tempi in cui Unicredit credeva di avere in Profumo, a torto o a ragione, uno dei migliori banchieri europei, oggi la banca milanese non è in grado di attrarre i fuoriclasse.

Gli ex eccellenti, come Jean-Pierre Mustier o Sergio Ermotti (oggi alla guida del colosso svizzero Ubs), non ci pensano proprio. Papi stranieri vogliosi di andare a gestire una banca in arretramento e bisognosa di un immediato aumento di capitale da almeno 5-7 miliardi non se ne vedono. Il toto-nomi gira dunque intorno ai soliti noti italiani nel cui curriculum occupa più spazio la lista degli sponsor di quella degli incarichi ricoperti. Tanto che si comincia a parlare dell'unico banchiere italiano con pedigree, l'ex numero uno di Intesa ed ex ministro Corrado Passera, oggi libero dopo il risultato non del tutto esaltante della sua avventura politica, ma probabilmente destinato a scontrarsi con i veti e i rancori del piccolo mondo antico delle banche italiane.

Mentre Unicredit gestisce la scelta dell'ad alla stessa velocità del Pd che cercava il candidato sindaco per Roma, sul sistema bancario è arrivata un'altra tegola. Bankitalia conferma che le sofferenze (crediti irrecuperabili) tornano a crescere dopo la frenata di gennaio. Quelle lorde sono oltre 198 miliardi, una quarto delle quali di Unicredit. Quelle nette (dopo le rettifiche di valore) sono 84 miliardi. L'unica soluzione in campo è il fondo Atlante che, dopo aver speso 2,5 miliardi per salvare Vicenza e Veneto Banca, ha in cassa 1,7 miliardi per scalare una montagna di 84 miliardi.

di Giorgio Meletti , da Il Fatto Quotidiano


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