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Il 4 maggio 2016 in BPVi è cancellato e il 100% ora vale lo 0,67%. Fallite le promesse ora Iorio chiede soldi "vincolati" per la cassa esangue

Di Pietro Cotròn Mercoledi 4 Maggio 2016 alle 08:17 | 0 commenti

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«Ai vecchi 120.000 soci circa (della Banca Popolare di Vicenza spa, ndr), che pensavano di avere in musina (salvadanaio, ndr) 6,3 miliardi di euro, ora tocca, per le regole di una nuova matematica, quella dei conti veri e non truccati, che a loro sembrerà assurda, lo 0,67% degli attualmente iniziali 1,5 miliardi immessi dal fondo di Quaestio Sgr»: è così che scrivevamo ieri per evidenziare con un paradosso che, sotto la guida dello stratega Francesco Iorio, «la matematica cambia regole: 100 vale 0,67 e gli "alieni" (del Fondo Atlante, ndr) sbancano Vicenza...». L'ex manager Ubi ha avuto un compito difficile dopo i danni creati dal ventennio di Zonin ma è in queste situazioni che si valutano e si pesano le vere qualità di un top manager.

E Francesco Iorio ha toppato clamorosamente da top manager non tanto per il finale disastroso che ha visto la Borsa sbarrare le sue porte alla ormai fu Banca Popolare di Vicenza ma per aver provato a carpire la fiducia dei sottoscrittori con una serie di falsi proclami: dalla "certezza" più volte sbandierata, nonostante fosse solo un preliminare, del contratto di garanzia con Unicredit per l'aumento di capitale (e, un medium manager lo sa, anche i contratti sono sempre e comunque rescindibili nel caso di condizioni avverse di mercato) fino alle frequenti selfie-promozioni del grande interesse a investire nella BPVi che gli investitori istituzionali avrebbero dimostrato nei suoi tour nazionali e internazionali salvo sparire nei fatti veri e richiedere l'intervnto salvifico di Atlante, uscito dal cilindro di Padoan e Renzi, non dal lavoro di Iorio & c..

Ma se nella politica i proclami senza esito ancora servono a creare consensi nel breve periodo per produrre poi danni sistemici nel medio-lung, nella finanza i numeri contano subito.

E quelli negativi di Iorio hanno prodotto, nell'immediato, il danno peggiore per una banca, la completa perdita di fiducia dei suoi clienti/soci, che fuggono a frotte dalle sue casse, già esangui da tempo.

Fino a ieri sui media e sulle vetrine delle filiali, che Atlante taglierà con la scimitarra per tornare all'utile e poi vendere al meglio lo spezzatino finale, campeggiavano le facce improbabili di dipendenti della Banca (im)Popolare di Vicenza che dichiaravano "Io ci sono" (nell'aumento di capitale) per invitare i circa 6.000 sottoscrittori finali (suio potenziali 118.000 già soci) a entrare per trovare nelle stesse filiali dipendenti reali.

Ma gli stessi dipendenti che prima, complici di Zonin & c. nell'esecuzione dei loro ordini, avevano piazzato a 62,50 euro, non liquidizzabili, titoli che oggi valgono 10 centesimi, anche questi, per la negazione della Borsa, non liquidizzabili, fino a venerdì 29 si inchinavano ai nuovi ordini della Consob, complice anch'essa di Zonin & c., perchè in passato aveva risposto col mutismo alle "chiamate" alle sottoscrizioni fasulle, e li invitavano a non mettere soldi nella fu musina (salvadanaio, ndr) vicentina.

Oggi, dopo la matematica sconvolta del 100% di 6,3 miliardi che diventa  lo 0,67% di 1,5 miliardi, le scelte del nuovo management (Atlante lo chiamerà ancora così?) hanno portato a sconvolgere anche il calendario, per cui nella storia, che si prevede con un futuro breve, della fu gloriosa BPVi risulta cancellata la data del 4 maggio 2016, quella del fu esordio in Borsa.

Nessun esordio, ma ecco che tornano i precedenti cartelli sulle filiali (e, pensiamo, anche sui media locali amici) per dimostrare che Francesco Iorio,  l'Ad pro tempore (ma anche pro suoportafoglio da circa 5 milioni di euro complessivi in un anno, più di Higuain che i goal non li promette ma li fa), la lezione della promesse non mantenute l'ha imparata e le promese ora le fa ma "vincolate".

Peccato che lo siano solo per i clienti invitati a dare fiducia, ancora una volta?, alla banca vincolando per due mesi i loro soldi che a tassi per loro convenienti dovrebbero rimettere un po' di moneta nelle casse esangui di via Btg. Framarin.

Così esangui che non sarebbe unico, anzi, il caso, da me verificato personalmente, di una cessione milionaria di un finanziamento tranquillo a un cliente ultra solvibile "ceduto" a un'altra banca.

Ma, ci dirà Iorio, finchè il mitologico Atlante gleilo consentirà, "tutto va bene, madama la marchesa".

Che non è la moglie del disperato marchese Roi, quello che ha affidato i suoi beni alla cura del re del vino, che, invece di spiegare come li ha, mal, gestiti, denuncia i giornalisti indipendenti come noi.

Che, però, non siamo suoi dipendenti senza coraggio.


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